L’imballaggio perfetto nasce già pensando al suo fine vita. È il concetto di ecodesign, una forma di progettazione sostenibile che ha l’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali negativi lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti e che trova sempre più spazio nella legislazione europea. Questo fattore è diventato centrale, come spiega Simona Fontana, direttrice generale di Conai, il Consorzio nazionale imballaggi che giovedì 20 novembre annuncerà i vincitori della nuova edizione del Premio Ecopack all’evento «L’Economia del Futuro» de L’Economia del Corriere della Sera: «L’ecodesign non riguarda solo la progettazione di confezioni più adatte al riciclo, ma comprende altre leve come i packaging riutilizzabili e l’ottimizzazione della logistica — dice —. Pensiamo ad esempio a quanto si potrebbero ridurre gli imballaggi ottimizzando l’uso dei pallet per portare una maggiore quantità di prodotti. Anche per questo è fondamentale collaborare con le aziende». Filo comune che lega questi aspetti è l’innovazione, che dall’inizio delle sue attività nel 1997 a oggi ha permesso al consorzio di raggiungere risultati positivi, lavorando anche sul miglioramento delle tecnologie di selezione e preparazione al riciclo degli imballaggi.
I numeri e i primati
Nell’ultima Relazione del Conai si legge che nel 2024 l’Italia ha riciclato il 76,7% degli imballaggi immessi sul mercato, registrando una leggera crescita anche per quelli riutilizzabili, arrivati a quota un milione e 240 mila tonnellate. Un altro dato significativo è quello della plastica, che per la prima volta ha superato il target del 50% di riciclo chiesto dall’Unione europea entro il 2025. Un risultato a cui hanno contribuito non solo l’aumento della raccolta differenziata, ma anche il miglioramento delle tecnologie per distinguere i diversi tipi di composti plastici. Degli imballaggi a fine vita, che rappresentano l’8% di tutti i rifiuti prodotti in Italia, oggi solo il 15% non viene ancora recuperato. Ma Fontana vede ulteriori margini di miglioramento: «Si può aumentare ancora la qualità della raccolta sviluppando progetti territoriali con gli enti locali e campagne di comunicazione per i cittadini — spiega —. E poi è necessario continuare a collaborare con le aziende, il cuore del sistema consortile: sia i produttori sia gli utilizzatori di imballaggi devono continuare a innovare per migliorare la riciclabilità delle confezioni».
LEGGI ANCHE
-
Aquafil, tra alta moda e design di lusso: così il nylon può avere una nuova vita
-
Tetra Pak, le confezioni riciclate possono diventare componenti per le auto: i piani green del colosso svedese
-
Fincantieri spinge l’innovazione sostenibile della filiera, Folgiero: «Così la rete è più resiliente e competitiva»
-
Infrastrutture e alluvioni, Giulio Boccaletti: «Per “gestire” gli eventi estremi vanno ripensate le città»
-
Il premio Economia del Futuro del Polo del Gusto, Riccardo Illy: «La sostenibilità favorisce la crescita delle imprese»
-
Climate change, il cambio di comunicazione: spingere i risultati positivi per moltiplicarli
-
Gruppo Cap, dal servizio idrico ai rifiuti: l’evoluzione del business (con l’acqua sempre al centro)
-
Edilizia verde, la lezione del legno: dalla Svezia all’Alto Adige, così rende le costruzioni sostenibili
-
Cambiamento climatico, la svolta positiva e la corsa contro il tempo: l’analisi di Tim Lenton
-
Sostenibilità e competitività, meno cinque (anni) al 2030: la nuova strategia del Global Compact Onu
L’evoluzione del quadro normativo
Sul settore incidono anche le normative europee, in particolare la Direttiva Sup sulla plastica monouso (dall’inglese «Single Use Plastic») e il Regolamento Ue sugli imballaggi, entrato in vigore a febbraio. Entrambe le disposizioni introducono degli obiettivi minimi di materiali riciclati per gli imballaggi, così da ridurre l’uso di materie prime vergini e promuovere l’economia circolare. Queste misure, però, si stanno scontrando con una serie di difficoltà. «Attualmente sul mercato il materiale vergine costa meno del riciclato — dice Fontana —. In alcune situazioni, inoltre, le materie prime seconde europee subiscono la forte concorrenza di quelle che provengono da Paesi extra-Ue, disponibili a prezzi molto più bassi. Mancano adeguati sistemi di catena di custodia dei materiali riciclati europei». L’occasione per proporre possibili soluzioni a queste sfide — dall’introduzione di obiettivi minimi di acquisto delle materie prime seconde europee per le amministrazioni pubbliche al potenziamento dell’attuale sistema di incentivi per valorizzare il minor impatto ambientale dei materiali riciclati — secondo Fontana è stata la consultazione pubblica sul Circular Economy Act, che si è conclusa lo scorso 6 novembre.
Le novità di Ecopack
Il regolamento Ue sugli imballaggi ha portato Conai a introdurre importanti novità nella dodicesima edizione di Ecopack, bando da 600 mila euro rivolto alle imprese italiane che hanno ridisegnato i loro packaging con strategie vincenti per la sostenibilità. «Abbiamo introdotto nuovi obiettivi di ecoprogettazione: dagli imballaggi riutilizzabili, soprattutto per gli apparecchi elettronici, alle soluzioni per minimizzare lo spazio vuoto nelle confezioni — dice Fontana —. Novità di quest’anno è poi l’arrivo della leva “ricarica”, cioè la progettazione di un imballaggio che possa essere riempito nuovamente con il prodotto di partenza». Scopo del bando è far emergere quella «innovazione nascosta» che anima le aziende pur essendo molto spesso invisibile ai consumatori finali. Le proposte che partecipano al bando vengono esaminate dal Comitato tecnico, composto da docenti universitari da tutta Italia, e poi sottoposte a un’analisi semplificata del ciclo di vita, per misurare i benefici ambientali derivanti dalle innovazioni. «Negli anni la complessità delle soluzioni presentate è cresciuta. Si va verso innovazioni sempre più articolate, che dimostrano quanto sia importante che tutti gli attori della filiera, dai clienti ai fornitori, cooperino per continuare a migliorare», conclude Fontana.


19 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA




