
Pensare il futuro — che è poi il titolo della chiacchierata — è (anche) sognare, come dice Urbano Cairo, rispondendo alle domande di Aldo Grasso, critico tv e firma storica del «Corriere», al Festival della Comunicazione di Camogli, in programma fino a domenica. Il presidente di Rcs (e del Toro) parla di tutto: dal licenziamento con Berlusconi all’amata pasticceria Sant Ambroeus, a Milano, che si fece ufficio a metà degli anni Novanta («avevo solo un telefonino»), dalla scalata a via Solferino alla scommessa vinta con La7. Destino e aneddoti miscelati come aveva fatto poco prima Alessandro Barbero, con la lectio fondante —
Una lezione di storia — che aveva aperto il festival, in una piazza Ido Battistone stipata, con una coda fino al porticciolo.
Barbero, a modo suo, calamita ogni spettatore: stavolta, parla di Marc Bloch e Lucien Febvre, «gli storici più grandi di sempre», cofondatori della leggendaria scuola storiografica delle Annales. E lo fa, passando dal costo del papiro, nell’Egitto dei faraoni, alla marmellata fatta in casa dai francesi ai tempi della Rivoluzione. Un po’ come Il formaggio e i vermi, il saggio di Carlo Ginzburg su un mugnaio friulano di metà Cinquecento.
Parlando di futuro, invece, Grasso si costituisce subito: «Pensare al futuro è un furto, perché una volta in università, nel 2015, invitai il presidente che, invece di parlare di tv, fece un discorso motivazionale per il quale gli studenti impazzirono». Morale: «Dovete pensare al futuro». Già, ma come si fa? «Ora va talmente veloce — riflette Cairo — che pensare è impegnativo. Più che al digitale siamo all’intelligenza artificiale, che sta superando le migliori aspettative». Il che non significa spegnere il cervello e silenziare l’anima: «Bisogna avere dei sogni, anche se in certi momenti paiono impossibili — confessa il presidente di Rcs — perché poi il treno passa». Gli è capitato, aggiunge: «Pensavo a Rcs e al “Corriere” molti anni prima del 2016; quando lessi un libro su Angelo Rizzoli: mi appassionai alla vita di questo grande editore, che sapeva cosa piaceva alla gente».
Guerre e Covid non rendono i progetti più difficili, tanto meno aboliscono i sogni: «Dipende da quanta voglia hai, difficoltà ce n’erano sempre: conta quanto vuoi imparare, rischiare, accettare delle avventure anche». Prima regola: «Non arrendersi alle difficoltà». Con la forza per resistere e l’autoironia per non farsi abbattere: «Una volta Berlusconi mi fa: “Cos’è ’sta storia che ti avrei licenziato?”. Beh, non è tanto una storia». Era solo l’inizio di un’altra (più grande) avventura: «Il 4 dicembre 1995 ho lasciato Mondadori e in 60 giorni ho iniziato la mia nuova attività. Era il sogno della vita: fare l’imprenditore». Così, «senza macchina e senza ufficio», fece base al Sant Ambroeus: «Arrivavo la mattina presto, i camerieri erano diventati miei segretari». Applausi.
Spunta l’amore granata di Grasso, che rispolvera «il salvataggio del Toro». Dalla finestra, urla un signore: «Vendere!». Tempo teatrale e risposta: «Tranquillo, magari tra un po’ ci siamo, ma non è che posso farlo con il primo che passa». Del resto, «prima di me, in vent’anni ci sono stati sette presidenti e ora sono 14 anni che siamo in serie A, spesso nella parte sinistra della classifica». E ancora: «“Vent’anni posson bastare”, diceva Battisti, però devo trovare qualcuno affidabile, per bene e che abbia voglia di investire». Per tutto il resto, basta l’ironia: «Rispetto le contestazioni, ma durante la partita si sostiene la squadra, e ormai è diventata una specie di acufene». Risate.
Venne La7: «Un giorno mi portano un foglietto con scritto 16 milioni 300 mila euro: “È il costo totale dei fornitori”. Dico: “Avete comprato un’azienda senza dirmelo?”». L’uomo dell’amministrazione ribatte: «Presidente, sono tre metri di fatture». Risposta: «Lei ha fretta?». Poi, l’aneddoto ormai leggendario dei taxi: «Seicentomila mila euro l’anno: “Ci fate le riunioni?”. Spiegarono che, per cortesia, agli ospiti veniva dato il blocchetto dei taxi». Il vento butta giù un cartellone di fianco alla prima fila. E Cairo: «È venuto un mancamento anche a lui». Applausi. Grasso in modalità Zelig: «Adesso ho capito, Mentana non guida, è senza patente: la storia dei taxi si fa più chiara». Pausa: «Io giro in bici, mai fatto pagare una corsa». La7 non fa sconti neppure alla politica: «Tutti i presidenti del Consiglio si lamentavano, anche Berlusconi, Renzi, Conte, Meloni adesso. Non si lamentava Gentiloni». Gli ascolti premiamo il menù: «Non c’è un atteggiamento aprioristico, ma sui fatti».
S’accomodano in platea anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, e quello di Genova, Silvia Salis, difficile mollare il tema. «Presidente, prima o poi si butterà in politica?», ci prova Grasso. «Da ragazzino mi piaceva moltissimo, quella italiana e quella americana, ma per uno che fa l’imprenditore, in modo articolato, giornali, mensili, tv, il calcio, anche se adesso lo devo vendere (risate, ndr), difficile. O magari è un sogno che ancora non dico, non lo so. Nella vita, mai dire mai».
Il festival
La 12ª edizione del Festival della Comunicazione di Camogli (Genova), la rassegna diretta da Rosangela Bonsignorio e Danco Singer prosegue fino a domenica 14 settembre. Il Festival è organizzato da Frame e Comune di Camogli con il patrocinio della Commissione Europea e della città metropolitana di Genova.
11 settembre 2025 (modifica il 11 settembre 2025 | 22:49)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
11 settembre 2025 (modifica il 11 settembre 2025 | 22:49)
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