
Un desiderio che è quasi un imperativo: stupire ancora. E un nemico dichiarato: la pancia piena, dopo due annate da incorniciare. Dopo la qualificazione alla Champions League 2023-24 firmata Thiago Motta e dopo il trionfo in Coppa Italia dello scorso 14 maggio, il capolavoro di Vincenzo Italiano che ha riportato sulle maglie la coccarda tricolore dopo 51 anni, il Bologna deve inventarsene un’altra.
Serve una nuova perla da incastonare nella collana, perché la costanza ad alti livelli è l’ingrediente fondamentale per essere considerati a pieno titolo una big, a maggior ragione in un momento del calcio italiano in cui, tra debiti e ribaltoni, c’è sempre qualche grande zoppicante da scavalcare: il Bologna negli ultimi tre anni ha scalato tantissimi gradini delle gerarchie, quasi a tre alla volta dopo anni di immobilismo e apatia.
Zompi firmati da Giovanni Sartori e dal suo team di lavoro, che hanno stravolto la realtà rossoblù facendola entrare a pieno titolo nell’elite del calcio italiano: addio mesti acquitrini della parte destra della classifica, ora c’è un posto sicuro a sinistra e, di pari passo, numeri scintillanti per i bilanci del club con un fatturato schizzato verso l’alto.
L’Europa League e la stagione da quattro competizioni
Ripartire dal duo Sartori-Di Vaio e da Italiano, l’uomo del trionfo dell’Olimpico, è stata una sorta di assicurazione e, al tempo stesso, di messaggio a tutta la serie A: il Bologna c’è ancora e nella prima annata della sua storia alle prese con quattro competizioni (la Supercoppa Italiana è nata nel 1988) ha fior di bersagli da centrare.
L’obiettivo è tornare in Europa a fine stagione, c’è una Coppa Italia da giocare come testa di serie numero 1 — ottavi, quarti, ed eventuale semifinale di ritorno al Dall’Ara — in qualità di detentrice e poi c’è l’Europa League: il Bologna la gioca per la prima volta, se non contiamo l’antenata Coppa Uefa dove i rossoblù presenziarono l’ultima volta nella stagione 1999-2000, eliminati ai sedicesimi dal Galatasaray dopo la semifinale dell’anno prima, con il turlupinio operato dal Marsiglia al Dall’Ara in una notte di lacrime amare e botte da orbi.
Rispetto alla Champions è senza dubbio una coppa più «aggredibile»: Aston Villa e Nottingham Forest, il Betis, il Porto e le francesi in testa al lotto delle favorite, il 29 agosto si scopriranno le otto avversarie del girone ma il passaggio ai playoff stavolta è un obiettivo minimo, considerando che nell’ultima edizione la Lazio non proprio irresistibile di Baroni arrivò a un passo dalla semifinale, suicidandosi contro il Bodo Glimt.
Un precampionato con alti e bassi e l’avviso di Italiano
Il precampionato ha avuto alti e bassi fisiologici e ha consegnato ai nastri di partenza della serie A un Bologna che nel giro di sette giorni ha mostrato il «best case scenario» a Stoccarda (vittoria 0-1, pressing alto efficace, trame convincenti, rischi quasi minimi) e il «worst case scenario» contro l’Ofi Creta: quattro gol subiti in un tempo, praterie, avversari che arrivano uno contro uno con il portiere.
In medio stat Bologna, probabilmente: il gruppo della scorsa stagione ha perso due dei migliori cinque – stando larghi – giocatori della rosa, ovvero il leader difensivo e l’esterno d’attacco più incisivo, e ci sono equilibri da ricreare sia in campo sia nello spogliatoio. Sono arrivati elementi pesanti, per esperienza e ingaggio, che dovranno rivelarsi risorse preziose in un’annata in cui tutti aspettano il Bologna al varco.
Italiano lo sa bene e dopo la figuraccia contro l’Ofi Creta ha avvisato tutti: «Da quando abbiamo vinto la Coppa Italia qualcuno ha staccato la spina, dobbiamo riconnetterci o faremo brutte figure perché non possiamo permetterci di entrare in campo all’acqua di rose».
Un mercato in attivo, in attesa degli ultimi colpi
Un avviso ai naviganti chiaro, sull’atteggiamento da evitare: si riparte da zero e si volta pagina, la Coppa ora non conta più. Poi, ovviamente, c’è un mercato da finire come si deve per non scialacquare il vantaggio competitivo di due mesi di lavoro dato dalla continuità con Italiano: finora sono stati incassati 75 milioni al netto dei vari bonus (senza contare i 4,5 di Aebischer vincolati ad alcune condizioni) e ne sono stati spesi 41,5 (contando anche il riscatto di Casale e quello futuro di Pobega).
In attesa dell’ufficialità di Rowe in arrivo dal Marsiglia, ci sono due elementi ancora da inserire senza dimenticare mai che gli ultimi due anni vincenti sono arrivati grazie al ciclo più coraggioso di investimenti dell’era Saputo, ad agosto 2023: solo così si può restare là in alto tra le grandi.
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22 agosto 2025
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