
E così burrascosamente, dopo venti giorni di manifestazioni contro il presidente Andry Rajoelina innescate dalla cronica mancanza di acqua-luce e guidate dalla Generazione Z (i nati nel primo decennio del secolo), dopo la repressione nelle strade della capitale Antananarivo (almeno 22 morti compreso un neonato di un mese che accompagnava la nonna a fare la spesa soffocato dai gas lacrimogeni) e il licenziamento del governo nella parte del classico capro espiatorio da parte del presidente che denunciando un tentato golpe era poi fuggito all’estero forse domenica grazie agli elicotteri dell’ex potenza coloniale capitata dal collega Emmanuel Macron, con il Parlamento che vistosi dismesso dal presidente medesimo ne aveva votato in mattinata l‘impeachment, dopo tutto questo po’ po’ di roba in Madagascar alla fine è successo quello che capita spesso in questi casi non solo in Africa: la Capsat, l’Unità 7 dell’esercito, che già nel 2009 aveva assecondato l’illegale ascesa dell’allora trentaquattrenne sindaco di Antananarivo e capo dell’opposizione al soglio presidenziale, è la stessa unità d’élite che nel pomeriggio di martedì 14 ottobre ne ha annunciato ufficialmente la destituzione, con conseguente ed effettiva e (non si sa per quanto) temporanea presa del potere da parte dei militari come garanti dello Stato. Tutte le istituzioni sono state dissolte, con l’eccezione della Camera bassa del Parlamento, con quei 160 deputati che avevano votato in massa (110 a 50) la messa in stato di accusa del presidente, rieletto nel 2108 e nelle contestate elezioni del 2023 boicottate dall’opposizione.
Vaniglia e militari
E così l’isolato Madagascar, la quarta isola più grande del mondo con la sua terra rossa e ferrosa dove nel corso dei secoli è rimasto impigliato il 5% delle specie viventi (compresa la vaniglia, di cui il Paese è primo esportatore) tra le quali si contano oggi 32 milioni di esseri umani (tra i più poveri del pianeta), si è preso una piccola luce sulla ribalta globale, ricordandoci che il mondo è più grande del Mar Mediterraneo. Certo il finale al momento non dà ragione ai promotori del cambiamento, quei giovani malgasci che dalla fine di settembre erano scesi a protestare pacificamente per le strade della capitale coinvolgendo anche dipendenti pubblici e professionisti. Sabato scorso una parte delle forze di sicurezza avevano cambiato atteggiamento e direzione ai propri fucili. Accanto ai vestiti multicolore dei manifestanti erano comparse anche alcune divise. E il presidente Rajoelina, ex DJ in grado di cogliere il momento in cui un brano musicale o una stagione politica volgono al termine, aveva subito denunciato un tentativo di colpo di Stato.
Manovre estreme
Troppo tardi, per il DJ diventato uomo d’affari e presidente. Inutile promettere: «Se tra un anno luce e acqua continuano a mancare mi dimetterò». A nulla è servito annunciare la nomina del comandante dell’esercito a capo del governo, mentre l’ex premier con un grande impresario amico del potere trovavano dorato rifugio su un’isola più piccola dalla stessa parte dell’Africa, Mauritius. Anche i parlamentari del partito di Rajoelina, il partito Irmar, hanno votato contro di lui.
Che cosa succederà
E adesso? In un Paese democratico, la sfiducia di un presidente da parte del Parlamento porterebbe a un cambio al vertice o a nuove elezioni. Non è chiaro che cosa accadrà in quella che noi ricordiamo principalmente per essere la meta di un turismo costoso e lontano da tutto, il regno dei lemuri e della vaniglia, l’isola dimenticata e indimenticabile dei baobab. Il colonnello Michael Randrianirina, che comanda la Capsat unità 7, ha detto che verrà creato un comitato con uomini dell’esercito, della gendarmeria e della polizia. “Forse – ha detto all’agenzia Afp – con il tempo ci sarà anche posto per consiglieri civili».
Forse. Con il tempo. Chissà. Nessuna novità. Da un presidente autoritario a un colonnello in armi. Alla faccia della Generazione Z Mada e del neonato morto nelle braccia della nonna. Unità 7, sotto a chi tocca alla mangiatoia del potere. L’isola più dimenticata del mondo da oggi è governata da una giunta militare. Dal 1950, l’Africa ha fatto registrare oltre 200 colpi di Stato. Nove negli ultimi tre anni. Dei 27 avvenuti a sud del Sahara dal 1990, ventuno hanno avuto luogo in ex colonie per quasi un secolo governate da Parigi. L’elicottero che ha portato in salvo l’ex DJ Andry Rajoelina batte bandiera francese.
14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 18:06)
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