
Subito dopo l’ottavo di finale contro l’Argentina, disse che avrebbe voluto prendersi la rivincita col Belgio. Accontentato e rivincita presa. Subito dopo il successo col Belgio, disse che avrebbe voluto la Polonia per interrompere la loro scia positiva con l’Italia. Accontentato e striscia interrotta. Quando c’è da alzare il livello, Yuri Romanò non ha mai voglia di giocare a nascondino. È lui il trascinatore – in una gara in cui tutti hanno giocato alla perfezione – dell’Italia nel 3-0 alla Polonia che vale la seconda finale Mondiale consecutiva: 15 punti con un ace e due muri che riportano l’Italia sul podio iridato tre anni dopo l’ultima volta. Alla fine neanche lui, solitamente riservato, riesce a trattenere la gioia: «Un’altra finale da giocare, è un’emozione incredibile. Siamo stati davvero bravi tutti, dal primo all’ultimo. Siamo un grande gruppo. Adesso ci riposiamo un po’. Domani ce la godiamo. Abbiamo dimostrato ancora una volta di essere concentrati al massimo, come successo nelle partite contro Argentina e Belgio. Stasera in tutti i set siamo stati sotto nel punteggio e senza dirci nemmeno troppe parole siamo rimasti lì, uniti, cattivi e con la giusta mentalità fino a riprenderli sempre. È stata davvero una gran prestazione».
Nell’ennesima corale di qualità e intensità, il 28enne opposto monzese mostra al mondo quanto è caldo il suo braccio. Arrivato a questo Mondiale con il posto da titolare non proprio sicuro, se l’è guadagnato a suon di prestazioni. La sua storia, d’altronde, parla per lui: campione d’Europa nel 2021 – il primo titolo dell’era De Giorgi – senza aver mai giocato in Superlega; campione del mondo da titolare l’anno successivo dopo un anno di panchina a Milano, con De Giorgi che quell’anno decide di lasciare a casa Zaytsev proprio per dargli fiducia e scaricarlo di responsabilità: con un campione di quella caratura in panchina, ogni errore avrebbe rischiato di pesare il doppio.
Un campionato difficile con qualche problema fisico da gestire in questa stagione, un’estate in cui si è alternato con Kamil Rychlicki e un futuro prossimo in Siberia, nel Fakel di Novyj Urengoj, per liberare il posto a Piacenza ad Alessandro Bovolenta, diamante grezzo che ha bisogno di giocare di più per raccogliere la sua eredità in Nazionale. Contro la Polonia, la differenza con l’omologo Sasak è evidente. Romanò picchia forte e fa tanti punti, Sasak tira altrettanto forte ma sbaglia altrettanto. E l’Italia si gasa, salta sulle sue spalle, e con una prova solidissima a muro e gli attacchi di Michieletto, Bottolo e Porro nel terzo set, sgretola la resistenza polacca.
Interista fino al midollo come il suo amico Alessandro Michieletto, chissà quanta pasta avrà mangiato prima della partita, lui che solitamente apprezza uno spuntino da 100 grammi prima di scendere in campo e che, a pranzo e a cena, non ne mangia mai meno di 200. L’obiettivo è tornare a casa con la medaglia più bella, da dedicare alla moglie Marta Ciotti (ex pallavolista anche lei), sposata a maggio, e soprattutto alla figlia Bianca di un anno e mezzo. «Quando la mattina perdi il posto nel letto, ma va bene così perché hai la vista più bella del mondo. Siete la mia casa», aveva scritto su Instagram a commento di una foto della moglie e della piccola. In campo tira fortissimo, ma Romanò ha un cuore d’oro.
27 settembre 2025 ( modifica il 27 settembre 2025 | 15:34)
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