
DALLA NOSTRA INVIATA
LONDRA – Davanti alle smentite e alle minacce di una causa milionaria al Wall Street Journal e al suo proprietario Rupert Murdoch, Emma Tucker non ha esitato. La lettera scritta da Donald Trump per il 50esimo compleanno del finanziere pedofilo Jeffrey Epstein nel 2003 era sicuramente una notizia che non poteva finire in un cassetto. Alla guida del quotidiano dal 2022, la prima donna a ricoprire la carica in 133 anni, la giornalista britannica, una lunga carriera alle spalle, ha tenuto testa alle telefonate arrivate a metà luglio dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt e da Donald Trump in persona che contestavano la veridicità del documento.
La lettera — definita «sconcia» dal quotidiano — scritta non a mano ma al computer, è una conversazione immaginaria tra Trump e Epstein, incorniciata dalla sagoma di una donna nuda tracciata con un pennarello. «Due piccoli archi denotano i seni della donna e la firma del futuro presidente “Donald” appare sotto la vita, come fossero i peli pubici». Lo scritto, fatto incorniciare da Glislaine Maxwell, è tra i documenti esaminati dai funzionari del dipartimento di Giustizia che indagarono su Epstein. La lettera inizia così: «Voce fuoricampo: dev’esserci più nella vita che avere tutto». Donald: «Sì, c’è di più, ma non dirò che cosa». Jeffrey: «Nemmeno io, visto che so di cosa si tratta». Donald: «Abbiamo certe cose in comune, Jeffrey». Jeffrey: «Sì, ora che ci penso».Donald: «Gli enigmi non invecchiano mai, l’hai notato?». Jeffrey: «Mi è stato chiaro l’ultima volta che ti ho visto». Donald: «Un amico è una cosa meravigliosa. Buon compleanno. E possa ogni giorno essere un altro meraviglioso segreto».
La rivolta della redazione
«La storia della ditrettrice britannica ha fatto tremare un giornale e Trump» è il titolo che stamattina il Guardian dedica a Tucker, 58 anni, una carriera iniziata al Financial Times per poi proseguire al Times e al Sunday Times. In questi due anni e mezzo alla guida del Wall Street Journal Tucker ha dovuto affrontare anche la rivolta dei redattori del quotidiano che non avevano digerito i tagli al personale e il programma di modernizzazione che richiedeva una maggiore presenza di articoli importanti con notizie esclusive.
Amici e colleghi la descrivono come una persona alla mano, divertente e pratica. Sicuramente un’equilibrista che è riuscita a navigare nel terreno insidioso dell’impero Murdoch pur non condividendo le posizioni di destra e pro-Brexit del magnate. Secondo il Guardian sono due le qualità che il suo datore di lavoro apprezza. La prima è la disponibilità a prendere decisioni impopolari per il bene dei suoi affari. La seconda è la brama di scoop politicamente controversi. «Questo è il segreto del suo successo: non è solo affascinante, ma è anche tenace e resiliente», ha detto Lionel Barber, ex direttore del Financial Times .
Ora la causa intentata da Trump contro il quotidiano potrebbe mettere sotto pressione la direttrice. I due miliardari potrebbero trovare un accordo per evitare di dover affrontare il fastidio di procedimento giudiziario ma nessuno dei due vorrà darla vinta all’altro. E tutto dipende dall’affidabilità delle notizie che ha in mano Tucker. Dow Jones, che pubblica il Journal, ha dichiarato di avere «piena fiducia nel rigore e nell’accuratezza dei nostri reportage e si difenderà con vigore da qualsiasi causa legale».
2 agosto 2025
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