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Chi attacca, chi vieta, chi cancella. Il cortocircuito sulla Liberazione

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Ce lo facevano leggere, da ragazzi, Tullio De Mauro. Raccontava più o meno così, ricordando a braccio: un uomo torna a casa, non saluta, apre uno sportello della cucina e, girato di spalle, con voce tagliente, dice: ma che è finito il tè? La moglie, voce afflitta e colpevole: mi dispiace, ho dimenticato di comprarlo. Lui allora sì che sbotta: ma cavolo, in questa accidenti di famiglia non si può nemmeno bere una tazza di tè! Lei esplode, urla che rassetta la casa, va a lavorare, fa la spesa, si occupa da sola dei figli. Il marito allora torna Jekyll, e con voce calma e suadente le dice: lo vedi anche tu che hai bisogno d’aiuto, ma ti pare, ti rendi conto che monti tutta questo casino per una tazza di tè?
L’innesco

Che cosa c’è di più lineare delle parole del ministro Nello Musumeci? È morto un papa amato dal popolo, apprezzato dalla destra e dalla sinistra, ci sono cinque giorni di lutto e lui fa una raccomandazione di buon senso: le manifestazioni sono consentite, comprese le celebrazioni per il 25 aprile, ma ci vuole sobrietà. Apriti cielo. Perché pare che le vie dell’inferno siano lastricate di buone intenzioni. E quindi eccolo lì chi ricorda che il ministro è da decenni soprannominato «il fascista galantuomo». LA7, con Giovanni Floris, rispolvera i suoi scritti: «Gli italiani erano carne da macello per gli invasori (angloamericani), …L’avanzata alleata incontrerà coraggiose ed eroiche resistenze da parte dell’asse… Ridurre alla disperazione la popolazione nemica era obiettivo prioritario degli angloamericani…».
Lo scontro

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, alza il tiro: «Il 25 aprile non è che beviamo, e quindi ci chiedono di restare sobri, è un giorno di lotta per rammentare che la democrazia è nata dalla sconfitta del fascismo e del nazismo». Licia Ronzulli gli dice che è un nostalgico dei tempi in cui le piazze erano incendiate da scontri e conflitti sociali, e che «parlare di lotta non solo è grave, ma anche pericoloso». Maurizio Gasparri rincara la dose e si chiede: «La sua Liberazione significa diffondere odio e, semmai, fomentare la violenza?». Per Matteo Renzi soltanto un ministro fuori di testa può aver detto una cosa del genere, Carlo Calenda vuole che Musumeci si informi, perché la festa è sempre stata sobria. Clemente Mastella si infuria: «Quando la sinistra fa così mi fa molto incazzare, sobrietà non vuol dire non andare alle cerimonie. Se nel centrosinistra non cresce l’area di centro non vincerà mai più le elezioni». Il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sarà alle Fosse Ardeatine in rappresentanza del governo.
Il divieto

C’è poi, in ordine sparso, il fronte dei sindaci. A Firenze si osserverà un minuto di silenzio per papa Francesco. Il comune di Cesena accoglie l’invito alla sobrietà e annulla il concerto e Sinistra italiana si incavola. Nessuna polemica a Pianoro, nel bolognese, dove si ritocca il programma: niente più «Maccheroni resistenti», né concerto. Castellammare di Stabia celebra nel dolore per le vittime del Faito e per la morte del papa. A Carpi la Liberazione sarà ricordata con le parole del pontefice nell’enciclica «fratelli tutti». A Borgo San Dalmazzo, nel cuneese, salta lo spettacolo dal titolo «Mai più vogliam la guerra». La palma va a Romano, nella bergamasca, dove il sindaco in nome della sobrietà vieta inni e canzoni, Bella ciao compresa. A Roma Roberto Gualtieri, non ha dubbi che tutti festeggeranno l’anniversario con rispetto per la figura di Francesco. Bari va in piazza «rispettosa del lutto nazionale», Rimini afferma che il papa non avrebbe voluto un 25 aprile in sordina.
A Milano

Il consigliere Alessandro de Chirico chiede a Beppe Sala di rispettare la «consegna alla sobrietà e, aggiungo, al decoro». Lui conferma la manifestazione: «Non so che cosa voglia dire esattamente sobrio, bisognerebbe chiederlo al governo». L’Anpi, alla vigilia della manifestazione tradizionalmente più importante, quella di Milano, si raccomanda che «questa giornata non sia sporcata da incidenti». Più che giustamente la Brigata ebraica, costantemente vittima di inaccettabili contestazioni, si augura che «tra sobrietà e scatenati» si svolga un 25 aprile normale. Ancora Sala: «Tutti speriamo in un 25 aprile tranquillo, anche se veramente non lo è mai, e vogliamo che si venga in piazza con spirito pacifico».

Intanto si rassicura il pubblico che Il paradiso delle signore, la fiction rinviata per la morte del papa, sarà recuperata nella serata del 25 aprile.

Alla fine, difficile dir meglio di quanto scritto ieri da Ferruccio de Bortoli sul Corriere: «Questa ricorrenza avviene nei giorni del lutto per la morte del pontefice. Celebrarla come si deve non è una mancanza di rispetto per nessuno. Derubricarla a un fatto di ordine pubblico sarebbe invece una doppia mancanza di rispetto».

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23 aprile 2025

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