
Nessuno ha mai visto una partita da 70 milioni di dollari di premi (quasi 60 di euro al cambio: 25 a chi perde, 35 a chi vince), giocata alle 15 in un caldo umido che si avvicina ai 40 gradi e dentro uno stadio dove non c’è un metro di ombra, nemmeno per gli spettatori. E se ci sarà, verrà destinato a Donald Trump. Per fortuna del calcio, a giocarsi la finale del primo Mondiale per club, arbitrata dall’iraniano Faghani che esercita in Australia, sono arrivate le due squadre più giovani e fresche. E anche nell’anagrafe il Chelsea deve inseguire il Psg, affamato e a un passo dallo storico quinto trofeo su cinque.
Gli inglesi in ogni caso non si possono lamentare: con Luis Enrique avevano parlato a fondo nel 2023, poi hanno scelto la vecchia gloria Lampard e quindi Pochettino. Ripartire da Enzo Maresca è stata una scommessa, ma la linea verde (con costi da gioielleria extralusso, sia chiaro) sta premiando i Blues e il tecnico italiano debuttante a certi livelli: il nuovo Chelsea ha vinto la Conference, è tornato in Champions con il quarto posto in campionato ed è arrivato a giocarsi a questa finale tutta nuova. Che è un pozzo senza fondo di denaro, perché le due squadre hanno già messo da parte una novantina di milioni e anche di afa irrespirabile: «È molto pericoloso giocare in queste condizioni — ha detto l’argentino Enzo Fernandez del Chelsea — speriamo che l’anno prossimo gli orari siano diversi». Al MetLife Stadium, in New Jersey ma con il profilo di New York ben visibile, si giocherà anche la finale del Mondiale, quello vero, tra dodici mesi. E i problemi sono praticamente gli stessi di Usa ’94.
La finale è fin troppo scontata nel pronostico, ma Maresca e i suoi boys non hanno intenzione di fare le comparse contro lo scatenato Dembelé che vuole il Pallone d’Oro già stasera e tutti gli operai iper specializzati di Luis Enrique, inceppati solo contro il Botafogo, a causa del caldo di Pasadena, tosto ma più secco di quello della Costa Est. «Noi non siamo l’Inter e non siamo il Real Madrid — ha fatto sapere il difensore londinese Levi Colwill, ritenendo evidentemente dei ferri vecchi sia i nerazzurri che le merengues — : siamo giocatori diversi e mostreremo qualcosa di diverso. Siamo fiduciosi di poter vincere». Alle altre big di Premier League che ci hanno provato – City, Liverpool, Aston Villa e Arsenal — è andata male, così come a Inter, Real e Bayern. Ma il Chelsea, grazie alla finestra di mercato riaperta dopo gli ottavi di finale, ha appena ingaggiato, pagandolo 70 milioni dal Brighton, il brasiliano Joao Pedro, che si è presentato con una doppietta fiammante in semifinale col Fluminense, ultimo ostacolo di un tabellone più semplice di quello affrontato dal Psg.
Il problema però non è solo il pressing asfissiante dei parigini e la loro forza d’urto offensiva: quando gli avversari si aggirano dalle parti dell’area di rigore sbattono su una difesa in trance agonistica (nella quale rientra Pacho) e su Gigio Donnarumma, il portiere in questo momento più forte del mondo. Con il contratto in scadenza tra un anno: «Il rinnovo è la mia priorità» ha ripetuto il capitano azzurro durante il torneo, ma il Manchester United e lo stesso Chelsea non stanno a guardare. Non è facile per nessuno garantire 10,2 milioni netti a stagione, un contratto da vecchio Psg: lo stesso Chelsea ha abbassato gli stipendi, puntando sui bonus. Ma la partita più ricca della storia può aiutare ad accelerare le scelte.
13 luglio 2025
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