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Che cosa significa «socialismo» a New York?

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Che cos’è esattamente il «socialismo» di cui parla il nuovo sindaco di New York? Questa parola pluricentenaria ha storie, significati e risonanze diverse in America e in Europa, a maggior ragione tra Oriente e Occidente. Si presta facilmente a equivoci, molti italiani possono pensare che non esista un vero movimento socialista negli Stati Uniti, patria del capitalismo. Oppure si può pensare che sia uno slogan privo di conseguenze concrete: come può un semplice sindaco di una città «realizzare il socialismo»?

Mamdani però è un vero socialista, nel senso più radicale di questo termine, ieri sera nel suo discorso della vittoria ha citato Eugene Debs (1855-1926), fondatore del Socialist Party of America, e più volte candidato alla Casa Bianca. In quanto alla fattibilità: in America c’è un federalismo molto più spinto che in qualunque Paese europeo, il sindaco della Grande Mela ha vasti poteri di governo, amministra una città che ha la popolazione del Belgio, il Pil dell’area metropolitana newyorchese è leggermente superiore a quello del Canada.

Il nuovo sindaco Zohran Mamdani appariva nelle nostre schede elettorali sotto le caselle di due formazioni politiche: il partito democratico (quello dei Clinton, Obama, Biden-Harris), e anche i Democratic Socialists of America. Lui ieri ha fatto sapere di aver messo la croce su questa seconda casella, quando ha votato sé stesso: ai fini pratici non c’è alcuna differenza, perché i Democratic Socialists a New York partecipano alle elezioni come un’organizzazione fiancheggiatrice e alleata dei democratici, quindi i loro voti confluiscono. Lo stesso hanno fatto in passato due suoi compagni e alleati famosi, il senatore del Vermont (ma originario di Brooklyn) Bernie Sanders e la deputata newyorchese Alexandria Ocasio Cortez. Quindi Mamdani ha voluto sottolineare la propria appartenenza e fedeltà.

Vi riporto qui una sintesi delle informazioni da Wikipedia: «I Democratici Socialisti d’America riuniscono diverse correnti del socialismo, che spaziano dalla sinistra fino all’estrema sinistra dello spettro politico. L’organizzazione nacque nel 1982 dalla fusione tra movimenti precedenti. L’obiettivo dichiarato è partecipare al movimento per i diritti dei lavoratori con il fine ultimo di promuovere una forma di proprietà sociale dei mezzi di produzione, come imprese pubbliche, cooperative dei lavoratori o sistemi di pianificazione decentrata. Rimase una forza politica minore fino alla campagna presidenziale del senatore Sanders nel 2016: dopo quella campagna, gli iscritti passarono da circa seimila nel 2015 a oltre novantamila nel 2021. I nuovi membri, in gran parte giovani, spinsero l’organizzazione più a sinistra, allontanandola dalla sua tradizionale leadership socialdemocratica e orientandola verso forme più radicali».

Il socialismo di Mamdani si traduce in una concreta piattaforma di governo della città. Ne ricordo i punti principali che lui stesso ha ribadito ieri sera nel discorso della vittoria. Blocco dei fitti in una parte cospicua degli alloggi cittadini. Autobus gratuiti. Gratuità anche per tutte le forme di asili-nido e scuole materne per i bambini da sei settimane a cinque anni di età (quando subentra la scuola pubblica già oggi gratuita). Infine supermercati di proprietà o gestione municipale per far scendere il costo di tutti i generi di prima necessità. 

Si tratta di un programma effettivamente radicale, in una metropoli che ha già conosciuto esperimenti di sinistra rilevanti. Bill De Blasio creò il pre-kindergarten gratuito cioè la pre-scuola materna. Tagliò fondi alla polizia all’epoca di Black Lives Matter. Sotto De Blasio e poi Eric Adams (i due ultimi sindaci, tutti e due democratici) è stato in vigore a lungo il programma di accoglienza e assistenza degli immigrati clandestini – cioè illegali ai sensi della legge federale, che New York ignora dichiarandosi «città-santuario» – in particolare l’alloggio in alberghi presi in affitto a spese del comune, nonché un reddito di cittadinanza erogato tramite carte di debito. Infine i programmi di assistenza e ospitalità per homeless sono già da molti anni tra i più generosi d’America e del mondo.

Le obiezioni al socialismo di Mamdani durante la campagna elettorale sono state molteplici. Ricordo le più frequenti. I blocchi dei fitti, già applicati nel passato in varie circostanze, hanno ulteriormente ridotto gli incentivi all’investimento privato nella costruzione di case, peggiorando il problema della penuria di alloggi. Alcuni sindaci (Michael Bloomberg) usarono un compromesso pragmatico: concedere più permessi per la costruzione di grattacieli di lusso, a condizione che i palazzinari costruiscano anche case popolari; in parte funziona, però impone di «scendere a patti col diavolo», cioè fare accordi col grande capitalismo immobiliare. Sugli autobus gratuiti c’è l’infausto precedente di Kansas City dove l’esperimento ha provocato una tremenda escalation di aggressioni ai conducenti: la gratuità ha trasformato i bus cittadini in alloggi permanenti per homeless, tossicodipendenti.

In generale, il programma di Mamdani ha dei costi molto elevati. New York è ricchissima, ma ha già una pressione fiscale record, perché impone ben tre Irpef, a strati: l’imposta progressiva sul reddito con l’aliquota federale (uguale in tutti gli Stati Uniti), più un’addizionale dello Stato di New York, più un addizionale della città stessa. Se si aggiunge la Property Tax sulla casa – una vera e propria patrimoniale – si arriva a una pressione fiscale di livello scandinavo… senza che a questo prelievo altissimo corrisponda una qualità del servizio pubblico adeguata

New York è ricca però deve vedersela con la concorrenza fiscale di Stati Usa governati dai repubblicani – Texas, Florida e altri – dove non esistono le addizionali Irpef. Da anni la Grande Mela perde abitanti e imprese, che si trasferiscono in Stati fiscalmente più accoglienti. Mamdani rischi di accelerare questo trend, e di accanirsi sul ceto medio, perché tanti miliardari hanno già la residenza in Florida.

Sul tema «cosa significa il socialismo a New York», un’aggiunta va fatta sui giovani di questa città che sono stati decisivi per l’elezione di Mamdani. Da molti anni nei sondaggi effettuati tra gli studenti universitari risulta che considerano il socialismo assai migliore del capitalismo. La preferenza è più accentuata nelle università di élite come Columbia. Si è rafforzata dopo la crisi dei mutui subprime, il crac della banca Lehman e la recessione del 2008. Ma quale visione hanno esattamente del socialismo reale, i giovani volontari entusiasti che hanno partecipato alla campagna Mamdani e lo hanno portato alla vittoria? Sarebbe ingeneroso pensare che ammirano il socialismo del dittatore Maduro, quello che ha fatto fuggire dalla miseria e dalla violenza del Venezuela due milioni di suoi concittadini, molti dei quali approdati proprio negli Stati Uniti.

Il socialismo efficace, quello che funziona, o almeno può esibire dei risultati degni del massimo rispetto, esiste davvero in un solo grande paese: è la versione cinese. Quel socialismo governa una superpotenza che ha sollevato dalla miseria un miliardo di persone in mezzo secolo, ha costruito una capacità industriale senza precedenti, e oggi può competere con gli Stati Uniti perfino nelle tecnologie avanzate. 

La Repubblica Popolare sotto Xi Jinping però è qualcosa di molto diverso dall’idea di socialismo della Generazione Mamdani. Xi Jinping condanna l’assistenzialismo come un fattore di decadenza dei costumi, e il suo Welfare è minimo, molto più avaro che nei paesi occidentali, America inclusa. Di fronte a una disoccupazione giovanile superiore al 20% Xi esorta le nuove generazioni a «masticare amarezza» accettando lavori molto inferiori alle loro aspettative (sul modello della sua generazione che andò a lavorare nei campi durante la Rivoluzione culturale maoista). I musulmani dello Xinjiang sono sottoposti a repressione e «rieducazione». Le minoranze di gender subiscono abusi di ogni sorta. I capitalisti cinesi, purché rispettino il primato del partito, sono liberi di arricchirsi. Quello è un socialismo che secondo Xi è molto superiore al capitalismo delle liberaldemocrazie. Il termine ha significati e applicazioni concrete davvero molto diversi, tra Oriente e Occidente.    

5 novembre 2025, 17:48 – modifica il 5 novembre 2025 | 17:48

5 novembre 2025, 17:48 – modifica il 5 novembre 2025 | 17:48

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