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Centrodestra sconfitto in Toscana, la resa dei conti è già iniziata: «Il ko? Citofonare Vannacci». E lui: lusingato di essere il primo nemico

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«Citofonare Vannacci». Nel centrodestra toscano è l’incipit di ogni analisi della sconfitta, soprattutto dalle parti della Lega. Susanna Ceccardi rimanda ogni domanda al generale europarlamentare, che è volato a Bruxelles e manda messaggi sui social — «Quando mi attaccano riconoscono in me il ruolo di loro primo nemico. E io ne sono lusingato» — affidando la difesa dell’instabile fortino, retto da un sottile 4,5%, al portavoce del «Mondo al Contrario» Massimiliano Simoni, unico eletto perché nel listino bloccato delle polemiche: «Proseguiremo con il rinnovamento. Abbiamo fatto un brutto risultato perché non c’era il nome di Vannacci nel simbolo».

Il risveglio del centrodestra è ancora più amaro. 

L’ennesima sconfitta toscana riaccende tensioni mai davvero sopite dentro la coalizione, dove l’entusiasmo di FdI, che si conferma il secondo partito con il 26% dopo il Pd, convive con la delusione per il risultato degli alleati. La Lega crolla, Forza Italia è ferma appena sopra il 6%. Fine delle speranze e obiettivo della doppia cifra, dichiarato dal coordinatore degli azzurri Marco Stella e dallo stesso Vannacci in campagna elettorale, a distanza siderale. Ora i due partiti imputano ai meloniani un ritardo nella scelta di Alessandro Tomasi come candidato, ma è vero che loro stessi avevano contribuito a mettere in dubbio la leadership.

Dentro il Carroccio la resa dei conti è cominciata. 

La campagna elettorale sotto la regia del generale, vicesegretario nazionale scelto da Matteo Salvini per ridare fiato al partito, non ha portato i frutti sperati. Anzi, il voto toscano certifica un arretramento senza precedenti: 17 punti in meno rispetto al 2020. In ballo, nei prossimi mesi, c’è la ridiscussione della segreteria regionale di Luca Baroncini. Ma Vannacci non arretra di un passo. In un video sui social risponde con il tono della sfida: «Chi pensa che io mi fermi, non mi conosce. Chi pensa che io mi scoraggi, sbaglia. Questi sono i risultati che mi fanno andare avanti ancora più determinato. Noi andremo sempre avanti».

«Il solo merito di Vannacci è quello di aver rivitalizzato Matteo Renzi. Del suo rinnovamento faremo volentieri a meno, c’è un limite alla decenza» risponde Giovanni Galli, consigliere uscente della Lega che non si è ricandidato dopo una serie di incomprensioni con il generale. Ma Vannacci vuole restare al centro del gioco, anche in vista dei futuri assestamenti nel partito. 

Ora la parola tocca a Salvini, o almeno tutti se lo aspettano.

Le critiche arrivano anche dal partito leader della coalizione. Dopo l’invito alla riflessione fatto dal candidato presidente Alessandro Tomasi, è il responsabile nazionale dell’organizzazione di FdI, il fiorentino Giovanni Donzelli, a colpire: «Non mi permetto di commentare le scelte di altri partiti alleati — ha detto — ma è evidente che siamo arrivati tardi. Con gli alleati c’è stato un po’ di ritardo sui tempi. Quando Salvini ha in prima persona seguito le elezioni in Toscana la Lega ha fatto altri risultati».


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15 ottobre 2025 ( modifica il 15 ottobre 2025 | 06:59)

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