
Ogni anno la flotta italiana di pescherecci utilizza circa 50 milioni di cassette monouso in polistirolo espanso utilizzate per la conservazione e il trasporto del pescato. In termini di peso si parla di qualcosa come 14 mila tonnellate. Una parte di questo materiale, per effetto dei normali processi degenerativi o perché finisce accidentalmente (oppure no) in mezzo al mare, si decompone fino a formare porzioni sempre più piccole di plastiche e microplastiche, che inquinano i mari e intossicano la stessa fauna ittica che involontariamente le ingerisce. Ecco perché intervenire a monte del processo è di fondamentale importanza.
Basterebbe sostituire le attuali cassette «friabili» con altri contenitori realizzati con materiali più compatti e duraturi per evitare di compromettere ogni anno nuove e ampie porzioni di mari e di intossicare pesci e altri abitanti delle profondità. È a questo che punta il progetto «Bluefishers» promosso dalla Fondazione Marevivo, che ha l’obiettivo di ridurre le cassette in polistirolo per sostituirle con altri contenitori riutilizzabili.
La campagna è partita per la prima volta nel 2023 a Viareggio e continua con diverse iniziative che vogliono essere anche un pungolo per il ministero dell’Agricoltura che, pur più volte sollecitato, non ha ancora adottato interventi in materia. C’è una sola regione in Italia, il Veneto, che nel 2005 ha introdotto disposizioni per favorire la sostituzione dei contenitori in polistirene con altri in materiale sostenibile e non frammentabile, con deadline al 1° gennaio 2030. Attenzione ai tempi: si decide nel 2005 per arrivare ad attuazione completa 25 anni dopo. Ma loro, i veneti, hanno già 20 anni di percorso compiuto, gli altri devono partire da zero. Ed è forse già tardi.
Ecco perché Marevivo punta anche su iniziative molto concrete e immediate, come quella che oggi a Marina di Carrara ha visto la consegna di più di 500 cassette in polipropilene a 15 pescatori della cooperativa Alta Marea che, grazie ai nuovi contenitori, potranno dismettere i vecchi in polistirolo. Al fianco di Marevivo c’è la Tuscany Environment Foundation, che sostiene la campagna fin dagli esordi.
Non si tratta di un piccolo gesto solo simbolico. «I frammenti delle cassette in polistirolo – spiega Marevivo -. una volta dispersi in mare, anche accidentalmente, si degradano in microplastiche che danneggiano gravemente le specie e gli habitat marini ed entrano nella catena alimentare con il rischio di arrivare all’uomo attraverso il consumo di pesce». E secondo una ricerca del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università Politecnica delle Marche, l’eps è il polimero che più facilmente di altri assorbe e trasporta contaminanti metallici con potenziali ripercussioni sulla salute umana.
«Nonostante l’Unione Europea abbia introdotto normative contro la plastica monouso – sottolinea Laura Gentile, coordinatrice della campagna Bluefishers – attualmente né in Italia né a livello europeo esistono leggi che vietano espressamente l’uso del polistirolo nel settore della pesca». La sola eccezione, come detto, è rappresentata dalla Regione Veneto. «Riteniamo indispensabile dimostrare con azioni concrete che esistono alternative percorribili per invertire questa tendenza – aggiunge Laura Lo Presti, direttrice esecutiva di Tuscany Environment Foundation -, superando l’uso indiscriminato del monouso con l’obiettivo di aumentare le soluzioni basate sul riutilizzo. Il futuro deve essere costruito fuori dall’economia lineare che estrae, produce e smaltisce senza sosta, verso sistemi circolari che preservano e rigenerano le risorse. Conviene alla nostra salute e all’economia locale».
6 ottobre 2025
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