
Sabato 18 gennaio
Il caso Almasri ha inizio il 18 gennaio. È sabato. Najeem Osama Almasri, il generale libico accusato di torture, si gode la partita Juventus-Milan: a Torino è arrivato dalla Germania, con un’auto a noleggio. Ignaro che la Corte penale internazionale dell’Aia sta facendo scattare per lui un mandato di arresto internazionale per crimini contro l’umanità, dando seguito a una richiesta formulata il 2 ottobre. Poi va a dormire in un hotel di Torino.
Domenica 19 gennaio
Il giorno dopo, all’alba, arriva la Digos e lo arresta. Manca l’autorizzazione preventiva, prevista dallo Statuto di Roma: solo dopo aver avvertito il ministro della Giustizia che, sentite le altre articolazioni dello Stato, valuta e dà l’ok, si ammette l’arresto vero e proprio. Per questo l’arresto è stato definito «irrituale».
Sempre domenica, la notizia dell’arresto viene data al ministero della Giustizia, alle 12.37 e in modo informale, sottolineerà il ministro Carlo Nordio, vale a dire senza carte da valutare. Intanto, Almasri viene portato in cella, per la prima delle due uniche notti che lì trascorrerà.
Lunedì 20 gennaio
All’indomani, il 20 gennaio, alle 12.40, le carte arrivano, inviate dal procuratore generale della Corte d’appello. Lo stesso carteggio era stato tramesso il giorno prima dall’Olanda, dall’ambasciata, attraverso il servizio Affari internazionali del ministero, ma in via Arenula dicono di avere aperto la corrispondenza, inviata tramite piattaforma Prisma, solo alle 13.57 di lunedì. Però, già domenica i tecnici del dipartimento Affari di giustizia del ministero scrivono alla capo di Gabinetto Giusi Bartolozzi per informarla: è qui che — come emerge dagli atti dell’indagine — lei risponde di «essere stata informata» (alludendo, sostengono fonti a lei vicine, alla comunicazione informale di cui parla Nordio) e chiede di usare Signal.
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Nordio lunedì comincia ad analizzare le carte. Legge, rilegge e prende tempo. Al Parlamento dirà che era un fascicolo complesso: un po’ in arabo, con «contraddizioni logiche» ed errori formali come la data di commissione del reato (ma non interloquisce né si consulta con la Cpi, farà notare il tribunale dell’Aia).
Intanto il procuratore generale della corte d’appello chiede di conoscere le sue determinazioni, se autorizzare o meno l’arresto, senza ottenere risposte.
Martedì 21 gennaio
La Corte d’appello di Roma, senza ottenere indicazioni dal ministero, il 21 gennaio su richiesta del difensore di Almasri riconosce l’irritualità procedurale dell’arresto del generale libico, a causa del mancato via libera preventivo del ministro. Ordina il «non luogo a procedere» e l’immediata scarcerazione di Almasri.
Lo stesso giorno il feroce responsabile del carcere-lager di Mitiga viene rimpatriato su un volo speciale dei Servizi italiani, utilizzati per ragioni di sicurezza e urgenza. Per la «pericolosità sociale» che Almasri a piede libero avrebbe rappresentato, dirà il ministro dell’Interno Pianteodosi.
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12 luglio 2025
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