
«Sono una perseguitata politica», assicura Carla Zambelli, copiando la stessa tesi difensiva di Jair Bolsonaro, l’ex presidente del Brasile che per anni l’ha voluta al suo fianco, come “braccio destro”, salvo poi liberarsi di lei velocemente quando era diventata troppo scomoda. Figura di spicco del Partito liberale e una delle deputate più votate del Paese nel 2022 (mandato revocato dal Tribunale elettorale di San Paolo e ora sottoposto a impeachment), Zambelli era fuggita prima a Miami e poi in Italia, sua seconda “patria” per discendenza paterna, così da evitare l’arresto in patria, dopo la condanna lo scorso maggio a dieci anni di carcere per hackeraggio del sistema informatico del Consiglio nazionale di giustizia.
Esponente della destra populista e radicale, la “patriota” 44enne non è una che fa economia di parole o di maniere forti. Nata il 3 luglio 1980 a Ribeirão Preto, nello stato di San Paolo, nel 2015 fondò il movimento “Nas Ruas”, che guidò le proteste a favore dell’impeachment dell’allora presidente Dilma Rousseff. Tre anni dopo è stata eletta deputata federale per San Paolo.
Amante delle armi e monarchica convinta (in una solida repubblica quale è il Brasile), sposata con un agente delle forze speciali della polizia brasiliana che l’ha seguita in Italia, Zambelli è stata a lungo la fedelissima scudiera del clan Bolsonaro, molto attiva sui social e nelle campagne contro l’aborto e per la difesa della «famiglia tradizionale». Più volte denunciata per aver diffamato i suoi avversari politici, è stata una fiera sostenitrice delle teorie complottiste contro il vaccino anti Covid-19, insieme alla moglie di Jair Bolsonaro, Michelle.
Nel 2022 fu protagonista di un video virale sui social, che la ritraeva mentre, brandendo un’arma, inseguiva per le strade di San Paolo e fin dentro un bar un giornalista che a suo dire la stava molestando. Bolsonaro, in corsa per le presidenziali, la scaricò quasi subito, anche per non alienarsi l’ala centrista del partito. E dopo la sconfitta alle urne, l’accusò addirittura di essere la responsabile della vittoria dell’avversario di sinistra, l’attuale presidente Luiz Inacio Lula da Silva: «Quell’immagine di Carla Zambelli, il modo in cui è stata usata, mentre inseguiva quel tizio… C’era gente che pensava: “Guarda, Bolsonaro difende le armi”. Ci ha tolto il mandato», ha detto l’ex presidente. Lei si è detta «addolorata» per quelle frasi, ma ha continuato a lavorare per lui nell’ombra.
Alexander de Morais, che guida il processo per tentato golpe contro Bolsonaro (e per questo subisce le sanzioni di Trump), ha istruito anche il caso contro Zambelli. Con accuse precise e circostanziate. I cinque giudici della prima sezione della Corte suprema brasiliana, all’unanimità, hanno dichiarato la deputata colpevole di essere l'”autrice intellettuale” di un attacco hacker che mirava a screditare il sistema giudiziario e a fomentare atti antidemocratici nel Paese, alla vigilia delle presidenziali del 2022. La sentenza le impone anche di pagare una multa di due milioni di reais (circa 315.000 euro) per danni morali collettivi insieme all’hacker Walter Delgatti, reo-confesso dell’attacco informatico.
Ora Carla chiede «asilo politico» in Italia. Afferma di essere malata – affetta da depressione e da ben due sindromi: Ehlers-Danlos e sindrome ipercinetica posturale ortostatica – ma anche di voler seguire dall’estero l’esempio del figlio di Jair Bolsonaro, Eduardo, che si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha convinto la Casa Bianca a imporre varie sanzioni contro il giudice de Moraes. Donald Trump è andato perfino oltre le aspettative del clan Bolsonaro, imponendo al Brasile dazi del 50 per cento, i più alti del mondo. Tanto che ora il presidente Lula, all’apice della popolarità, punta il dito sui «traditori della patria». Nella “lista dei cattivi” di Planalto, sicuramente, figura anche il nome di Carla Zambelli.
31 luglio 2025
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