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Carla Bruni in difesa del marito Sarkozy (e sotto inchiesta) dopo gli anni più tumultuosi: l’affronto ai giornalisti, le citazioni di John Lennon

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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI – Nicolas Sarkozy ha appena finito il suo sfogo davanti alle telecamere, accanto a lui la moglie Carla Bruni-Sarkozy, abito scuro come gli occhiali, sta per accompagnarlo fuori dal tribunale, ma prima afferra il cappuccio rosso di uno dei tanti microfoni che ha davanti, attende un istante, infine lo lascia cadere a terra, con un sorriso che esprime sovrano disgusto e che suscita un incroyable! di protesta tra i giornalisti. Non è un microfono scelto a caso, sopra c’è scritto Mediapart, ovvero il giornale online che nel 2011 ha cominciato a parlare di finanziamenti di Gheddafi a Sarkozy, e che ieri ha conquistato la sua vittoria più grande.

Poco dopo la ex première dame affiderà la sua reazione a Instagram, come fa spesso. Una foto di lei e del marito mano nella mano, che camminano nel luminoso palazzo di giustizia parigino disegnato da Renzo Piano, e la frase Love is the answer, «l’amore è la risposta», citazione da Mind Games di John Lennon. L’hashtag in francese è «l’odio non prenderà il sopravvento», ma l’altra canzone che si sente in sottofondo, Instant Karma! sempre di John Lennon, rompe un po’ l’atmosfera angelica: il Karma istantaneo evoca giustizia universale, responsabilità e conseguenze immediate, chi la fa la aspetti, insomma giudici, giornalisti di Mediapart, avversari politici: siete avvertiti.

In questi mesi Carla Bruni-Sarkozy è sempre stata vicina al suo uomo (Stand by your man, canta ancora su Instagram), condividendo sui social i momenti felici di una gita in motorino a luglio (al suono della Dolce Vita di Ryan Paris) o di una cena al ristorante, una decina di giorni fa.

La vita quotidiana è stata meno spensierata, perché nel febbraio scorso Sarkozy è stato condannato — anche in quel caso una prima volta per un presidente emerito della Repubblica — a un anno di braccialetto elettronico per il caso «Bismuth» delle intercettazioni telefoniche. Fino a maggio Sarkozy ha avuto il permesso di uscire dalla casa dove vive con Carla e la tredicenne figlia Giulia (nella Villa Montmorency, un complesso protetto nell’Ovest di Parigi) dalle 8 del mattino alle 8 di sera, anzi fino alle 21 e 30 il lunedì, mercoledì e giovedì, i giorni di udienze del processo finito ieri. A maggio il giudice di applicazione delle pene ha acconsentito alla domanda di togliere il braccialetto prima della metà del termine (considerati i 70 anni di Sarkozy), ma il presidente emerito ha dovuto comunque chiedere l’autorizzazione per viaggi all’estero o superiori a 15 giorni, rispondere alle convocazioni del giudice e ricevere le visite di controllo del servizio penitenziario. A giugno, l’onta del ritiro della Legion d’Onore.

Carla Bruni-Sarkozy gli è stata accanto nei momenti difficili fino a rimanere coinvolta nell’«operazione Salvare Sarko», come l’hanno chiamata i media francesi. L’ex modella poi cantante è sotto inchiesta dal 9 luglio 2024 per «corruzione di testimone e associazione a delinquere finalizzata alla preparazione di truffe giudiziarie», ed è posta sotto controllo giudiziario, cioè le è vietato entrare in contatto con le altre nove persone coinvolte nell’indagine (tranne il marito Sarkozy).

È sospettata di avere usato un telefonino segreto per aiutare Mimi Marchand, regina della stampa popolare francese peraltro amica di Emmanuel Macron e della moglie Brigitte, a organizzare la ritrattazione improvvisa e spettacolare in diretta tv di Ziad Takieddine, l’uomo d’affari franco-libanese cha ha sostenuto per anni di avere dato a Sarkozy cinque milioni di euro in contanti di Gheddafi, e che l’11 novembre 2020 disse, di colpo, che non era vero niente. Takieddine è morto martedì scorso, a 75 anni, a Beirut. L’operazione «Salvare Sarko» non è riuscita.

26 settembre 2025

26 settembre 2025

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