
Sollecitata dai sindacati, arriva anche in Veneto l’ordinanza che vieta lo svolgimento dell’attività lavorativa nel settore agricolo e florovivaistico, nei cantieri edili all’aperto (per esempio per l’Alta velocità tra Verona e Vicenza, per il tram a Padova) e nelle cave in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle 12.30 alle 16, con efficacia dal 3 luglio al 31 agosto 2025. L’ha firmata martedì 1 luglio in serata il governatore Luca Zaia e si applica se, nonostante l’adozione di specifiche misure di prevenzione da parte del datore di lavoro, lo stress da calore comporti rischi rilevanti per la salute del lavoratore. E nei soli giorni e nelle aree in cui la mappa del rischio pubblicata sul sito www.worklimate.it dell’Inail, in riferimento «a lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa», alle 12 segnali un livello di rischio «alto». Condizione, quest’ultima, già contenuta in uguali provvedimenti adottati in Lombardia e Sardegna, nella sostanza in linea con quelli emanati in Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Umbria e Piemonte.
Il vertice in Regione
Le disposizioni del Veneto sono arrivate a conclusione del «Comitato regionale di coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro» convocato d’urgenza alle 14 dall’assessore alla Sanità , Manuela Lanzarin. Insieme a sindacati e datori di lavoro la Regione ha posto le basi dell’ordinanza, secondo la quale restano valide le misure adottate nelle singole aziende a tutela del personale impegnato in attività all’aperto se prevedono uguale o maggiore tutela rispetto a quanto imposto dal provvedimento stesso. Inoltre «in tutte le lavorazioni all’aperto e in quelle svolte in ambienti chiusi non climatizzati ove le condizioni termiche siano influenzate dalle condizioni meteoclimatiche esterne, è raccomandato il rispetto delle Linee di indirizzo per la protezione del personale dal calore e dalla radiazione solare».
Chi è coinvolto
C’è però una specifica importante: «L’ordinanza non trova applicazione per le pubbliche amministrazioni, per i concessionari di pubblico servizio, per i loro appaltatori quando trattasi di interventi di pubblica utilità , di Protezione civile o di salvaguardia della pubblica incolumità , purché siano applicate idonee misure organizzative e operative che riducano a un livello accettabile il rischio di esposizione alle alte temperature dei lavoratori impiegati in detti interventi, secondo la valutazione del datore di lavoro».
«Abbiamo voluto evitare divieti generalizzati — spiega Zaia — e allo stesso tempo garantire massima tutela ai lavoratori quando le condizioni climatiche diventano pericolose. Lo sforzo fisico sotto il sole cocente e alti livelli di umidità può mettere seriamente a rischio la salute e noi vogliamo prevenire colpi di calore, affaticamenti gravi, lesioni, l’esposizione a sostanza chimiche nocive correlate alle alte temperature e altre situazioni che purtroppo negli ultimi anni si sono verificate. L’ordinanza è il frutto di un confronto concreto con le organizzazioni sindacali e datoriali». E recepisce le «Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dal calore e dalla radiazione solare» approvate dalla Conferenza delle Regioni, che raccomandano ai datori di lavoro di limitare o evitare le attività nelle ore più roventi, suggeriscono rotazioni del personale per ridurre i tempi di esposizione al caldo ed esortano adeguata idratazione e sorveglianza sanitaria, oltre all’adozione di abbigliamento e dispositivi di protezione idonei. Il governatore aveva già recepito queste linee di indirizzo nazionali in un decreto firmato lunedì sera.
La soddisfazione dei sindacati
Soddisfazione esprimono Cgil, Cisl e Uil Veneto, con i rispettivi segretari generali Tiziana Basso, Massimiliano Paglini e Roberto Toigo, mentre Coldiretti sta diffondendo tra le aziende agricole le linee di indirizzo regionali e un vademecum multilingua per raccomandare concrete azioni anti-caldo. «È indispensabile garantire zone ombreggiate e aree di ristoro, prevedere pause in rapporto al clima e allo sforzo, mettere a disposizione acqua fresca, sali minerali e tutto ciò che può ridurre i pericoli per la salute dei lavoratori — sottolinea Carlo Salvan, presidente regionale —. A rischio anche i dipendenti stranieri e spesso stagionali, strategici per il settore, che devono rispettare prescrizioni religiose. Nel Veneto sono quasi 30mila, 13mila solo a Verona, impegnati nella raccolta di tabacco, meloni e angurie, oltre che di ortaggi. Le maestranze in arrivo grazie al decreto flussi sono marocchine, egiziane, indiane, pakistane». Tra luglio e settembre maturano i cereali e la maggioranza della frutta e della verdura, quindi la raccolta non può essere fermata, pena la perdita delle produzioni e il blocco degli approvvigionamenti sugli scaffali dei supermercati. «È importante allora adottare strategie a tutela della salute dei lavoratori e della qualità dei prodotti in campo — chiude Salvan — scelta condivisa da diverse Regioni. Coldiretti ha sottoscritto un protocollo con le parti sociali a livello nazionale e in ogni territorio».
L’ultimo pensiero di Zaia è per tutte le persone fragili: «Il caldo colpisce anche chi non lavora. Penso agli anziani soli, alle persone più deboli, a chi vive in condizioni difficili. Lancio un appello ai cittadini: diamo una mano a chi ci vive accanto, attiviamo un controllo di vicinato, non lasciamo nessuno solo. Anche un piccolo gesto può salvare una vita».
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2 luglio 2025
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