
Se dovesse scegliere un’immagine per far capire cosa sta succedendo a Gaza, quale sarebbe?
«L’assoluta disperazione della gente, guardate i loro occhi. Mancano acqua e cibo. Un chilo di farina costa 40 dollari. Si è arrivati al punto di rubarsi il cibo per rivenderlo e avere dei soldi per sopravvivere. Persone dello stesso popolo che si fanno questo a vicenda, capite? Ed è ciò che vuole fare Israele: portare gli esseri umani a impazzire e diventare mostri, andando l’uno contro l’altro».
E la gente continua a morire, o di fame o sotto le bombe.
«Nei giorni scorsi ho visto la foto di una mamma incinta uccisa da un soldato israeliano. Il proiettile aveva centrato il cervello del bambino. Per loro sono terroristi da eliminare. Ma come fa un bambino neanche nato a essere un terrorista? Quale essere umano può pensare ciò? Ho ancora in mente le urla di un’infermiera che, mentre usciva per cercare delle medicine da portare in ospedale, ha visto arrivare suo figlio trasportato in fin di vita. Provo un profondo dolore, ogni giorno. Provate a immaginare se succedesse ai vostri familiari».
Gioca in India, ma il suo cuore è a Gaza. Mohammed Rashid, calciatore della nazionale palestinese, racconta la catastrofe umanitaria in atto nella Striscia. La paura per i propri familiari, la disperazione nella popolazione, la morte di donne e bambini: il genocidio di un popolo raccontato con gli occhi di un giocatore palestinese.
Conosce qualcuno che vive in quelle zone?
«Ho degli amici. Li sento quotidianamente per assicurarmi che siano vivi».
Cosa le raccontano?
«Di una situazione tragica. Non solo per le bombe e i razzi, ma per la disumanità che ormai vive in quella terra. Continuano a vedere palestinesi crollare a terra per mancanza di forze. Un mio amico ogni giorno si sveglia alle 7 del mattino per andare a cercare acqua potabile o legna da ardere per cucinare. Questo fino alle 4 di pomeriggio, quando poi tornano a rifugiarsi in casa».
Ha perso qualche conoscente?
«Durante una protesta i soldati hanno iniziato a sparare sulla folla. Hanno colpito l’amico che era in piedi di fianco a me. È morto poco dopo».
La sua famiglia come sta?
«Per fortuna vive a Ramallah, lontano da Gaza. Anche lì, però, la situazione non è semplice. Ci sono posti di blocco che impediscono gli spostamenti o sparatorie casuali. Ed è sempre peggio. Vogliono farti odiare la vita».
Quanta differenza c’è tra ciò che viene mostrato e quello che succede davvero nella Striscia?
«Ciò che si vede è il 15% di quello che realmente accade. A volte mandavo dei video visti sui social a dei miei amici che vivono lì, chiedendo se fosse tutto vero. “Questo non è nulla in confronto a ciò che sta accadendo”. La verità è molto lontana da quanto viene trasmesso in televisione».
Qualche settimana fa ha fatto il giro del mondo la foto di un bambino pelle e ossa.
«Era solo uno dei tanti esempi. Sono sempre di più. È una tragedia. Un mio amico vive in un campo profughi, continua a mandarmi immagini di questo tipo. È devastante vedere questo. Non so cosa farei se succedesse al mio fratellino. È disumano».
Quanto è importante parlarne e cercare di diffondere tutto questo?
«Fondamentale. Per molto tempo ho pubblicato sui miei social post di denuncia. Ho ricevuto messaggi e minacce da parte di alcuni governi che mi hanno intimato di smettere. Sono stato anche indagato. Ma è fondamentale parlarne. Mi piace informare le persone, tanti miei compagni mi chiedono notizie e spiegazioni. E spesso, a causa della propaganda israeliana, conoscono versioni false. Non smetterò mai di raccontare la verità».
Come influisce questa situazione sulla sua vita?
«Ogni mattina mi alzo pensando al mio popolo. La prima cosa che faccio è leggere le notizie, sperando che migliori qualcosa, ma la situazione continua a peggiorare. Famiglie sterminate, bambini uccisi, territori distrutti: è impossibile non pensarci. Non puoi sfuggire dalla realtà. A volte mi ritrovo a piangere disperato. E tutto ha un significato diverso. Mi ritengo fortunato, per ogni cosa. Anche per quelle più piccole. Anzi, soprattutto per quelle. Ci sono persone che pregano per un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua, come posso lamentarmi per i miei “problemi”? All’inizio ho faticato a gestire tutto ciò. Nei giorni delle partite evito di guardare i telegiornali o il telefono, ne risentirei troppo».
Il calcio e la vostra Nazionale possono essere un simbolo di speranza?
«Non giochiamo più solo per noi stessi, ma per un popolo intero. Sappiamo di poter essere un piccolo momento di luce per la nostra gente. Per noi è un motivo di orgoglio rappresentare il nostro Paese. Non è solo calcio, portiamo un messaggio. Con noi ci sono tutte le persone sfollate, morte, martirizzate».
Ha superato la mancata qualificazione al Mondiale?
«Fa ancora male. Eravamo così vicini. Abbiamo preso gol su rigore al 97’. In pochi secondi è cambiato tutto. Sono ricordi orribili. Sarebbe stato un sogno regalare questa gioia al nostro Paese. Ci riproveremo».
Come viene vissuta la guerra dal mondo dello sport in Palestina?
«È tutto fermo. Stanno andando avanti solo le accademie per far giocare i bambini. Un modo per distrarli dalla tragedia intorno a loro. I campionati sono fermi, non ci sono campi. La nostra Nazionale non gioca in casa dal 2019. Giocavamo contro l’Arabia Saudita, lo stadio era pieno. Un’emozione indescrivibile. Spero possa ricapitare presto».
Le piacerebbe tornare un giorno a giocare nel suo Paese?
«È il mio sogno».
Qual è il suo sentimento pensando a tutto questo?
«Tutto ciò che di negativo possa esistere. Rabbia, dolore, devastazione, delusione. Non posso spiegarlo. E non sapere quando finirà è terribile».
Qual è la sua speranza?
«Che torni la pace, che arrivino aiuti umanitari e che le persone possano tornare a vivere come esseri umani. E spero che le altre Nazioni possano intervenire contro Israele. A parti invertite, avrebbero già fermato tutto. Alcuni Stati sono immobili per paura o per vantaggio economici, ma sono morte migliaia di persone. E continuano a morire, ogni giorno».
11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 07:02)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 07:02)
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