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Cagnolina sequestrata restituita a chi la picchiava, il caso approda in Parlamento

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Approda in Parlamento il caso della cagnolina Nina, che dopo essere stata sequestrata assieme ad altri due cani ad una famiglia che non li accudiva a dovere e li maltrattava, verrà riconsegnata, per decisione giudiziaria, a chi l’aveva ridotta in fin di vita. A presentare un’interrogazione in merito alla vicenda, che nei mesi scorsi aveva indignato molti dopo essere stata diffusa sui social, è Walter Rizzetto (Fdi), presidente della commissione Lavoro della Camera, che chiede al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di fare luce sull’accaduto. 

La vicenda risale al dicembre 2024 , quando a Gorizia vennero sequestrati tre cani per maltrattamenti. Tra loro c’era anche Nina,  che al momento del sequestro era priva di microchip e documenti di proprietà e si presentava in condizioni fisiche non ottimali, ridotta quasi a pelle e ossa. Era stata affidata temporaneamente, in attesa degli sviluppi giudiziari, a una coppia che se ne era presa cura e l’aveva trattata come un membro della famiglia, facendole vivere una vita serena senza lunghe giornate alla catena, con molte passeggiate all’aria aperta e, soprattutto, con un accudimento adeguato: cibo sano, visite veterinarie regolari, attenzioni continue. Alla fine di luglio, però, è arrivata la doccia fredda: nonostante relazioni veterinarie che attestavano gravi maltrattamenti e un’ordinanza comunale che vietava ai precedenti possessori di detenere animali per due anni, un giudice ha disposto la restituzione del cane agli indagati. Al momento l’animale è custodito in un canile e la vicenda è al vaglio del tribunale del Riesame. 

Sui social si sono moltiplicati gli appelli a trovare il modo per non dare esecuzione a quella sentenza e gli stessi «genitori adottivi» di Nina avevano raccontato a più riprese la loro storia, non soltanto per raccogliere solidarietà e sostegno morale, ma anche per mettere in guardia altre persone intenzionate ad adottare animali posti sotto sequestro, affinché non diano mai per scontata la risoluzione del caso. «Nina manchi da morire – scrive la giovane donna che l’aveva accolta con il compagno nell’ultimo post su Facebook a lei dedicato -. La nostra Sorella Cane, pigra e dormigliona come me. Pensarti imprigionata in un box di canile, lontana da noi ci distrugge, ci spezza il cuore e tu stai soffrendo le pene dell’inferno. Il tuo posto era nella tua casa con noi. È tutto così ingiusto, non riusciamo davvero a trovare un senso a questa situazione, frutto della cattiveria, dell’ostinazione, dell’ignoranza e della follia umana».

Il caso non è passato inosservato, anche perché nel frattempo è entrata in vigore anche la legge Brambilla, che prevede proprio la possibilità che gli animali maltrattati non vengano affidati o restituiti a chi aveva fatto loro del male e che le associazioni possano di fatto riscattarli per provare poi a garantire loro una nuova vita. Per Nina però la sorte ha, al momento, sembra avere deciso diversamente. «È inaccettabile che un animale sequestrato per maltrattamenti continui a soffrire quando, al contrario, potrebbe essere subito affidato ad altri – sostiene l’on Rizzetto, che è anche membro dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali -. È necessario chiarire le responsabilità e garantire che decisioni simili non si ripetano più».  Nell’interrogazione Rizzetto chiede al governo di intervenire per evitare contrasti tra autorità giudiziarie, amministrazioni locali e servizi veterinari e per stabilire regole univoche nella gestione degli animali sequestrati, «affinché la legge tuteli davvero chi non ha voce».

30 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 19:23)

30 ottobre 2025 ( modifica il 30 ottobre 2025 | 19:23)

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