Home / Economia / Caffo, l’amaro del capo raddoppia: dopo Cinzano punta all’estero, «obiettivo 100 Paesi»

Caffo, l’amaro del capo raddoppia: dopo Cinzano punta all’estero, «obiettivo 100 Paesi»

//?#

«Bisogna sempre farsi trovare pronti per cogliere l’occasione giusta». Sebastiano Caffo, detto Nuccio, amministratore delegato di Gruppo Caffo 1915 (custode dell’amaro più venduto in Italia nella grande distribuzione, il Vecchio Amaro del Capo), prosegue la tradizione di famiglia, che ha sempre visto l’estate come il momento migliore per gli affari. Per molto tempo è stata il periodo dell’anno in cui l’azienda raccoglieva la maggior parte del fatturato vendendo i propri liquori ai turisti che trascorrevano le vacanze in Calabria. Nel 2025 è diventata la stagione in cui il gruppo ha concluso la più grande operazione dei suoi 110 anni di storia, che dovrebbe portarla nel giro di un triennio a raddoppiare di taglia. A fine giugno Gruppo Caffo 1915 ha infatti ufficializzato l’acquisizione, da Campari Group, di un brand storico come Cinzano, portando in dote alla società di Limbadi (Vibo Valentia) il vermouth e lo spumante a marchio Cinzano, la grappa e il fino frizzante Frattina: un esborso di 100 milioni di euro (con il sostegno finanziario di UniCredit), per un’azienda che nel 2024 ha fatto registrare vendite per 75 milioni, con un tasso di crescita medio del 5% nell’ultimo quadriennio. «Erano almeno cinque o sei anni che ci guardavamo intorno e studiavamo fascicoli per completare un’operazione che accelerasse la crescita internazionale del gruppo — racconta Caffo —. Cinzano è perfetta per i nostri piani: un’azienda con una storia secolare, che già negli anni Cinquanta aveva sviluppato una presenza commerciale in tutto il mondo. Ancora oggi oltre il 90% dei suoi prodotti sono venduti in più di 100 Paesi esteri».

La doppia strategia e le sinergie

Quello che la famiglia Caffo si augura è che il risultato finale sia ben superiore alla semplice somma delle due entità. Infatti, i piani della società vanno in una duplice direzione. La prima è cavalcare l’appeal internazionale del marchio Cinzano per aumentare la vendita nel mondo dei prodotti di Gruppo Caffo, già presente in 70 Paesi anche con quattro filiali estere, ma la cui quota di export sul fatturato (di circa 100 milioni di euro) oscilla tra il 10 e il 15%. La seconda strategia è sfruttare la capillarità dell’azienda calabrese in Italia per rilanciare Cinzano, la cui traiettoria negli ultimi anni ha guardato ai mercati globali. «Cinzano è fortissima in alcuni Paesi con determinate referenze, ad esempio il Bitter Soda in Spagna, lo spumante in Germania, ma soprattutto il vermouth, la base di molti cocktail: contiamo quindi di affiancare i nostri prodotti ai loro per aumentare le vendite internazionali, soprattutto in Germania, Spagna e Sud America, dove il brand è molto forte. Dall’altro lato, riteniamo che Cinzano abbia tanto potenziale di crescita nel nostro Paese: l’azienda ha un archivio storico molto vasto, con ricette che ci piacerebbe riproporre sul mercato, come il vermouth Antica Formula. Attraverso questa operazione, contiamo di arrivare a un 50% di vendite in Italia e a un 50% di export, che spero ci porteranno a un fatturato di 200 milioni entro il 2028», spiega l’amministratore delegato.

Tra calo dei consumi e i rischi dei dazi

Gruppo Caffo ha compiuto il passo più lungo della propria storia in un momento tutt’altro che banale. Tra la coda dell’inflazione e le tensioni commerciali dovute alle tariffe imposte, ritirate, aumentate e rinegoziate da Trump con svariati Paesi, i consumi globali di bevande alcoliche nel 2024 hanno fatto registrare una flessione dell’1%, secondo i dati di Iwsr: un dato, influenzato soprattutto dal -3% degli Stati Uniti e dal -5% della Cina. La tendenza altalenante riguarda anche gli spirits italiani, i quali però non mostrano segnali di cedimento nelle esportazioni (+3,1% nel primo trimestre 2025, secondo i dati Federvini), con gli amari del nostro Paese che mantengono la loro leadership globale, sopratutto per la loro capacità di essere versatili e ricercati nella mixology. E se Sebastiano Caffo è convinto che, per quanto riguarda i volumi, si tratti di una normale fase ciclica («dopo la pandemia i consumi sono schizzati, siamo in un momento di assestamento del mercato»), differente appare il discorso dei dazi Usa. «Nell’ipotesi che siano del 15% anche per gli alcolici, io spero che riguardino un periodo temporale lungo, ma solo perché in questo modo le aziende avranno finalmente un orizzonte chiaro sia per organizzare i propri investimenti, sia per far abituare il consumatore finale a eventuali aumenti di prezzo — dice Caffo —. Io credo che alla fine il danno maggiore lo subiranno gli stessi consumatori americani e le aziende che puntano sul primo prezzo: il consumatore di fascia bassa cambia abitudini di acquisto in base ai prodotti che costano meno, mentre il cliente consapevole o con maggiore capacità di spesa sarà disposto a pagare di più se è affezionato a una determinata referenza. Penso che le aziende con un giusto posizionamento subiranno di meno le tariffe, considerando che per il nostro settore gli Usa sono un’area con meno potenziale rispetto al Sud America: se venissero tolti o ridotti i dazi verso quest’area avremmo ancora maggiori ampi margini di crescita».

Dopo il closing, altre operazioni?

Nel frattempo, Caffo va avanti per portare a termine l’operazione Cinzano. Il closing è previsto entro fine 2025, con il gruppo che ha ereditato la rete clienti del brand piemontese, ma non quella produttiva: l’accordo prevede infatti un periodo transitorio in cui la produzione avverrà negli stabilimenti Campari, fino a che la società calabrese non troverà una soluzione interna. Caffo aveva provato a rilevare lo stabilimento di San Vittore d’Alba (venduto da Diageo) per riportare la produzione di Cinzano là dove tutto era iniziato. L’operazione non si è conclusa, perciò andrà trovata un’altra strada. Un ostacolo, che non rallenta le ambizioni di Caffo: Cinzano è l’ultima acquisizione del gruppo, dopo quelle di marchi come Amaro Santa Maria al Monte, Elisir Borsci San Marzano, Petrus Boonekamp, Ferro China Bisleri, Cantine e Distillerie Mangilli e Distillerie Durbino. E i movimenti potrebbero non essere finiti. «Da piccola realtà artigianale siamo diventati un gruppo che ha la fiducia di poter fare certe operazioni. Altre acquisizioni? Per ora ci concentriamo sul mettere a regime la nuova entità che verrà a crearsi con Cinzano, poi se ci sarà un’opportunità saremo pronti a coglierla. Come sempre», conclude Caffo.

Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.


Nuova app L’Economia. News, approfondimenti e l’assistente virtuale al tuo servizio.

9 agosto 2025 ( modifica il 9 agosto 2025 | 08:32)

9 agosto 2025 ( modifica il 9 agosto 2025 | 08:32)

Fonte Originale