
Sarà di nuovo possibile cacciare in prossimità dei valichi montani. Un emendamento della maggioranza inserito nel disegno di legge ribattezzato «Ddl Montagna», che era in realtà finalizzato alla valorizzazione e alla prevenzione dello spopolamento delle terre alte, ribalta la sentenza del Tar della Lombardia poi confermata dal Consiglio di Stato che aveva di fatto considerato zone franche per i volatili la quasi totalità dei colli lombardi. Sentenze che avevano di fatto decretato uno stop all’attività venatoria in buona parte del territorio lombardo in nome della protezione dell’avifauna migratoria. Il centrodestra si era allora impegnato a risolvere la questione con un intervento legislativo e ieri è arrivato il via libera del Senato. Le associazioni animaliste parlano di ennesimo regalo per il mondo della caccia e di progressivo smantellamento delle tutele per la natura; dalle forze che sostengono il governo arrivano invece segnali di grande soddisfazione. A partire dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, secondo cui «si ristabilisce la normalità».
Per l’esponente del governo e di FdI, il provvedimento introduce «strumenti adeguati e puntuali per regolare l’attività venatoria nei valichi montani» nel rispetto della direttiva Uccelli dell’Ue che «potrà così trovare piena attuazione e i territori avranno la possibilità di applicarla rendendola efficace: salvaguardando la natura, la fauna e regolando efficientemente l’attività venatoria. È stato un grande lavoro del centrodestra unito, contro le ideologie per ristabilire la normalità». Concetti ribaditi dal capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, secondo cui «la Lega è orgogliosa di questa legge» che «fa finalmente chiarezza»; e da Maurizio Gasparri, suo omologo di Forza Italia, che sottolinea come quelle approvate siano «misure attese da tempo anche per l’attività venatoria, che è parte integrante della tradizione culturale montana, favorisce la conservazione e la regolazione della fauna selvatica e della biodiversità».
Il riferimento all’attività venatoria non era in realtà previsto all’interno del testo originario del Ddl Montagna. È stato introdotto dopo che lo scorso maggio il Tar della Lombardia aveva accolto un ricorso della Lega per l’abolizione della caccia (Lac) che, richiamandosi a due sentenze precedenti dello stesso tribunale, aveva evidenziato come la Regione avesse individuato un numero troppo esiguo di corridoi protetti, una trentina in tutto, mentre le rotte migratorie attraversano quasi tutti i passaggi alpini lombardi. Il Tar aveva riconosciuto la validità di queste ragioni e aveva disposto il divieto di caccia in prossimità di 475 valichi montani lombardi, praticamente la quasi totalità. Contro la decisione la giunta di Attilio Fontana si era appellata al Consiglio di Stato, che il 13 giugno aveva però confermato la sentenza del Tar. Di lì la mobilitazione del centrodestra, da sempre molto vicino alle associazioni venatorie, per un intervento legislativo a livello nazionale, anche per prevenire ricorsi analoghi in altre regioni, avvenuto appunto con l’emendamento presentato alla Camera dal deputato leghista Francesco Bruzzone e confermato poi nella versione finale licenziata a Palazzo Madama.
L’Ente nazionale per la protezione degli animali, rileva come il voto avvenuto ieri in Senato sia «un atto gravissimo» e si affida ad Annamaria Procacci, oggi all’ufficio Fauna selvatica dell’Enpa ma parlamentare ai tempi dell’approvazione della legge 157 del 1992 ( quella dal titolo «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio») che da allora regola la caccia in Italia e che disponeva, appunto, anche la limitazione su cui i senatori hanno votato ieri pomeriggio. «A quel tempo – ricorda Procacci – ponemmo all’articolo 21 il divieto di caccia per una distanza di mille metri dai valichi stessi. Una misura naturale e doverosa considerando che sono strettoie obbligate, attraversate da flussi di avifauna già molto provata dai lunghi viaggi. Senza regole per i cacciatori è un gioco da ragazzi trasformarli in massacro». L’Enpa fa inoltre notare come la rimozione del divieto sia in contrasto con la Direttiva Uccelli 147/2009 che impone ai Paesi Ue l’obbligo di conservazione degli uccelli selvatici.
Anche la Lega antivivisezione contesta il provvedimento: «Aprire la caccia sui valichi montani – sottolinea Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici della Lav – significa legalizzare una vera e propria carneficina di uccelli migratori. È sufficiente che i cacciatori si appostino in quelle zone per poi sfogare la loro passione sanguinaria in un tiro al bersaglio contro animali che pesano meno della cartuccia utilizzata per ucciderli».
Enpa e Lav, assieme a Lac, Lndc, Oipa e Animalisti italiani, hanno promosso nei mesi scorsi una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che punta invece all’abolizione totale della caccia, che ha raccolto circa 53 mila firme (ne servivano 50 mila) che nei prossimi giorni saranno depositate proprio in Senato.
11 settembre 2025 ( modifica il 11 settembre 2025 | 11:07)
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