
Non ci sarà un disegno di legge del governo per la riforma della legge 157 che regola l’attività venatoria, che sarà invece rimpiazzato da uno schema di disegno di legge affidato ai capigruppo della maggioranza in Senato, con l’eccezione di Noi Moderati. Ad annunciarlo in consiglio dei ministri è stato il titolare dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, con un’informativa. La riforma della caccia seguirà dunque il normale iter parlamentare e non sarà oggetto di un intervento diretto dell’esecutivo.
Procedura a parte – un aspetto comunque significativo visto che i tempi per la discussione e l’approvazione nelle due Camere non garantiscono che le modifiche entrino in vigore prima della partenza della prossima stagione venatoria, nella seconda metà di settembre -, restano confermate molte delle «indiscrezioni» che erano state diffuse dalle associazioni ambientaliste e che lo stesso governo aveva provato a definire come destituite di fondamento. Proprio la conferma dei provvedimenti che di fatto allentano le maglie ed estendono l’attività venatoria hanno portato alla reazione di 46 associazioni ambientaliste, animaliste e per la difesa del territorio che ora parlano di «attacco alla natura, alla sicurezza delle persone e alla volontà della maggior parte dei cittadini».
Le proposte di modifica della normativa in vigore dal 1992 erano state richieste a gran voce dal mondo venatorio e il centrodestra, da sempre molto vicino alla categoria, in particolare Lega e Fratelli d’Italia che da sempre sono vicine al mondo della caccia avendo anche diversi eletti che sono a loro volta cacciatori, aveva sempre detto di voler mettere mano alla materia. Sembrava dovesse esservi un intervento diretto del governo, come annunciato dallo stesso Lollobrigida in più di un’occasione, ma le polemiche hanno suggerito di riportare la questione nell’ambito del normale dibattito parlamentare.
Cosa prevede dunque il nuovo «schema»? Intanto cosa non c’è più. Non si sparerà infatti sulle spiagge, non ci saranno modifiche alle specie cacciabili, non verranno ridotte le specie e le aree protette e soprattutto non si daranno licenze di caccia ai sedicenni. Tutte opzioni che erano state avanzate anche in precedenti proposte di legge, poi rimaste senza seguito e in parte presenti anche nel testo che era stato anticipato dalle associazioni. Le quali contestano tuttavia il fatto che tutto il resto del pacchetto di modifiche sia rimasto sul tavolo. A partire dalla premessa iniziale secondo cui «la caccia tutela la biodiversità».
Le associazioni contestano la proposta di allungare la stagione venatoria anche in piena migrazione, il rilancio della cattura degli uccelli per richiamo vivo anche se non aumentano le specie catturabili a questo scopo, il via libera alla caccia nelle aree demaniali, il tentativo di ridimensionare il ruolo dell’Ispra i cui pareri scientifici sono spesso stati alla base di sentenze e provvedimenti invisi al mondo venatorio. L’aumento delle aree in cui si potrà cacciare, al netto delle spiagge che ne sono state escluse, viene poi considerato pericoloso per la sicurezza generale per possibile commistione tra attività venatoria e attività ricreative nei boschi e in montagna.
21 giugno 2025
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