
Donne boliviane sfidano l’altitudine e il pregiudizio, giovani iraniane fronteggiano il tabù del velo: «Coraggiosi si diventa» è il tema della quinta edizione di Fotografica Bergamo Festival. Dall’11 ottobre al 9 novembre in Città Alta, tra il monastero del Carmine e l’ex Ateneo, ha luogo la rassegna biennale promossa dall’associazione fotografica Aps in collaborazione con il Comune di Bergamo, il contributo della Regione e il sostegno di vari sponsor. «Sarà uno spazio vivo di incontro e confronto — spiega la direttrice Daniela Sonzogni —. Gli scatti raccontano l’attualità nelle storie di coraggio di chi affronta le grandi sfide del nostro tempo e del quotidiano».
Tredici le mostre in programma in Città Alta più un circuito off con due percorsi dislocati: la Cartacea Galleria con «Il canto dei nuovi emigranti», Daste con «Stratos. Le città nella città». «Fotografica è un patrimonio di Bergamo: la parola ha dei limiti, l’immagine invece è potente e cambia il nostro modo di vedere», applaude Sergio Gandi, assessore alla Cultura. È così nel caso delle parrucchiere afghane, che hanno dovuto chiudere i saloni e per mantenere la famiglia tagliano i capelli in segreto nelle loro case, una foto che racconta la loro situazione meglio di tante parole. Storie che commuovono e smuovono, come quelle di Anya Tsaruk, che ha fermato in un’immagine la fragilità nel quotidiano delle famiglie ucraine in guerra, e Yingying Gao, che con l’aiuto dell’intelligenza artificiale ha riprodotto il pellegrinaggio delle donne tibetane sulla montagna di vetro: sono le vincitrici della prima open call internazionale del festival, «Fotografica Next», realizzata in collaborazione con Fondazione Alfaparf Milano.«Sono 825 i progetti presentati da 708 giovani tra i 18 e i 30 anni da 85 Paesi», dichiara la consigliera della fondazione Paola Foresti.
Il coraggio è quello dei migranti, ma anche dei fotografi che partono oltre confine per immortalarli e fornirci diverse chiavi di lettura. «Il migrante è costretto a un macabro gioco dell’oca, oggi deve tornare all’inferno di partenza dopo un lungo viaggio. Spero che con il libro dei miei scatti qualcosa cambi», si augura il fotografo Fabrizio Spucches col suo «oWay!» di cui è curatore Alessandro Curti, «foto spiazzanti in cui i migranti diventano attori che ribaltano il paradigma visivo».
Il linguaggio potente e universale della fotografia racconta anche le storie dei marinai: «Love You Always è il loro viaggio sentimentale negli oceani tra il 1860 e il 1960, quando affidavano a scatti 3X7 in mezzo al nulla il senso della vita, ritraendosi per farsi ricordare dalle mogli», racconta il suo progetto in mostra Laura Leonelli. Delle 64 mila immagini prodotte nel mondo ogni frazione di secondo, solo il 6% viene da macchine fotografiche. «Il monastero, con questi scatti di qualità, si trasforma in un mondo abitato dal coraggio», conclude Gloria Gusmaroli, coordinatrice progetto #tuoCarmine.
Mostre aperte venerdì, sabato e domenica, 10-19.30, €14; www.fotograficafestival.it.
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26 settembre 2025 ( modifica il 26 settembre 2025 | 10:50)
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