
Un’aggressione misteriosa a Palazzo Rosso inquieta la politica bellunese. La domanda che tutti si fanno è cosa si nasconda dietro a quanto accaduto al consigliere comunale Armando Stefani, preda di un tentativo di strangolamento con tanto di minacce di morte all’interno del municipio.
Mai, infatti, era accaduto un episodio simile a Belluno nei palazzi della politica. La domanda riecheggia e rimbalza da quando, nel mese di maggio, si è verificato l’inquietante episodio che ha scosso la città. Un episodio di cui si è avuta notizia solo dopo diverse settimane, dopo la denuncia presentata in questura da Stefani. Un’aggressione fisica, improvvisa e violenta, consumatasi nei pressi degli uffici istituzionali e che ora è al centro di un’indagine della Procura della Repubblica.
Tutto è accaduto in pochi minuti, ma quanto è bastato per far parlare di tentato omicidio. Un uomo, poi identificato e denunciato, si è scagliato contro Stefani, esponente di Fratelli d’Italia, afferrandolo al collo con forza tale da procurargli quasi uno strangolamento. Un gesto brutale, dai contorni ancora poco chiari, che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime se non fosse stato interrotto in tempo da un collega che transitava nelle vicinanze. L’uomo, secondo quanto emerso, avrebbe agito in preda a un violento impulso, forse originato da un diverbio acceso, forse da rancori covati a lungo. E, nonostante in pochi vogliano commentare l’episodio, da quanto emerge la Procura starebbe indagando sulla vita privata del consigliere: «Lasciamo che le forze dell’ordine facciano il loro lavoro – spiega l’assessore alla sicurezza del Comune di Belluno Raffaele Addamiano – quello che però mi sento di dire è che Palazzo Rosso è un luogo sicuro e che questo episodio non cambierà questa realtà»
Le indagini, partite dalla denuncia sporta da Stefani in Questura a metà maggio, stanno tentando di fare luce sulle reali motivazioni dell’aggressore. Gli inquirenti lavorano per ricostruire esattamente i momenti che hanno preceduto l’aggressione, anche grazie a testimonianze raccolte tra chi quel giorno si trovava a Palazzo Rosso. Alcuni colleghi consiglieri, rimasti sgomenti, non si danno una spiegazione. Stefani, visibilmente provato dall’accaduto, non parla e ha mantenuto il riserbo sull’identità dell’aggressore, affidandosi pienamente alle forze dell’ordine e agli avvocati. Si è limitato a definire agli amici il gesto come «grave e preoccupante». Secondo quanto trapelato, la Procura sta valutando le ipotesi di reato più gravi: lesioni personali e persino tentato omicidio, accusa che sarà eventualmente da qualificare in base ai risultati delle perizie mediche e delle testimonianze acquisite. Se le circostanze lo confermeranno, si potrebbe configurare un processo penale destinato a far rumore.
In città, l’episodio ha lasciato l’opinione pubblica esterrefatta. Il fatto che un simile atto sia avvenuto all’interno della sede comunale ha sollevato interrogativi sulla sicurezza dei rappresentanti pubblici e sulla crescente tensione che attraversa anche i piccoli centri. Intanto, il silenzio resta fitto su alcuni aspetti cruciali della vicenda: cosa ha scatenato davvero l’ira dell’aggressore? Era un gesto isolato o la punta di un iceberg fatto di dissidi taciuti? A queste domande cercherà di rispondere l’inchiesta già aperta, che si annuncia lunga e complessa. Quel che è certo è che a Palazzo Rosso ora si respira un’aria completamente diversa.
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13 giugno 2025
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