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Bando A22, ancora una proroga: è il quarto rinvio in sei mesi di gara

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Il problema per Autostrada del Brennero sono i bagni pubblici. No, non quelli degli Autogrill disposti lungo l’A22, ma quelli di una città, Milano, dove l’arteria neanche passa. Perché ora, a frapporsi tra la società e la messa a gara della concessione, ci sono i vespasiani milanesi insieme alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La battuta è fin troppo facile, ma la questione è seria: il bando per la gestione cinquantennale — che doveva chiudersi lunedì 30 giugno — è stato sospeso fino al 30 novembre, in attesa che la corte si pronunci su una causa riguardante i bagni pubblici meneghini.
Al centro di tutto, tanto per cambiare, c’è la questione della prelazione. Come è noto, il futuro dell’A22 passerà attraverso una finanza di progetto, che prevede investimenti per 9,2 miliardi di euro. In quanto proponente del progetto, via Berlino dovrebbe godere di un diritto di prelazione sulla concessione cinquantennale. Per Regione e Province autonome, questo escamotage permetterebbe di mantenere una gestione sostanzialmente pubblica degli investimenti che impattano sul territorio. Benché, a rigore, il partenariato coinvolge soggetti privati che si accollano i costi di realizzazione delle opere in cambio degli introiti legati alla gestione, in pratica quasi l’85% delle azioni di via Berlino sono in mano pubblica (Regione Trentino-Alto Adige detiene il 32,2% delle quote e le Province autonome circa il 15%). La politica locale rimarrebbe dunque determinante negli anni a venire.

Il nodo della prelazione

A condizione, però, che il bando lo vinca davvero via Berlino, motivo per cui il ministero dei Trasporti ha previsto per Autostrada del Brennero una corsia preferenziale attraverso la clausola di prelazione. La normativa italiana prevede infatti la possibilità di garantire al proponente della finanza di progetto (Autostrada del Brennero) la facoltà di pareggiare l’offerta qualora un concorrente ne avanzi una migliore, e aggiudicarsi lo stesso la concessione.
Ed è qui che entra in scena la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. L’Ue guarda sempre con sospetto le norme che ostacolano la pura concorrenza. E la possibilità di prelazione prevista dalle finanze di progetto italiane è già finita sulla scrivania dei giudici di Lussemburgo.
Il caso scoppia nel 2021 a Milano, quando le agenzie di comunicazione A&C Network e Vox Communication propongono al Comune un piano per installare e gestire 110 nuovi bagni pubblici gratuiti. Anche in quel bando era stata inserita la clausola di prelazione, che scatta quando l’offerta migliore non viene presentata da A&C e Vox, ma dalla rivale Urban Vision. I proponenti decidono infatti di pareggiare ma Urban Vision ricorre al Consiglio di Stato contro la clausola stessa. Sebbene il massimo organo della giustizia amministrativa abbia confermato che la prelazione è prevista dalla normativa italiana sul partenariato pubblico-privato, resta da stabilire se la prelazione sia compatibile con le norme europee. Sarà la corte di giustizia a deciderlo.

Quattro rinvii in sei mesi

È evidente che un parere sfavorevole minerebbe le certezze di via Berlino sull’A22 e aprirebbe un problema politico. Alla Camera i deputati del Pd, tra cui la trentina Sara Ferrari, hanno chiesto al ministro Matteo Salvini quale fosse il piano B nel caso venisse meno la possibilità di applicare la clausola di prelazione. La risposta da parte del suo sottosegretario è stata che il ministero dei Trasporti si riserverà di valutare «le più opportune soluzioni». Tradotto: non si sa che fare, se non prendere tempo. E infatti, ieri, il dirigente del Mit Sergio Moschetti ha decretato la sospensione del bando «fino al 30.11.2025 e comunque non oltre la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea». Si tratta del quarto rinvio in sei mesi, benché sia il primo motivato dal nodo della prelazione.

30 giugno 2025

30 giugno 2025

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