
Dalla Regione sempre in cronaca con titoloni sull’acqua che manca, gli ospedali in tilt, i rifiuti accanto ai monumenti, gli invalidi senza sussidi, la Corte dei conti pronta a biasimare spese clientelari e bilanci in deficit, arriva la notizia di una svolta che sorprende anche gli oppositori del governo guidato in Sicilia dal forzista Renato Schifani. Euforico come uno studente alla maturità davanti alla «pagella» di Standard & Poor’s, la società americana che ratifica i bilanci e dichiara azzerato uno storico disavanzo.
La promozione a pieni voti sta nell’innalzamento del rating «da Bbb a Bbb+», come dicono ermetici gli economisti, «con outlook stabile». Tradotto per tutti significa che da un disavanzo giunto nel 2018 a più di 7 miliardi e 300 milioni si passa adesso a un avanzo di oltre 2 miliardi e 150 milioni.
Non siamo forse alla «Sicilia con le carte in regola» come auspicava il presidente della Regione Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia nel 1980, ma almeno i conti sembrano messi in regola, con un balzo che azzera quel buco. «Una svolta epocale», spiega il governatore del centrodestra in sella dal 2022, perché «viene ritenuto credibile il percorso di risanamento realizzato soprattutto su tre direttrici: incremento delle entrate fiscali, maggiori trasferimenti statali e contenimento della spesa corrente. Tutto base per uno sviluppo, per investire…».
È la soddisfazione di una settimana impetuosa per Schifani perché lunedì ha perso il fratello Rosario, un quotato accademico, ma già nel giorno delle esequie era impegnato in Assemblea per il giuramento di Luca Sammartino, potente assessore all’Agricoltura targato Lega, tornato sulla stessa poltrona lasciata per una vicenda giudiziaria, dopo avere rafforzato l’asse con la Dc di Totò Cuffaro. Tutti soddisfatti da questo rating Aaa in finanza. Anche se dalle opposizioni si continua a bacchettare sui vecchi notabili al potere e sulla crescente tassazione.
Fra le entrate incidono in effetti i capitoli di Irpef, Ires, Imposta di registro, Iva, Imposta di bollo e Tassa automobilistica. Solo l’Irpef incide per un miliardo e 125 milioni. Chissà, forse si evade meno. Fatto sta che le entrate volano dai 655 milioni del 2022 ai 2 miliardi dell’anno successivo, fino ai 2,2 miliardi del 2024.
Cifre comunicate durante una conferenza stampa con Schifani di buonumore accanto all’assessore all’Economia Alessandro Dagnino e al direttore del Bilancio, Silvio Cuffaro, il fratello del sempre discusso Totò che, nonostante tutto, resta punto d’unione dell’asse di potere. Non mancano continue frecciate da sinistra. Ma Schifani s’è pure concesso un siparietto ascoltando il fratello impegnato nei conteggi: «Non credevo di potermi innamorare di nuovo. Ogni volta che Silvio mi sottopone numeri mi dà sempre belle notizie, lo adoro».
Una battuta al termine di una settimana che per Schifani coincide con il via agli investimenti, dai dissalatori ai depuratori e così via. Puntando alla sua ricandidatura del 2027, indifferente ai malumori che serpeggiano non solo a sinistra, ma anche in un’area del suo stesso partito.
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26 settembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
26 settembre 2025
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