
L’Assegno unico e universale per i figli a carico (Auu) è un incentivo fondamentale alle famiglie che ha lo scopo di sostenere la genitorialità fino al compimento del loro 21esimo anno di età (o senza limiti di età per i figli affetti da disabilità). È una misura che per lo Stato comporta l’erogazione di somme notevoli: nei primi otto mesi del 2025, ad esempio, l’assegno unico è costato 13,1 miliardi di euro a fronte dei 19,9 spesi nei dodici mesi del 2024.
Al momento il governo è a lavoro per introdurre alcune novità sull’agevolazione nella prossima legge di bilancio, che potrebbero entrare in vigore a partire dal primo gennaio 2026. Primo fra tutti l’esclusione dal calcolo dell’Isee della prima casa, ampliando così la platea di beneficiari. Inoltre, per l’anno nuovo è prevista una rivalutazione dell’1,7% dell’assegno unico: secondo le stime, per circa 2,64 milioni di figli — fatta eccezione per chi già riceve la cifra massima e chi non ha presentato Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) — potrebbe esserci un incremento di 10 euro al mese.
Valori più alti nel Mezzogiorno
La piattaforma editoriale Withub ha realizzato, per conto dell’analisi Isnec (Istituto nazionale esperti contabili) sui dati aggiornati forniti dall’Inps, una mappa interattiva che mostra la distribuzione territoriale dell’assegno unico e universale in Italia. Vengono mostrati gli importi medi per famiglia relativi al periodo del 2025 che va da gennaio a giugno. A primo impatto è evidente che i colori più scuri, relativi ai valori più alti, si concentrano tra le province del Mezzogiorno, dove l’Isee — requisito principale per accedere all’incentivo — tende ad essere più basso e i nuclei familiari più numerosi.
La classifica
In testa alla classifica si trova Crotone, in Calabria, con 202 euro al mese per ogni famiglia, seguita da Reggio Calabria con 199, Palermo e Vibo Valentia con 194 euro e Ragusa con 193, in Sicilia. Proseguendo si trovano, ancora dalla Calabria, Catanzaro con 192 euro mensili a nucleo familiare, Cosenza con 191 euro; di nuovo dalla Sicilia, Catania e Nuoro registrano una media di 190 euro e Agrigento con 189. All’estremo opposto si trovano per lo più città del Nord o del Centro Italia, rimarcando le disparità economica e demografiche rispetto alle regioni meridionali. La provincia con l’importo medio dell’assegno unico più basso è Verbano-Cusio-Ossola, in provincia di Novara in Piemonte, con 141 euro al mese per famiglia. Risalendo si trovano Como e Sondrio, in Lombardia, rispettivamente con 146 e 151 euro. Segue Aosta con 154 euro, Bolzano con 155, Lecco con 156 euro, Milano con 157 e, infine, Bologna, Firenze e Lucca con 158 euro mensili.
L’impatto dell’assegno unico
L’assegno unico e universale si conferma un aiuto concreto le famiglie italiane. Nel 2024 ha raggiunto circa 10,1 milioni di figli per una spesa complessiva pari a 19,8 miliardi di euro, in aumento del 9,5% rispetto al 2023, principalmente per effetto della rivalutazione annuale legata al costo della vita. L’importo medio a nucleo è stato pari a 274 euro. A livello geografico ha interessato il 98,3% il Sud, il 93% il centro e il 92,5% il Nord. La maggior parte dei fondi è destinata all’assegno base, ma una quota significativa finanzia maggiorazioni per famiglie con più figli, figli piccoli o con disabilità. Non sono stati rilevati effetti significativi in termini di impatto della misura sulla natalità. Tuttavia, stando alle stime, risultati preliminari evidenziano un incremento del 2,6% nella probabilità di avere un secondo figlio tra le madri con Isee medio-basso (compreso tra 6 mila e 12 mila euro).
6 nov 2025 | 10:35
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