
Avrebbe gestito i soldi della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, garantendo a Matteo Messina Denaro il sostentamento economico durante la sua latitanza: sono le accuse che la Dda di Palermo contesta
all’avvocato massone Antonio Messina, 79 anni, da oggi agli
arresti domiciliari con l’accusa di associazione mafiosa.
Nel linguaggio cifrato che il padrino e la sua amante, Laura Bonafede, usavano nei pizzini il professionista veniva indicato come «Solimano».
Messina, secondo quanto emerge dall’inchiesta coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, voleva mettere le mani su un bene confiscato alla mafia.
« Ti volevo far vedere un.. un pezzo di terreno qua… dai andiamo a vederlo», diceva Messina al mafioso Giovanni Vassallo. «Lo stanno affidando al comune … capito? E si prende con quattro soldi anche in affitto … dobbiamo parlare …il professore Accardo sono qualche diecimila metri quadrati… minchia là… ristorante … supermercato… gli puoi mettere… tutte cose. Perché è proprio qua sopra la circonvallazione. Il Comune di Campobello… è confiscato … e l’hanno assegnato e stanno facendo il bando capito?», spiegava.
Dalla conversazione intercettata emerge che Messina voleva coinvolgere nel progetto di acquisizione del terreno anche «questi del bar» (riferendosi verosimilmente ai proprietari del bar Ola ola), richiedere il bene come entità societaria o associazione no profit e informarsi sulla cessione del bene con un non meglio indicato assessore.
Articolo in aggiornamento…
29 aprile 2025 ( modifica il 29 aprile 2025 | 09:28)
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