
Quattro candidati sindaco, 18 liste e una schiera di 361 candidati. Ad Arco il dopo-Betta è tutt’altro che scontato. Nel 2020 servì un secondo turno, con il centrodestra che conquistò il ballottaggio per una manciata di voti, e anche questa volta gli equilibri non sembrano definiti. L’appuntamento del 4 maggio, insomma, potrebbe non bastare per decretare il sindaco della «Città delle palme», e in vista di un secondo turno ogni coalizione oggi rappresenta un possibile ago della bilancia.
Dario Ioppi
Facciamo il punto con gli aspiranti primi cittadini. Il volto dell’amministrazione uscente è Dario Ioppi, a capo del centrosinistra composto da quattro liste: Pd, Campobase, Arco Fucina Comune e Casa Autonomia. Odontotecnico di professione, 56 anni, Ioppi ha alle spalle una legislatura e mezza da consigliere comunale e cinque anni, gli ultimi, da assessore. Eredita il centrosinistra del sindaco Alessandro Betta, che non ha potuto candidarsi per una riconferma per via della nuova legge regionale sul limite dei mandati. Eppure Ioppi non vuole presentarsi soltanto come l’uomo della continuità : «Nella mia candidatura c’è anche un messaggio di rinnovamento». Da rintracciare anche nel programma: «La nostra parola d’ordine è cura — spiega —. Per le persone, per il territorio, per i servizi. Innanzitutto c’è l’emergenza abitativa, ma un Comune da solo non può risolvere il problema. Servono sinergie con gli altri Comuni e con il capofila, la Provincia, che deve dettare regolamenti nuovi». E lancia la proposta: «Si potrebbe creare un fondo comunale a tutela di chi affitta gli appartamenti a lungo termine». Sui 15 milioni di avanzo dell’ultimo bilancio, invece, che da più fronti è stato preso come «prova» dei pochi progetti che l’amministrazione uscente avrebbe avviato, Ioppi è netto: «Questo avanzo è stato frutto di un amministrare attento. Si è cercato non di limitare le risorse, ma di cercarle altrove». Resta poi da capire se sul centrosinistra peseranno gli effetti dell’inchiesta Romeo. Il Pd di Arco, che cinque anni fa fu la prima lista con il 18%, è stato infatti direttamente chiamato in causa da Hager e Signoretti, che intorno al partito avevano deciso di impostare — stando alle intercettazioni — un «progettino politico». «Mi dispiacerebbe se dovessero esserci delle ricadute sulle amministrative. La magistratura sta facendo il suo corso, ma il Pd va valutato sulla base di quello che ha fatto per Arco». E in caso di ballottaggio? «Non ho mai escluso alcuna ipotesi, anche se con le altre forze che ci assomigliano ci sono alcune criticità legate al programma». Non è difficile leggere tra le righe il riferimento alla coalizione di Fiorio: «Una parte di quel mondo era con noi prima, quindi qualche affinità può esserci — ammette Ioppi —. Ma o si riescono a trovare punti di incontro o la vedo dura».
Arianna Fiorio
Arianna Fiorio guiderà una coalizione ambientalista e civica, denominata «Arco che vorrei», composta da sei liste: Europa Verde-Verdi, Onda, Civica Olivaia, Comunità Lavoro Ambiente, Domani Giovani in Azione e Proposta civica territoriale. Fiorio, 56 anni, fuor di politica è avvocata ed esce da una legislatura passata sui banchi dell’opposizione. Nel 2020 la sua coalizione sfiorò il ballottaggio per soli 78 voti: «Con quasi il 23% fummo la novità » ricorda. Oggi, forte di un’esperienza in Consiglio comunale e con il doppio delle liste a sostegno, la coalizione punta al ballottaggio. «E convintamente» sottolinea la candidata sindaca. Su eventuali apparentamenti Fiorio però mantiene le riserve, anche se qualche certezza c’è sulle opzioni da escludere: la scorsa tornata la sua coalizione aveva rifiutato patti con il centrodestra e anche oggi, chiarisce la candidata, «quell’area rimane distante da noi». Quindi i temi, a partire dal turismo: «È una ricchezza, ma come si sta manifestando in questi ultimi anni sta creando problemi ai residenti e ai comparti economici. I cittadini stanno iniziando a soffrire il turismo di massa». Poi i servizi alle persone, «una parola chiave», con un’attenzione particolare a quelli per gli anziani non autosufficienti, per i quali Fiorio immagina «strutture semi-protette» per avere soluzioni abitative intermedie. E sul tema casa, che per Fiorio è «centrale per dare risposte ai giovani», è tranchant: «Siamo in piena emergenza e anche la Provincia deve iniziare a comprenderlo e a prendere provvedimenti di conseguenza».
Mauro Ottobre
Tra gli aspiranti primi cittadini anche l’autonomista Mauro Ottobre, 51 anni, già assessore comunale ma anche consigliere provinciale e deputato. Guiderà due liste, Arco Dinamica e Frazioni al Centro, «per una Arco autonoma» spiega. Anche se si è visto dimezzare la squadra dopo i problemi con l’anagrafe arcense. C’era infatti il dubbio che il suo nome non fosse stato inserito in tempo nelle liste elettorali, e la sua candidatura per un paio di settimane è rimasta in bilico. «Avevamo quattro liste pronte — ricostruisce Ottobre — ma i controlli degli uffici amministrativi e il tempo che passava hanno frenato il progetto. Però poco importa: con il via libera abbiamo subito raccolto le firme e ora siamo una squadra coesa». E va dritto sui nodi politici: «Nel centrosinistra c’è stata una grande emigrazione, con assessori e consiglieri in forza che oggi sono nelle liste che sostengono Amistadi e Fiorio. L’unica novità sono io». L’ex deputato evita i fronzoli anche sulle urgenze per la città : «Ci troviamo una Arco ferma. Abbiamo per esempio 18 immobili asburgici da riqualificare, perciò Arco è chiamata a un nuovo patto sociale». Ottobre mette in fila i «tre punti cardinali» del programma: «Primo: sindaco a tempo pieno e indennità elargite alla giunta solo a raggiungimento del programma. Secondo: immediata variante urbanistica per trovare spazi e convertire i volumi per case con vincolo residenziale. Terzo: uscita dalla convezione con la polizia comprensoriale e conseguente ritorno del nostro comando dei vigili». E in un eventuale secondo turno? «Sarà Arco che deciderà quale indirizzo dare, ma se finirò al ballottaggio offrirò l’apparentamento a chi accetterà la scommessa delle nostre liste. Dall’altra parte, se sarò l’ago della bilancia e una forza mi contatterà , accetterò volentieri l’apparentamento se sarà disposta ad adeguare il suo programma al nostro».
Alessandro Amistadi
L’uomo del centrodestra, invece, è Alessandro Amistadi, che si presenterà alle urne sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia, Patt, Forza Italia, lista Spinelli, Civica Amistadi e SiAmo Arco. Amistadi, 58 anni ed ex presidente di Amsa, è già stato consigliere comunale, con un passato politico nell’area di centro che faceva riferimento alla Margherita di Dellai. L’obiettivo della coalizione? «Voltare pagina», come recita lo slogan scelto: «Noi crediamo di poter cambiare il modo di far la politica, con meno promesse e più concretezza». Sceso in campo «innanzitutto per passione», Amistadi è riuscito nell’«impresa», viste le spaccature nella maggior parte dei Comuni trentini, di tenere unito il centrodestra: «In questo mi sento già di aver fatto tanto. La nostra non vuole essere una campagna ideologica, ma di buon senso civico. E intorno a questo ci siamo uniti, per offrire una proposta credibile soprattutto in un clima di disamoramento per la politica dopo l’inchiesta Romeo». Anche sull’agenda del centrodestra il primo punto è «l’urgenza abitativa»: «Servono risposte alle fasce più deboli e ai lavoratori. Penso anche agli stagionali, che in questo momento sono disincentivati a venire ad Arco». E incalza: «Ad Arco si è sviluppato un sentimento di grande malessere verso il turismo, perciò bisogna intervenire prima che sia troppo tardi. Dobbiamo chiederci chi ha la priorità e, per me, più dei turisti ce l’hanno i cittadini». Quindi l’emergenza anziani, «con oltre cento persone non autosufficienti a carico delle famiglie», e la proposta di una «nuova alleanza con i dipendenti comunali». E in vista di un possibile ballottaggio: «Noi siamo ben disposti a fare ragionamenti, ma a patto che siano alleanze serie e condivise».
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22 aprile 2025
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