
Soffro da molti anni di apnee notturne e ho letto che questo disturbo alla lunga può danneggiare il cervello: è davvero così?
Risponde Luigi Ferini Strambi, direttore Centro di Medicina del sonno, Ospedale San Raffaele Turro, Milano (VAI AL FORUM)
La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS, obstructive sleep apnea syndrome) è un disturbo respiratorio caratterizzato da episodi ripetuti di ostruzione delle vie aeree superiori: le conseguenze sono una diminuzione di ossigeno e la frammentazione del sonno. I sintomi diurni dei pazienti con OSAS includono una eccessiva sonnolenza diurna, deficit dell’attenzione e della memoria, difficoltà di concentrazione. Ma possono esserci anche effetti a lungo termine, più importanti, sulle funzioni cerebrali perché la diminuzione notturna intermittente di ossigeno può creare problemi vascolari. Inoltre l’alterata attività del sistema nervoso vegetativo, dovuto al sonno frammentato e alla mancata inibizione del cortisolo, determina uno stress ossidativo.
Livelli di cortisolo elevati
Normalmente dopo l’inizio del sonno comincia a prevalere il sistema vagale, pertanto la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa diminuiscono. Nella sindrome delle apnee ostruttive, invece, i livelli di cortisolo rimangono elevati e quindi non si osserva il fenomeno del «dipping» cioè la fisiologica riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Il sonno frammentato attiva anche uno stato pro-infiammatorio che contribuisce al processo di aterosclerosi: questo è legato all’aumento della produzione di interleuchina 6 e di tumour necrosis factor (TNF), che sono citochine pro-infiammatorie. Recentemente è stato anche dimostrato che i pazienti con OSAS hanno un ridotto funzionamento del sistema glinfatico (con conseguente rischio di accumulo di beta-amiloide, proteina implicata nella neurodegenerazione), associato a una riduzione del sonno profondo non-REM.
Fattore di rischio per la demenza
Anche il sonno REM sembra essere importante. In uno studio pubblicato sulla rivista Neurology, l’ipossia osservata durante il sonno REM (condizione in cui i tessuti del corpo non ricevono una quantità sufficiente di ossigeno) correla con le alterazioni dei piccoli vasi cerebrali e con il ridotto volume di strutture importanti per la memoria (ippocampo e corteccia entorinale). Se l’OSAS è un fattore di rischio sia per la demenza vascolare (in rapporto a ipertensione arteriosa e aterosclerosi) sia per altre forme di demenza, il suo trattamento deve essere preso in considerazione. Ci sono studi che hanno mostrato come in pazienti con Alzheimer che presentano anche un’OSAS, il trattamento con apparecchio a pressione positiva d’aria (CPAP, continuous positive airway pressure), può rallentare la progressione del deficit cognitivo.
25 agosto 2025
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