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Anche l’Inps certifica le disparità salariali tra uomini e donne: sulla pensione fino a 700 euro di differenza

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A fronte di un tasso di occupazione in lieve aumento (passato dal 72,3 al 72,7%) e di una dinamica del mercato del lavoro complessivamente positiva, in Trentino Alto Adige resta significativo il gap tra uomo e donna per quanto riguarda la tipologia di contratto, la retribuzione e, di riflesso, anche l’andamento pensionistico. Una fotografia, questa, emersa all’interno del rendiconto di Inps 2024, presentato mercoledì 15 ottobre al palazzo della Regione di Trento da parte del comitato provinciale e regionale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale. La differenza tra i generi emerge osservando un dato in particolare: in Trentino Alto Adige quasi una donna su due lavora con un contratto part-time. Oltre 63 mila donne su 135 mila lavoratrici dipendenti, pari al 46,8%.

I contratti

Diverso è il discorso per gli uomini, di cui solo il 9,6% accetta un contratto a tempo parziale in regione: 17 mila lavoratori su 186 mila dipendenti, praticamente solo uno su dieci. Nello specifico, nel 2024 si sono registrate in regione circa 70 mila nuove assunzioni part-time. Di queste, 47 mila sono donne, soprattutto nella fascia compresa tra i 30 e i 50 anni (19.851 nuove assunzioni). Il motivo di questa tendenza è il fatto che anche in Trentino Alto Adige — seppur in misura minore rispetto al panorama nazionale — le donne sono costrette a dividere le loro energie tra lavoro, accudimento dei figli e cura dei genitori anziani. Tutto questo le spinge inevitabilmente a dover sacrificare la loro carriera per accettare contratti non duraturi e posti di lavoro precari. Condizioni che poi si ripercuotono in maniera negativa sulle pensioni. Con evidenti disparità nei trattamenti tra i due generi. In regione, infatti, le donne percepiscono mediamente 1.506 euro al mese. Gli uomini invece 2.289 euro. Anche l’età media per l’ingresso alle pensione è mediamente più alta: nel 2024 per le donne si è infatti attestata a 63,9 anni e per gli uomini a 62,1 anni.

I dati

Più in generale, il rendiconto mostra un saldo netto occupazionale positivo, dovuto a un numero maggiore di nuovi rapporti di lavoro rispetto alle cessazioni (pari a 8.584 posizioni). In particolare nel 2024 le assunzioni sono state 250.956, meno rispetto alle 251.374 del 2023. A diminuire sono state le assunzioni a tempo indeterminato, passate da oltre 32 mila a poco più di 29 mila. In crescita, parallelamente, forme contrattuali meno vincolanti, come il determinato, gli stagionali (+2%) e i contratti intermittenti (+5,3%). Dunque, mentre cresce il tasso regionale di occupazione, di pari passo cala anche quello di disoccupazione, passato da 2,8 a 2,3%. Tuttavia, come riferito da Giovanni Arpaia, presidente del comitato regionale Inps, rimane alta l’attenzione nei confronti della precarietà: «Circa il 25% della popolazione in età lavorativa è inattivo in regione», ha detto. In pratica, considerando la fascia di età compresa tra i 15 e i 64 anni — ossia tutte quelle persone che potenzialmente potrebbero lavorare — risulta che almeno una persona su quattro non lavora, non è in disoccupazione e non sta nemmeno cercando lavoro. Un dato comunque da contestualizzare, visto che la fetta più ampia è contraddistinta da ragazzi che ancora non hanno terminato il loro percorso scolastico.

I Neet

A questo punto si apre il discorso relativo ai «neet», ossia quei giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Il dato del Trentino Alto Adige risulta essere il migliore in Italia, con una percentuale del 7,7% (diminuita rispetto all’8,8% registrato nel 2023). Le ultime considerazione sono state affidate al presidente del consiglio di indirizzo e vigilanza di Inps, Roberto Ghiselli: «Pur essendoci qualche dato negativo tra Trento e Bolzano, questi quasi sfumano se confrontati con la situazione a livello nazionale. Nel 2024 la struttura produttiva occupazionale ha dato risultati molto positivi».

16 ottobre 2025

16 ottobre 2025

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