
Le microplastiche non risparmiano nemmeno le aree protette. Un team di ricercatori delle università di Padova e Pretoria ha identificato frammenti di nylon e altre microplastiche nei polmoni e nel sangue di animali selvatici prelevati in riserve naturali del Sudafrica, considerate sino a oggi «incontaminate». A lanciare l’allarme lo studio “Presence and characterisation of microplastics in wildlife organs across diverse South African ecosystems” di Carlo Andrea Cossu, Valentina Poli, Lucio Litti e Maria Cristina Lavagnolo, presentato al Sardinia Symposium 2025. Il convegno mondiale sulla gestione dei rifiuti e sull’economia circolare ha riunito dal 13 al 17 ottobre a Santa Margherita di Pula (Cagliari) oltre 500 delegati da 51 Paesi, tra accademici, industrie e istituzioni.
«Abbiamo riscontrato una concentrazione sorprendente di nylon, un polimero tipicamente derivante da tessuti e capi d’abbigliamento e packaging degli oggetti di uso comune. Questo suggerisce che anche il turismo e la popolazione locale possono contribuire alla contaminazione di ecosistemi apparentemente remoti», spiega il gruppo di ricerca in una nota. La plastica – aggiungono gli scienziati – «è entrata nei corpi degli animali selvatici, penetrando in organi vitali e dimostrando che nessun ecosistema, nemmeno quelli “immacolati”, è ormai al riparo».
Le microplastiche sono particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri: rilasciano additivi tossici e trasportano sostanze chimiche persistenti, con potenziali effetti sulla salute degli animali e, attraverso
la catena alimentare, anche dell’uomo. Dallo studio emerge un segnale forte per la salute del nostro ambiente e sulle azioni da mettere in campo per tutelarlo: «Le fibre sintetiche prodotte in massa, dal fast fashion agli oggetti di uso quotidiano, si stanno letteralmente infiltrando nella vita stessa del Pianeta», conclude il team.
20 ottobre 2025 ( modifica il 20 ottobre 2025 | 12:56)
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