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Alla Festa di Roma mezzo cinema italiano e tante commedie

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Negletta ai festival di cinema (ma negli ultimi anni un po’ meno, vedi
la vittoria di Anora
a Cannes prima dei cinque Oscar), alla Festa del Cinema di Roma che si inaugura oggi abbonda invece la commedia. Quella italiana.

D’altra parte l’anima popolare della storia della Festa, che compie vent’anni, già si rispecchia nel titolo: è appunto una festa della città che rispecchia in pregi e difetti la «romanocentricità» del cinema, e che dall’Auditorium come il sasso nello stagno si dipana in tanti altri luoghi. Mezzo cinema del nostro Paese, attori e registi (rappresentano il 25 per cento del mercato di incassi e spettatori) si trovano in tutte le sezioni.

Dal film che apre, La vita va così di Riccardo Milani (fuori gara), con Diego Abatantuono, Virginia Raffaele e la partecipazione di Geppi Cucciari, alla quarta e ultima serie Vita da Carlo, l’opera autobiografica in cui Carlo Verdone trova la migliore ispirazione, in chiusura.

La grande abbuffata di commedie del nostro paese: Fuori la verità di Davide Minnella è un game show dove si celano sentimenti taciuti e amori, con Claudio Amendola, Claudia Gerini e Claudia Pandolfi. Poi Il falsario con Pietro Castellitto e Il grande Boccia con Ricky Memphis e Nino Frassica (c’è anche il documentario su Bombolo, Core de’ Roma).

Poi incontreremo le commedie amare: Breve storia d’amore della sceneggiatrice Ludovica Rampoldi, all’esordio in regia, è una giostra di tradimenti incrociati con Pilar Fogliati, Adriano Giannini, Valeria Golino e Andrea Carpenzano; e 5 secondi di Paolo Virzì, uno dei titoli più attesi, è il tempo che separa Valerio Mastandrea dalla tragedia più dolorosa che possa capitare a un padre, nel cast Valeria Bruni Tedeschi e Ilaria Spada.

Matilda De Angelis (che ha mostrato tutto il suo talento nel film di Martone su Goliarda Sapienza) è in due titoli: Dracula di Luc Besson, accanto a Christoph Waltz, e La lezione di Stefano Mordini, al fianco di Stefano Accorsi in versione stalker.

Anna è il sofferto (per trovare i finanziamenti) debutto alla regia di Monica Guerritore, e racconta il crepuscolo della Magnani, subito dopo aver vinto l’Oscar; Illusione di Francesca Archibugi con Jasmine Trinca e Michele Riondino, racconta una minorenne escort romena; La camera di Consiglio è sul maxi processo di Palermo, regia di Fiorella Infascelli, con Massimo Popolizio e Sergio Rubini, il quale alla Festa ha tre film, gli altri sono La stazione (l’esordio restaurato da Cinecittà Luce) e la serie di Verdone.

Il concorso (la giuria è presieduta da Paola Cortellesi, regina della commedia, il trionfo di C’è ancora domani cominciò in questa rassegna) non è mai stato centrale come invece accade nei festival maggiori, Cannes, Venezia, Berlino, tanto che a lungo Roma vi rinunciò.

Ma alla ventesima edizione i quattro titoli (su 18) italiani hanno un loro peso. Sono Gli occhi degli altri di Andrea De Sica, con Jasmine Trinca e Filippo Timi, un mondo decadente e dannunziano su un’isola selvaggia, il film è ispirato al caso giudiziario del 1970 di Casati Stampa; 40 secondi di Vincenzo Alfieri sulle 24 ore che precedono l’omicidio di Willy Duarte, altro caso di cronaca nera; il documentario scritto a sei mani su Roberto Rossellini da Ilaria de Laurentiis, Andrea Paolo Massara e Raffaele Brunetti; Sciatunostro di Leandro Picarella, l’amicizia di due adolescenti a Linosa.

Il divismo, affievolito rispetto al passato, si affida a Jennifer Lawrence, nel controverso Die My Love di Lynne Ramsay, e non importa che sia già passato a Cannes (visto che a Roma è inedito, il mantra delle anteprime è superato da un pezzo).

In totale 150 film da 38 Paesi. Tre curiosità: la prima è che lo stesso giorno, il 17, si presentano i film 40 secondi e 5 secondi; in Kota la protagonista è interpretata da otto galline vere. La terza curiosità è Good Boy si intitola sia il film di Jan Komasa, sia di Ben Leonberg, in apertura di Alice nella città, sezione autonoma: vanta il ritorno al cinema (dopo l’annunciato addio) di Daniel Day-Lewis, diretto in Anemone dal figlio Ronan. Da tenere d’occhio Re-Creation del 6 volte candidato all’Oscar Jim Sheridan.

Premi alla carriera al produttore David Puttnam (era suo The Mission) e al grande regista iraniano dissidente Jafar Panahi, che porterà Un semplice incidente, Palma d’oro a Cannes: il tappeto rosso è d’obbligo. La speranza del presidente della Festa Salvo Nastasi è di superare le 110 mila presenze del ‘24. La direttrice artistica è Paola Malanga, cinefila esperta di Truffaut.

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15 ottobre 2025

15 ottobre 2025

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