
Con Antonio Tajani ha un legame solido sin dai tempi di Bruxelles, a tal punto che l’ex presidente del Parlamento europeo fu il primo, più di sei anni fa, a tirargli la volata verso lo scranno più alto del Piemonte, durante una memorabile vendemmia tra i filari delle Langhe: «È il migliore». Alberto Cirio ha sempre dimostrato riconoscenza all’attuale segretario di Forza Italia per il sostegno mai mancato anche quando si è trattato di tornare in Europa, a capo della delegazione italiana del comitato delle regioni, e poi per averlo chiamato, dopo la morte di Silvio Berlusconi, a ricoprire la carica di vicesegretario nazionale. Ma il «langhetto» azzurro non può certo essere considerato uno della cosiddetta «banda dei laziali» su cui, dopo le ultime parole di Pier Silvio Berlusconi, è scattato l’allarme.
Il figlio del Cavaliere, presentando l’altro giorno i palinsesti di Mediaset, ha lanciato una sfida al partito fondato dal padre: «Ricambio, facce nuove». E tanto è bastato a mettere in subbuglio i fedelissimi di Tajani e, soprattutto, la vecchia guardia romana, a cominciare da Maurizio Gasparri. È partita così la corsa alla ricerca delle «presenze nuove» che Berlusconi Jr ha chiesto al segretario di introdurre nel partito. E Cirio, per i suoi 52 anni, ma soprattutto per la postura moderata, pragmatica e da uomo del Nord potrebbe aspirare a giocare un nuovo ruolo, accreditandosi a questo punto come uno dei possibili attori dell’operazione svecchiamento, forte anche del suo rapporto (tenuto sottotraccia) con Marina Berlusconi.
Da parte sua, il governatore si schermisce e giura fedeltà al segretario Tajani. Ma dall’altro si prepara da tempo e con la dovuta pazienza ad assumere un ruolo di maggior peso nel partito sullo scenario nazionale, soprattutto davanti agli altri referenti piemontesi, come i ministri Paolo Zangrillo e Gilberto Pichetto, in vista anche delle prossime elezioni politiche nel 2027. Certo, le ultime dichiarazioni di Pier Silvio, assai fredde sulla battaglia dello ius scholae condotta da Tajani («Non è una priorità del Paese»), imporranno anche a Cirio di ricalibrare gli accenti su una causa che aveva sposato, anche per andare incontro al sindaco dem Stefano Lo Russo, ma soprattutto per proiettare il partito in una dimensione di rinnovamento e futuro.
«Berlusconi non solo ha azzoppato il dialogo in corso tra i principali partiti riformisti dei due schieramenti, ma ha sancito ancora una volta — si rammarica Monica Canalis, consigliera regionale e vicesegretaria regionale del Pd — che a comandare in Forza Italia non sono i dirigenti del partito, né i parlamentari eletti, ma la famiglia Berlusconi».
12 luglio 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12 luglio 2025
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