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Al Tour de France 2025 «pedala» il business delle bici hi-tech: 850 mezzi da oltre 7,5 milioni

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I conti si fanno in fretta: al via del Tour de France che scatta il 5 luglio da Lille ci saranno ventitré squadre di otto corridori, ciascuna con quattro bici a disposizione, a cui ne vanno aggiunte cento «speciali» per caratteristiche, finitura o taglia. Nei camion (blindati) dei team e tra alberghi (sorvegliati speciali) viaggeranno circa 850 biciclette del costo medio al pubblico di 9.000 mila euro per un controvalore di oltre 7,5 milioni di euro, a cui ne vanno aggiunti altri due di componentistica di ricambio e materiali di consumo. A spaventare chi si affaccia a questo mondo non sono tanto i costi dei telai, ma quelli dei componenti che li trasformano in bici complete: oltre tremila euro per una coppia di ruote (ora disponibili anche con monitoraggio elettronico della pressione), 1.500 per un manubrio, 400 per una sella, 70/100 per uno penumatico che vive lo spazio di duecento chilometri prima di essere sostituito. Il Tour de France è la massima vetrina mondiale della tecnologia ciclistica, una fiera itinerante dove mettere in mostra il meglio.

grafico bici tech

La bici del marziano

Sul configuratore online di Colnago, il produttore italiano della V5Rs, il costo della nuova bici del Marziano Tadej Pogacar può superare abbondantemente i 15 mila euro. Ma per acquistare la Y1Rs, il modello che lo sloveno può usare nelle frazioni di pianura in cui sfruttare al meglio l’aereodinamica, il costo base è di 12.300 euro e tocca mettersi in lista d’attesa. Riducendo del 19% la superficie frontale esposta al vento, questo telaio garantisce (a chi la sa sfruttare) un vantaggio importante in termini di risparmio energetico da poi capitalizzare nelle grandi salite.

Componenti preziosi

L’aerodinamica della bici è nulla senza un manubrio che permetta all’atleta una posizione raccolta ma sostenibile per le 5/7 ore di una tappa. Chiedersi perché un manubrio come SeS Ar One-Piece (il più caro in commercio) possa sfiorare i 1.500 euro ha senso. I produttori rispondono che ogni pezzo è modellato a mano nello Utah (anche qui lunga lista di attesa) e permette di assumere una posizione millimetricamente conforme alle sue caratteristiche antropometriche. Il tema dei manubri «stretti» è così attuale che l’Unione Ciclistica Internazionale ha introdotto un limite minimo di lunghezza di 40 centimetri per ridurre (a suo dire, almeno) i rischi di posizioni che non consentano un immediato controllo della bici in caso di pericolo. Una decisione giustamente contestata perché la misura non è stata differenziata tra uomini e donne e penalizza in modo ingiusto le ragazze.

Personalizzazioni da F1

Nel settore selle, la stampa digitale 3D ha permesso la totale personalizzazione dei modelli di punta dove ogni porzione della superficie d’appoggio si adatta alla conformazione pelvica del bacino per garantire più comfort ma anche aggressività quando si attacca. Il cockpit della bici si avvicina sempre di più a quello di una macchina di F1 costruito attorno al pilota con un computer di bordo che permette il monitoraggio di ogni parametro.
Rispetto a quello di pochi anni fa, il ciclismo oggi offre gruppi-cambio con un’immensa varietà di rapporti. Un’altra storica azienda italiana, la vicentina Campagnolo, ha appena messo in commercio il primo gruppo-cambio al mondo in grado di abbinare alle due corone anteriori ben 13 velocità posteriori: il SuperRecord 13 è ovviamente elettronico, ha sette configurazioni di guarnitura (45/29, 48/32, 50/34, 52/36, 53/39, 54/39, 55/39) e permette di volare su qualunque pendenza, positiva o negativa.

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2 luglio 2025

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