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«AI Mode» di Google ridisegna il web: meno traffico ai siti, più risposte dall’intelligenza artificiale (e cosa significa per i media)

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Da marzo 2025 tutti gli utenti che in Italia utilizzano come motore di ricerca Google Search, o più semplicemente Google, visualizzano come primo risultato “AI Overview”, una funzionalità basata sull’intelligenza artificiale che raccoglie e fornisce una «panoramica» delle informazioni trovate nel web includendo le rispettive fonti sotto forma di link. Uno strumento che sta letteralmente cambiando la ricerca mensile di oltre 2 miliardi di utenti in più di 200 Paesi in tutto il mondo, come dichiarato dall’amministratore delegato di Google, Sundar Pichai, alla presentazione del bilancio del secondo trimestre 2025 della società.

Il motore di risposta

«Sembra proprio che il motore di ricerca più usato al mondo – secondo i dati Statcounter (2024) Google detiene l’89,7% del mercato – si stia trasformando in un vero e proprio “motore di risposta” – dichiara Ilaria Zampori, VP Southern Europe di Quantcast -. Una risposta ancora basica, talvolta incompleta e imperfetta, ma sicuramente soddisfacente per le ricerche meno complesse e soprattutto sufficiente per una buona parte dei consumatori come testimonia la diminuzione del traffico denunciata da diversi siti online, anche i più famosi».

Il calo del traffico del NYT

Il New York Times nell’aprile di quest’anno ha registrato un calo del 36,5% della quota di traffico proveniente dalla ricerca organica verso i siti desktop e mobile (fonte Euronews). «Una tendenza confermata anche da un report pubblicato dall’Istituto di ricerca indipendente Pew Research Center: quando nei risultati di ricerca compare un riassunto prodotto dall’intelligenza artificiale, solo l’8% degli utenti statunitensi intervistati dichiara di cliccare sul link della fonte, mentre quando non è presente la risposta generata da AI Overview e la pagina mostra solo i classici link blu, la percentuale dei click raddoppia arrivando al 15%», aggiunge Zampori.

L’era post-clic

Un’evoluzione che non si arresta, come dimostra anche il recentissimo annuncio del lancio di AI Mode, un aggiornamento di AI Overview pensato e realizzato per query più complesse e strutturate, e che unita alla progressiva adozione di ChatGPT&Co, sta mettendo in discussione l’avvenire dei click tanto che in alcuni tavoli di lavoro è cominciata a circolare l’espressione «era post-clic». 

La sfida per gli editori

Agli editori, l’anello della catena che rischia di essere maggiormente penalizzato, spetta senza dubbio la sfida più grande. «In termini di contenuti dovrebbero concentrarsi sulla qualità e sull’autorevolezza, due caratteristiche particolarmente apprezzate dai sistemi di intelligenza artificiale, e sulla creazione di fonti uniche e distintive che l’AI non è in grado di sostituire. – spiega Zampori – Così come ottenere informazioni in tempo reale sull’audience, affidarsi all’intelligence contestuale e impiegare strumenti di monetizzazione per rimanere competitivi, potrebbero essere dei validi alleati in tal senso. Sarà fondamentale, poi, ridefinire le strategie di engagement dei lettori così come le azioni di fidelizzazione decidendo di investire nelle relazioni magari attraverso newsletter e programmi fedeltà».

La sfida per gli inserzionisti

E gli inserzionisti? «Per loro acquisiranno sempre più valore i dati di prima parte e i segnali contestuali, mentre, quasi certamente, subirà un crollo importante il modello del migliore offerente, perché saranno rilevanti soprattutto la pertinenza, la qualità e la fiducia. In termini di misurazione, l’attenzione si sposterà dai modelli basati sui clic a nuove metriche, tra cui la presenza del marchio nei risultati della ricerca basata sull’intelligenza artificiale», prosegue Zampori. Per evitare che l’intelligenza artificiale, anziché migliorare la scoperta e la monetizzazione delle pubblicazioni, assuma la posizione di unico gatekeeper, l’intero ecosistema dovrebbe favorire modelli di business più sostenibili, capaci di distribuire in modo più equo i ricavi e valorizzare la qualità dei contenuti, anziché alimentare i profitti dei colossi tech.

Il ruolo degli utenti

«Un ruolo chiave lo giocheremo tutti noi, in qualità di utenti finali. Sta a noi decidere se vogliamo accontentarci delle brevi informazioni che l’intelligenza artificiale sceglie di mostrarci o se, al contrario, vogliamo continuare ad essere liberi di informarci attingendo ad una pluralità di fonti, accreditate e indipendenti», conclude Zampori.

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6 novembre 2025 ( modifica il 6 novembre 2025 | 15:29)

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