Lavori che un tempo erano molto diffusi stanno ormai scomparendo. Ogni anno nascono professioni nuove, mai immaginate prima, e progressivamente vengono abbandonati mestieri di cui, con il passare del tempo, si finisce per non ricordarsi nemmeno più. E questa evoluzione ha caratterizzato la storia ben prima dell’avvento dell’intelligenza artificiale, che è uno straordinario acceleratore di questo tipo di trasformazione.
Il Wall Street Journal, in un recente articolo, ha fotografato l’evoluzione del mercato del lavoro americano, dal 1860 ai giorni nostri, partendo dai dati del Census Bureau. Nel 1860 il lavoro più diffuso negli Stati Uniti era l’agricoltore. Questa categoria rappresentava più del 32% dei lavoratori americani liberi (allora c’era ancora la schiavitù). Oggi, la quota degli agricoltori non supera lo 0,3% della forza lavoro americana.
Nel 1960 gli Stati Uniti, che fino ad allora erano stati una nazione di agricoltori, erano diventati a tutti gli effetti una nazione manifatturiera. Ma già negli anni ’70 una quota significativa della forza lavoro aveva iniziato a spostarsi sui servizi. Negli anni ’90, evidenzia il Wall Street Journal, i lavoratori delle fabbriche avevano passato il testimone ai negozianti mentre le fabbriche chiudevano e il commercio al dettaglio cresceva. Tra i lavori che stanno scomparendo negli Stati Uniti ci sono anche minatori, fabbri, calzolai. I minatori un tempo costituivano fino al 2,5% della forza lavoro, oggi rappresentano circa lo 0,1%. Nel 1860, i fabbri erano circa l’1,3% della forza lavoro statunitense. Dal in poi 1980 non compaiono più nemmeno nei dati statistici.
Più di recente, le vendite online hanno portato alla chiusura di molti negozi, con un conseguente calo degli addetti alle vendite. Sono invece aumentati i professionisti in settori come quello dell’informazione, della finanza e in altri lavori d’ufficio. Tra i lavori completamente scomparsi o quasi, il Wall Street Journal cita anche sarti, mugnai, scalpellini, barcaioli, stivatori, tipografi, marinai e altri mestieri un tempo ricorrenti.
Oggi a scuotere il mercato del lavoro è soprattutto l’intelligenza artificiale. Su quanto l’impatto di questa rivoluzione potrà essere dirompente o meno, il dibattito è ancora aperto. I più pessimisti sostengono che cancellerà molti più posti di lavoro di quanti riuscirà a crearne, i più fiduciosi ritengono che i due trend riusciranno a bilanciarsi, anche se non a costo zero. Gli ultimi dati dicono che, fra gennaio e settembre 2025, le aziende statunitensi hanno annunciato piani di assunzione per 204 mila persone, un numero così basso non si vedeva dal 2009, e piani di licenziamenti per quasi un milione di dipendenti, il numero più alto dal 2020. E per la prima volta alcuni gruppi ammettono che i licenziamenti sono motivati da un crescente utilizzo dell’AI da parte delle aziende.
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4 novembre 2025
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