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Affitti brevi a Torino, con Airbnb entrano una media di 11.300 euro l’anno per appartamento. In quali quartieri e in quali mesi si guadagna di più

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Nel cuore del centro storico di Torino, a due passi dai musei e dalle piazze più amate dai turisti, un semplice appartamento in affitto su Airbnb può fruttare in media più di 11.300 euro lordi all’anno. Ma non è solo il salotto della città a far guadagnare chi decide di aprire la porta ai visitatori pubblicando le foto della camera da letto, del living e del bagno: anche in altri quartieri la rendita da affitti brevi continua a crescere. Come in Crocetta (7.300 euro), Borgo Po (7.000) e Cenisia (6.500).

Affitti brevi a Torino, con Airbnb entrano una media di 11.300 euro l’anno per appartamento. In quali quartieri e in quali mesi si guadagna di più

Affitti brevi: i numeri del boom

Negli ultimi otto anni la corsa degli Airbnb sotto la Mole ha avuto il passo di un velocista: +49,9% di annunci pubblicati, fino a toccare quota 9.734 nel 2024. Un boom che racconta molto più di una semplice tendenza: è un cambiamento profondo nel modo in cui la città vive, si evolve e guadagna accogliendo sempre più turisti, con buona pace delle famiglie che faticano a trovare un appartamento a prezzi contenuti.

A raccontarlo è l’ultima ricerca pubblicata dal Full (Future Urban Legacy Lab). È il centro interdipartimentale del Politecnico che studia le trasformazioni urbane e territoriali. In accordo con il Corriere Torino presenta «Chi gestisce Airbnb a Torino (e dintorni)?». Gli autori, il professore Francesco Chiodelli e il dottorando Matteo Beltramo, esplorano il fenomeno degli affitti brevi tra il 2017 e il 2024 a Torino analizzando migliaia di dati raccolti da Airdna sul portale. Informazioni relative a ogni singolo annuncio, host e transazione economica.

Torino: bene ma non benissimo

Ieri, su queste colonne, si è raccontato come la crescita degli affitti brevi faccia gola ai grandi host. Con un giro d’affari arrivato a 68,3 milioni nel 2024, in crescita del 240% rispetto al 2017, il ruolo dei «grandi gestori», parliamo di chi ha in portfolio più di 10 appartamenti, è sempre più centrale. 

Come nel resto d’Italia, anche a Torino le prestazioni degli alloggi gestiti da large host sono migliori. Nel 2024 ogni annuncio fruttava annualmente, in media, 10.500 euro (la media nazionale è 17.100), mentre quelli degli small host «solo» 5.500 euro e quelli dei medium 8.400 euro. In soldoni, perché è di quello che parliamo, i large host, anche se rappresentano meno del 2% della platea, si sono accaparrati 18,1 milioni di euro sui 68,3 complessivi (il 26,5%).

Negli ultimi anni, i ricavi per unità abitativa e per host sono cresciuti rispettivamente del 127% (da 3.100 a 7.000) e del 154% (da 4.500 a 11.400 euro). Un incremento in linea con le altre città, nonostante una differenza sostanziale. «I prezzi per notte risultano più bassi rispetto alle altre grandi città — spiega Beltramo, uno degli autori del report —. Segno di un mercato con forte concorrenza e della natura stessa di Torino. È una città d’arte ma senza la risonanza di Firenze o Venezia. E si sta rilanciando con i grandi eventi che, però, si concentrano in periodi precisi dell’anno».

Affitti brevi a Torino, con Airbnb entrano una media di 11.300 euro l’anno per appartamento. In quali quartieri e in quali mesi si guadagna di più

Airbnb a Torino: la mappa dei prezzi

Come per il numero di annunci, l’espansione degli Airbnb si differenzia in base al quartiere anche per quanto riguarda la tariffa media notturna. È aumentata in tutta la città, ma rimangono dietro le periferie

A Falchera, che dal 2017 assiste a un balzo degli indici di occupazione degli alloggi più alto di Borgo Po e Cavoretto, il ricavo medio per annuncio è il più basso di tutti: 2.300 euro all’anno. Superato (di poco) da Mirafiori Nord (2.900 euro), da Regio Parco (3.000 euro), Mirafiori Sud (3.200 euro) e Barriera di Milano (3.300 euro).

Affitto lungo o affitto breve: qual conviene

«Un appartamentino affittato su Airbnb che frutta 7 mila euro lordi — annota Beltramo — vuol dire che produce un ricavo interessante per un proprietario, perché non troppo distante dall’introito prodotto dalla stipula di un contratto ordinario di locazione abitativa su un mercato privato. In particolare, a Torino, dove le tariffe sono più basse di quelle registrate in altre città».

A spanne, togliendo le commissioni di Airbnb (3% per host non professionisti) e le tasse (cedolare secca e Irpef), si arriva a guadagnare quasi quanto affittare un alloggio allocato a 700 euro al mese. «Certo — precisa lo studioso —, negli affitti turistici bisogna considerare spese come le pulizie e altro, ma per il proprietario ci sono meno preoccupazioni per quanto riguarda morosità e sfratti». 

In quali mesi si guadagna di più?

In relazione ai mesi, le prestazioni peggiori degli annunci si registrano (nel 2024) a gennaio e febbraio con 8 notti prenotate. Il picco? A maggio e in autunno. Da approfondire il tema più discusso in questo ultimo periodo in cui si sono montate le proteste per le tariffe del mercato immobiliare in veloce crescita. «Le nostre indagini — chiosa Beltramo —, evidenziano una correlazione tra crescita degli Airbnb e le tariffe degli affitti. Ma è difficile andare oltre. Possiamo affermare, però, che la realtà è in forte movimento. È corretto monitorare il mercato e le azioni dei large host per comprenderne le evoluzioni e le tendenze».


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14 luglio 2025

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