
È un’archiviazione che suona come l’approvazione di una «pratica a tutela», quella decisa ieri dal Consiglio Superiore della magistratura nei confronti del procuratore di Roma Francesco Lo Voi, finito nel mirino del centrodestra per il «caso Almasri» e i suoi cascami politico-giudiziari.
Dieci mesi fa, nel pieno delle polemiche per l’indagine aperta e subito trasmessa al Tribunale dei ministri sulla premier Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano dopo il rilascio e il rimpatrio del generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale, i consiglieri laici filogovernativi avevano chiesto di avviare una procedura per l’eventuale trasferimento d’ufficio «per incompatibilità ambientale-funzionale» legata a una vicenda che nulla aveva a che fare con Almasri. Salvo la coincidenza temporale e la consequenzialità con alcune dichiarazioni del sottosegretario Mantovano contro il procuratore, e una denuncia penale presentata dal vertice dei servizi segreti.
A ruota, i rappresentanti della maggioranza di governo nel Csm si erano mossi perché a loro avviso era «evidente» che Lo Voi avesse «compromesso i rapporti istituzionali tra la Procura di Roma e le Agenzie di intelligence». Il motivo? Avere inserito, tra gli atti depositati alla fine di un’indagine per diffamazione promossa dal capo di Gabinetto di Palazzo Chigi Gaetano Caputi contro il quotidiano Domani, documenti ricevuti dall’Agenzia di informazioni per la sicurezza interna (Aisi), che dovevano rimanere segreti. I giornalisti indagati, invece, li avevano fotocopiati e pubblicati.
Di qui l’accusa di «gravi» violazioni di legge mossa da Mantovano davanti al Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi; l’esposto a Perugia firmato dal direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza; infine la proposta al Csm di allontanare il procuratore perché i servizi non potevano più fare affidamento «circa l’effettiva tutela del segreto degli atti trasmessi» al suo ufficio. Finita ieri in archivio con i voti di tutti i consiglieri, tranne i sei laici di centrodestra che avevano fatto aprire il fascicolo e di una togata astenutasi per essere una giudice del Tribunale di Roma.
La motivazione ufficiale è che «non ci sono provvedimenti da adottare, risultando già informato» il procuratore generale della Cassazione per eventuali azioni disciplinari (che non risultano avviate); come dire che la ipotizzata «incompatibilità ambientale» non c’entra niente. Ma nella sostanza il fronte togato compatto e i laici non governativi del Csm hanno voluto respingere un attacco al procuratore di Roma. Il quale aveva già spiegato al Copasir che la documentazione chiesta all’Aisi «ove non sussistano ragioni ostative», non rientrava nei casi in cui la legge consente agli indagati di vederli ma senza farne copia.
L’indagine aperta a Perugia è rimasta «contro ignoti», dunque Lo Voi non è stato nemmeno indagato per eventuali reati commessi, e anche questo ha pesato nella decisione del Csm; nonostante le consigliere Isabella Bertolini e Claudia Eccher (Fratelli d’Italia e Lega) chiedessero approfondimenti per eliminare presunte «opacità» su questa vicenda. È tuttavia abbastanza chiaro che con il voto di ieri il Consiglio abbia giudicato strumentale la pratica sollecitata dal centrodestra, al pari di un’altra (presentata quasi in contemporanea ma ancora pendente) in cui si stigmatizzava l’immediata iscrizione sul registro degli indagati dei componenti del governo coinvolti nel caso Almasri. Argomento su cui s’è già pronunciato il Tribunale dei ministri, che non solo ha ritenuto corretto il comportamento del procuratore, ma aveva chiesto l’autorizzazione a procedere contro Nordio, Piantedosi e Mantovano, negata dal Parlamento.
Altre richieste pendenti al Csm su Lo Voi sono invece «a tutela» della sua persona e funzione per gli attacchi ricevuti all’epoca, e più di recente per l’indagine aperta su Giusi Bartolozzi, la capo di Gabinetto del ministro della Giustizia denunciata dallo stesso Tribunale dei ministri per il reato di false informazioni agli inquirenti. Un altro «atto dovuto» (come quello di gennaio su Meloni, i due ministri e il sottosegretario) contestato dal centrodestra che ha votato perché la Camera dei deputati sollevi un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Consulta, accusando Lo Voi di avere fatto un «uso distorto» del «potere di qualificazione dei reati».
Il procuratore ha replicato dicendosi «sconcertato» per questa contestazione e ribadendo di avere «semplicemente eseguito una disposizione del Tribunale dei ministri e comunicato al Parlamento tutti gli atti affinché lo stesso potesse esercitare le proprie prerogative». Niente di personale né di politico, solo l’applicazione del codice.
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20 novembre 2025
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