
Come anticipato venerdì, il ministero per le Imprese e il Made in Italy ha confermato l’interesse nazionale e il valore strategico delle acciaierie di Bolzano. Lo ha ribadito il ministro Adolfo Urso all’incontro di ieri pomeriggio, martedì 4 novembre, a Palazzo Piacentini in via Vittorio Veneto a Roma, davanti alle delegazioni della Provincia di Bolzano, delle sigle sindacali e dei vertici della Valbruna, l’azienda che negli ultimi trent’anni ha gestito lo stabilimento siderurgico. Dopo la scadenza della concessione e la pubblicazione del bando per la riassegnazione dei terreni, il futuro del sito è ancora tutt’altro che definito. Il governo ha solo manifestato, e confermato attraverso la sua istruttoria, che l’attività metallurgica a Bolzano ha valore nazionale, ma spetta alla Provincia garantirne la continuità. In occasione del confronto al Mimit, è stato ricordato dal ministro che il Golden Power sarà applicato solo in caso di minaccia dell’interesse nazionale (ovvero il rischio che l’attività passi a un’impresa non italiana o a un soggetto che nell’area voglia realizzare altri progetti) ed eventualmente solo dopo l’esito della gara pubblica (scadenza di presentazione delle domande il prossimo 15 gennaio).
La palla in mano alla giunta provinciale
Tenuto conto di questo, sarà la Provincia, sulla base di come è stato scritto il bando, a decidere se mantenerlo così com’è, modificarlo o ritirarlo. Il vicepresidente e assessore all’Industria Marco Galateo, al termine dell’incontro, ha commentato: «Torniamo a Bolzano con parecchi spunti di discussione sui quali prenderemo in fretta delle decisioni, nell’interesse collettivo. È stata inoltre segnalata una diffida presentata dalla proprietà nei confronti della Provincia per rivendicare un diritto di opzione d’acquisto risalente al 1995 e rimasto sospeso». Secondo le regole di concorrenza europee, per scongiurare anche il rischio ricorsi, vie alternative al bando non sembrano percorribili. La Giunta provinciale, nel corso della sua seduta, deciderà il da farsi, magari prendendo in considerazione la possibilità di una nuova stima sul valore dei quasi venti ettari di terreno (forse da parte di Cassa Depositi e Prestiti). Valbruna attende intanto l’esito dei suoi ricorsi al Tar. Per uno di questi aveva contestato i criteri, le cifre e le modalità previste dal bando (a cui si potrebbe aggiungere anche l’opzione di acquisto che non aveva ricevuto risposta, prima che ci fosse la normativa Ue). Questa sentenza dovrebbe arrivare entro il 17 novembre. Prima di questa data difficilmente l’azienda vicentina scioglierà le riserve sulla sua partecipazione alla gara pubblica, mentre chiunque altro sia interessato dovrà effettuare un sopralluogo del sito entro il 14 novembre. Allo stesso modo è improbabile che la Provincia metterà mano al bando prima della pronuncia del tribunale amministrativo.
I sindacati chiedono garanzie
Durante l’incontro con Urso, Valbruna ha manifestato l’esigenza di decidere in fretta, perché il clima di incertezza non agevola il lavoro di un’azienda che ha commissioni della durata di diversi mesi, oltre a uno stallo che condiziona clienti, partner e lavoratori che nel frattempo hanno iniziato a guardare altrove. E siccome per l’impresa vicentina le condizioni economiche del bando appaiono gravose (tre milioni all’anno per un diritto di superficie per i prossimi 50 anni), ci si chiede anche se il bando non rischi di rimanere deserto. Il Consiglio provinciale dovrebbe discutere oggi la mozione del Pd che chiede il ritiro del bando, ma l’interrogativo che si pongono i segretari provinciali di categoria rispecchia il pensiero di molti. «Le garanzie ancora non ci sono — ammette Giuseppe Pelella (Uilm) —. Noi sindacati personalmente riteniamo che il ministro il suo lo abbia fatto. Ora la palla è passata alla Provincia». La Uil prende quindi atto di un punto di svolta concreto, almeno per il futuro siderurgico dell’area. Riccardo Conte (Fim) e Marco Bernardoni (Fiom) restano convinti che le cifre del bando «siano proibitive», mentre condividono l’idea che prima della pronuncia del Tar «poco possa muoversi, al netto di cordate che finora non hanno chiesto alcun sopralluogo dello stabilimento».
5 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA

