
«Condizioni mortificanti», effetti «discriminatori», «procedure illegittime in quanto ostacolano, ritardano e rendono eccessivamente difficile l’esercizio dei diritti». Così si esprime il Tribunale di Torino a proposito delle lunghissime code che per mesi si sono formate davanti agli uffici immigrazione della Questura, in corso Verona: code composte da chi era lì per chiedere o rinnovare il permesso di soggiorno. Gente costretta a trascorrere la notte all’aperto e ad attese interminabili.
La sentenza del giudice Andrea Natale ha stabilito che quel sistema è discriminatorio e ora impone al ministero dell’Interno di riorganizzare le procedure seguendo il modello adottato dalla Questura di Milano, che ricorre a un sistema di prenotazione online che distingue tra coloro che possiedono un documento di identità e chi invece ne è sprovvisto.
Come si legge sul quotidiano La Stampa, la sentenza accoglie il ricorso che era stato depositato da 18 richiedenti asilo e dall’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione. I diciotto ricorrenti avevano tentato in più occasioni di entrare negli uffici della Questura arrivando sul posto alle prime luci dell’alba o trascorrendo addirittura la notte all’aperto. E questo perché non c’era la possibilità di prenotazione online o di prendere un appuntamento una volta sul posto.
9 agosto 2025 ( modifica il 9 agosto 2025 | 10:36)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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