Le ultime immagini sono quelle che arrivano dalla riserva naturale dello Zingaro, distrutta il 25 luglio scorso da un incendio di vaste proporzioni, e dal sud della Sardegna, dove le fiamme hanno aggredito il territorio tra Castiadas e Villasimius. Ma sono migliaia i roghi che hanno interessato il nostro Paese, e non solo, negli ultimi mesi, provocando danni ambientali inestimabili e anche vittime: dalla Calabria alla Puglia, dalla Turchia alla Grecia e Cipro.
Nell’affrontare il problema degli incendi in costante aumento è necessario un approccio alla prevenzione integrato alla pianificazione del territorio che si adatti alle specificità locali e regionali, spiegano in un nuovo report Wwf e Birdlife Europa e Asia Centrale (Lipu in Italia), sottolineando come oltre il 95% degli incendi boschivi in Europa siano causati direttamente o indirettamente da attività umane. «L’Europa si trova a un bivio: possiamo continuare a investire in costose misure di emergenza oppure intraprendere azioni strategiche e scientificamente fondate per prevenire questi disastri prima che si verifichino. Il documento illustra come poterlo fare, e perché dobbiamo agire subito», chiarisce Edoardo Nevola, responsabile Foreste del Wwf Italia.
Lo studio arriva a pochi giorni dal dossier “Italia in fumo” di Legambiente che mostra come nei primi sette mesi del 2025 siano stati distrutti nel nostro Paese 30.988 ettari di territorio, una superficie pari a oltre 43.000 campi da calcio, e come solo la Sicilia – maglia nera – sia stata interessata da 248 roghi che hanno incenerito 16.938 ettari. «Non basta intervenire sull’emergenza estiva. Serve un approccio integrato che unisca prevenzione, monitoraggio, rilevamento e lotta attiva», ricorda Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.
Wwf e Lipu invitano i governi europei a passare da un approccio focalizzato sulla gestione dell’emergenza a un approccio basato sulla prevenzione e integrato alla gestione del territorio. Gli incendi – evidenziano le due associazioni – causano danni ecologici diffusi, gravi perdite economiche e hanno profondi impatti sociali. «Ogni anno gli incendi europei rilasciano in atmosfera una quantità di carbonio pari a quella prodotta dall’intero settore dell’aviazione globale in quattro mesi, e causano una perdita di produzione stimata tra i 13 e i 21 miliardi di euro, una cifra che sarebbe sufficiente a ripristinare completamente ogni anno una superficie forestale vasta quasi quanto la Slovenia. Invece, questi miliardi vanno letteralmente in fumo, mentre gli ecosistemi si degradano e i rischi climatici si intensificano». I fondi dell’Ue, insistono le due associazioni, devono abbandonare pratiche non sostenibili come bruciare alberi per la bioenergia e dare priorità a soluzioni basate sulla natura che riducano il rischio di incendi boschivi, proteggano la biodiversità e aumentino la resilienza dell’intero territorio.
Per questo, nel documento, sono contenute alcune azioni concrete e strategie da mettere in campo senza proroghe:
- Proteggere e ripristinare ecosistemi chiave come foreste naturali, aree umide e praterie, che forniscono servizi vitali e fungono da barriere antincendio naturali.
- Incentivare la gestione forestale più vicina alla natura per rendere i popolamenti forestali più resistenti e resilienti, e sostituire le piantagioni più infiammabili con specie autoctone più resistenti al fuoco.
- Rilanciare le pratiche agro-silvo-pastorali tradizionali per aumentare la biodiversità e ridurre il rischio di incendi boschivi sul territorio.
- Ripopolare le specie faunistiche che si nutrono di vegetazione combustibile contribuendo così a creare territori meno vulnerabili.
- Investire in sistemi di allerta precoce e sostenere le comunità “fire-smart, ovvero in grado di prevenire gli incendi boschivi, soprattutto nelle zone ad alto rischio.
La strategia europea in materia di incendi boschivi «sta fallendo perché continua a investire denaro nella soppressione degli incendi invece di affrontare le cause alla radice. Le soluzioni basate sulla natura, come il ripristino degli ecosistemi e la gestione del territorio attenta al rischio di incendio boschivo, devono passare da marginali a tradizionali. I finanziamenti pubblici devono essere reindirizzati verso azioni preventive comprovate che rafforzino la resilienza sia del clima che del territorio», conclude Riccardo Gambini, responsabile delle politiche forestali e bioenergetiche presso BirdLife Europe.

30 luglio 2025 ( modifica il 30 luglio 2025 | 09:36)
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