
Otto miliardi di tonnellate di rifiuti plastici invadono, oggi, il Pianeta. Nessun luogo è risparmiato: dalla cima dell’Everest ai fondali dell’Oceano, passando per le cosiddette «garbage patches», isole nate dall’incontro di grandi, enormi, ammassi galleggianti e non dall’immaginazione di qualche regista americano. Come nessun essere vivente: particelle invisibili, di micro e nanoplastiche, sono state ormai trovate anche negli organismi di specie marine e terrestri in tutto il mondo (sì, anche nei nostri gatti domestici), oltre che negli esseri umani. A lanciare l’ennesimo allarme è stato nei giorni scorsi uno studio pubblicato dalla rivista scientifica «The Lancet», mentre a Ginevra dal 5 agosto al 14 agosto i delegati di quasi 180 Paesi e l’Ue stanno affrontando il problema alla fonte, con l’obiettivo di fissare degli obiettivi vincolanti per ridurne la produzione.
A loro, in dieci giorni, è affidata la complicata sfida di redigere — superando ogni burocrazia e il fallimento dei colloqui organizzati a Busan, in Corea del Sud, alla fine del 2024 — il primo trattato globale per ridurre l’inquinamento da plastica, un materiale che minaccia di soffocare la Terra, a livello ambientale, sanitario e anche economico. L’obiettivo è trovare l’accordo su un testo, giuridicamente vincolante, che si occupi dell’intero ciclo di vita del prodotto, senza dimenticarne lo smaltimento, in un contesto complesso che deve tenere conto del blocco dei Paesi produttori di petrolio. Le Nazioni Unite hanno calcolato che nel mondo ogni anno vengono messe sul mercato oltre 460 milioni di tonnellate di plastica e di queste circa il 75% finisce tra i rifiuti: un trend che potrebbe portare entro il 2050 la produzione globale a raggiungere le 884 milioni di tonnellate. Una vera e propria invasione. Per richiamare l’emergenza a Ginevra è stata realizzata un’installazione temporanea e in continua evoluzione: «The thinker’s burden», riproduzione della celebre opera di Auguste Rodin, cerca di resistere e non soffocare, incastrata in un «mare» di rifiuti. Consapevole del «fardello» che porta e guardando all’eredità da lasciare alle future generazioni.
Il tempo stringe: contribuire con scelte più consapevoli e una corretta raccolta differenziata non è solo un buon proposito, ma una responsabilità che deve essere condivisa. Abbiamo un’ultima occasione per trasformare l’allarme in una svolta sostenibile, senza troppi compromessi e senza la paura di affermare che l’accordo internazionale sulla plastica può essere paragonato, come rilevanza, a quello sul clima di Parigi.
8 agosto 2025 ( modifica il 9 agosto 2025 | 10:36)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
8 agosto 2025 ( modifica il 9 agosto 2025 | 10:36)
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