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«A Gaza nessun errore ma volontà di uccidere». La denuncia di Mattarella

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Non è l’ennesimo attacco verbale di Mosca alla sua persona il tema che più tormenta Sergio Mattarella. Il cuore e la testa del presidente della Repubblica sono pieni dell’orrore di Gaza, «di giorno in giorno, drammaticamente, più grave e intollerabile». Come grave, anzi «gravissimo», è il riaffiorare dell’antisemitismo, «che si alimenta anche di stupidità». Non è certo la prima volta che l’inquilino del Quirinale inchioda Tel Aviv alle sue responsabilità, ma in occasione della cerimonia del Ventaglio al Quirinale con i giornalisti parlamentari la sua condanna non lascia spazio a giustificazioni di sorta. 

Senza scandire il nome di Netanyahu, né pronunciare il termine genocidio, Mattarella in sostanza accusa il governo di Israele di pianificare sistematicamente la distruzione a cui, da quasi due anni, il mondo assiste impotente: «È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente».

Gaza, non sono errori

Può essere un errore prendere a bersaglio «bambini assetati in fila per avere acqua»? Un errore sparare su ambulanze, medici, infermieri, su civili inermi e affamati che rischiano la vita per un pugno di farina? Un errore distruggere ospedali, uccidere «bambini ricoverati per denutrizione»? No, è il doloroso leitmotiv di Mattarella. Non sono errori e non lo è stato nemmeno «l’incredibile bombardamento della parrocchia della Sacra Famiglia». Il presidente lo scolpisce nel latino di Seneca e Sant’Agostino: «Errare humanum est, perseverare diabolicum». E se non arriva a chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina è perché sono scelte che toccano ai capi di governo, o ai presidenti con funzioni esecutive. Certo per lui è «sconvolgente» prendere atto che Israele abbia imboccato «la strada della guerra continua e ovunque, dimenticando che la guerra suscita nuove schiere avverse, nuovi reclutamenti di nemici, indotti anche dalla disperazione». Una dolorosa presa d’atto, che va di pari passo con la condanna del «barbaro attacco di Hamas del 7 ottobre di due anni fa».

Le liste dei «russofobi»

Rispondendo al presidente dell’Associazione stampa parlamentare, Adalberto Signore, Mattarella parla per 25 minuti e non dedica un solo verbo alla lista di proscrizione partorita dai comunicatori del Cremlino. Nell’elenco dei presunti «russofobi» c’è anche il suo nome, ma il capo dello Stato non raccoglie la provocazione e il suo silenzio certifica il massimo disprezzo. Al Colle non intendono farsi dettare l’agenda da Mosca e se il discorso non è stato ritoccato dopo la notizia è perché non la ritengono «una cosa seria».

La guerra di Mosca

Serissima (e gravissima) è invece l’invasione dell’Ucraina, quel «macigno» che Putin, uno di quei protagonisti della vita internazionale che «aspirano a essere temuti più che stimati e ammirati», ha piazzato «sulle prospettive del continente europeo» il 24 febbraio 2022. Da allora la «postura aggressiva della Russia» prosegue «angosciosa», tanto che stati neutrali come la Finlandia hanno chiesto di entrare nella Nato. «L’aggressione della Russia all’Ucraina ha cambiato la storia d’Europa — è la riflessione di Mattarella — Quel grande Paese, sulla cui collaborazione avevamo nutrito ampia fiducia nell’Unione Europea, ha assunto sempre più una sconcertante configurazione volta allo scontro di potenza militare». E adesso i Paesi del Mar Baltico hanno paura, si sono convinti che «la Russia coltivi il proposito di nuove iniziative di aggressione».

La difesa dell’Oms

Oltre alla Nato e all’Onu, il capo dello Stato difende l’Organizzazione mondiale della sanità e (indirettamente) bacchetta il governo Meloni per essersi ritirato dall’Accordo pandemico globale: per Mattarella l’Oms è uno strumento prezioso, un «punto di riferimento fondamentale per la sicurezza di tutti» e irrinunciabile per l’Africa. Nella mattarelliana lezione di storia come «maestra di vita», solo all’apparenza non c’è spazio per Donald Trump. È lui il bersaglio di quel passaggio sulla collaborazione di mercato come «la base per conseguire pace e benessere», mentre i dazi doganali innescano conflitti. E allora ben venga quella rete alternativa di «collaborazioni economiche e commerciali» che la Ue va intessendo con Canada, Giappone, India, o America Latina.

Duro richiamo sulla Rai

Ai giornalisti, Mattarella suggerisce di evitare «la tentazione dell’autocensura» e di non rinunciare alla funzione vitale di «cane da guardia» del potere. L’8 agosto entra in vigore il Regolamento Ue sulla libertà dei media, che riguarderà anche il servizio pubblico. E Mattarella richiama con severità la politica: «Il quadro offerto nella Commissione parlamentare di Vigilanza sulla designazione del presidente Rai è sconfortante. La libertà vive del funzionamento delle istituzioni, non della loro paralisi».

Per non entrare nello scontro tra politica e giustizia, il capo dello Stato si limita a richiamare la Costituzione: i due poteri non devono fronteggiarsi come «fortilizi contrapposti», ma devono rispettare i propri limiti, i propri ambiti di attribuzione, i contrappesi e i controlli. La sua attitudine, ricorda in premessa, è «riflettere ed esortare a riflettere». E se c’è qualcosa che stride con il dettato costituzionale, suggerire correttivi. È successo di recente con il decreto Sport. I tecnici del Quirinale avevano consigliato di racchiudere le norme in un disegno di legge, ma il governo con il ministro Abodi ha tirato dritto. E così, a cerimonia finita, con le ultime strette di mano corrono anche le voci: il presidente potrebbe anche non promulgarlo.


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30 luglio 2025

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