
Presto, è presto. Ma tra Parigi e Milano si sta già ragionando sulla lista del cda di Banco Bpm, che dovrà portare al rinnovo della governance a primavera. Analisi e incontri sono già in corso tra l’istituto meneghino e Crédit Agricole, l’head hunter Spencer Stuart è al lavoro per intervistare i candidati interni e i possibili esterni e tracciare così i giusti profili. E secondo indiscrezioni è molto probabile che la lista del cda sarà frutto di una sintesi tra gli attuali vertici e i soci francesi, oggi detentori di un 20% dell’istituto, ma di cui ci si aspetta a breve l’ufficializzazione di un nuovo arrotondamento sotto soglia d’Opa. «Ci stiamo organizzando per restare a lungo termine come primi azionisti», ha detto il vice ad Jerome Grivet il giorno del nuovo piano industriale. E sempre l’altro ieri il ceo della Banque Verte, Olivier Gavalda, ha manifestato l’interesse a una fusione per il business italiano con l’ex popolare milanese, una fuga in avanti che avrebbe stupito non poco gli inquilini di Piazza Meda.
Ma tornando al cda, sempre fonti di mercato riportano che i francesi, forti del loro 20% e oltre, potrebbero avanzare la richiesta di 4-5 candidati per il nuovo board del Banco e quella di un direttore generale anche se le regole Bce sui controlli incrociati tra banche sembrerebbero smontare questa tesi. Oggi l’Agricole ha espresso solo due nomi su 15 – Chiara Mio e Paolo Bordogna –, senza ruoli diretti. Il ticket Massimo Tononi-Giuseppe Castagna invece non sarebbe in discussione alla luce degli ottimi risultati sinora riportati: i nove mesi si sono chiusi con 1,4 miliardi di utile (+16%). Un altro punto semmai da affrontare saranno i requisiti di indipendenza, destinati a decadere per alcuni consiglieri dopo la loro lunga permanenza nell’organo di governo, a cui si aggiungeranno quelli relativi alle quote rosa.
Il tema della lista del cda dovrà tenere ovviamente conto della nuova legge Capitali: essendo tuttavia prevista dallo statuto del Banco, basterà una delibera del consiglio di amministrazione per recepire l’adeguamento normativo (a differenza di Mps, dove, essendo una novità, si dovrà passare dal voto assembleare). A quel punto il board comincerà le sue interlocuzioni con i soci di maggioranza, senza trascurare quelli di minoranza come le fondazioni e le casse riunite nel patto del 6,51%: Enpam (1,99%), Cassa Forense (1,66%), Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca (1,24%), Inarcassa (1,03%), Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria (0,5%), Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (0,067%), Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia Pietro Manodori (0,0293%). Sullo sfondo resta il futuro del Banco: a chi andrà in sposa? All’Agricole, su cui però pende lo scrutinio del Golden Power, anche per un ipotetico concambio con il risparmio di Anima (i francesi han ufficializzato di non accettare una controparte in cash per il business italiano)? O a Mps, una volta che anch’essa si sarà dotata di una nuova governance e avrà integrato pienamente Mediobanca?
19 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
19 novembre 2025
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