
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK Alla prima americana di NUNS vs. the VATICAN, un documentario sull’abuso sulle religiose nella Chiesa cattolica che ha come protagoniste le suore del caso Marko Rupnik, la regista Lorena Luciano dice al Corriere: «Quando ho incontrato Gloria, ex suora della comunità Loyola, ho riconosciuto in lei un profondo senso di responsabilità nel dire la verità: sapeva di averla dentro e che tenerla sigillata non avrebbe giovato a nessuno. Sebbene il film sia un’inchiesta sugli abusi del clero cattolico contro le suore e sull’insabbiamento sistemico da parte del Vaticano, la storia che mi sta davvero a cuore è il viaggio interiore di Gloria, la sua silenziosa ri-scoperta di sé al di là del trauma e della fede. C’è qualcosa di universale nel percorso di Gloria che è profondamente politico. Le istituzioni possono ferire, tradire o mettere a tacere, ma non possono spegnere la dignità interiore di chi sopravvive».
Il film, prodotto da Filippo Piscopo, è stato proiettato ieri, sabato 15 novembre, al DOC NYC, dopo la prima mondiale a Toronto il 6 settembre, in entrambi i casi accolto da standing ovation.
Si lavora alla distribuzione cinematografica in Italia nel 2026. Ed esce proprio mentre si riaccende il dibattito sul caso Rupnik, dopo il recente annuncio di Papa Leone XIV che il processo ecclesiastico è ufficialmente iniziato, dopo la nomina di cinque giudici.
Le donne che accusano Rupnik attendono giustizia da trent’anni. Prete gesuita sloveno e mosaicista, era una figura emblematica dell’unione di Est e Ovest rappresentata dal papato di Giovanni Paolo II.
Era il co-fondatore e la guida spirituale della comunità dove Gloria Branciani per nove anni ha subito abusi sessuali. Le diceva: «Tu sei una poveraccia che mi devo fottere per salvarla».
«È stato molto emozionante sentire la partecipazione dei presenti dopo la proiezione — ci dice Branciani —, sentire che il messaggio era arrivato nei loro cuori. Spero sia l’inizio di un risveglio più grande di ogni coscienza ferita dall’abuso e che venga riconosciuta la pericolosità sociale di abusatori come Rupnik».
Alla sua si intrecciano le storie di suore violentate da altri preti, e di giornaliste e avvocate che cercano la verità. In un sondaggio, un terzo delle suore cattoliche dice d’aver subito abusi.
Rupnik è stato cacciato dall’0rdine gesuita: non per l’abuso ma per disobbedienza ai superiori che gli proibirono di viaggiare «perché per il diritto canonico l’abuso sessuale non è un crimine ma un peccato», dice l’avvocata Laura Sgrò, che difende le religiose. È ancora un prete: accolto e incardinato nel 2023 nella diocesi di Capodistria.
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16 novembre 2025
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