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Tecno-ottimisti nonostante tutto: il saggio di Riccardo Luna

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Kant, nel 1798, esprimendosi sulla Rivoluzione francese, sostenne che, malgrado il Terrore e le sue ecatombi ingiuste, restava un «segno di storia», e precisamente il segno che l’umanità tiene al progresso e non devia da un cammino che è il suo, e che le è dettato dalla ragione come emancipazione. Riccardo Luna, che lo cita alla fine del suo Qualcosa è andato storto (Solferino, prefazione di Luca Sofri, postfazione di Paolo Benanti), lo fa per difendere una posizione analoga nei confronti della Rivoluzione digitale, che dopo le speranze dei suoi esordi ha creato anche lei il suo Terrore, che è probabilmente il momento in cui stiamo vivendo. Quello in cui due imperi, uno calante e l’altro crescente, gli Usa e la Cina, si servono del digitale per sfruttare il valore che l’intera umanità produce attraverso la propria attività online (che è consumo prima che lavoro), e per imporre il proprio potere.

Buona parte del mondo, così, è terreno di conquista, che produce dati e non li riusa, lasciandoli gratis a disposizione dei due imperi. Al punto che l’Europa, ormai entrata anche lei a far parte del sud del mondo, perché come il Sud America e l’Africa (ma anche come il Canada, l’Australia, l’India…) produce valore e non lo sfrutta, si trova in un clamoroso stato di impotenza di fronte ai due imperi, come dimostra il fatto che è tornata a visitarla una vecchia conoscenza dei Paesi deboli e poveri: la guerra.

Luna, che era e resta un tecno-ottimista come quando — un secolo fa, a me pare, tante sono le cose successe — nel 2009 assunse la direzione dell’edizione italiana di «Wired» (fu allora che lo conobbi, tenevo una rubrica, e anch’io sono un tecno-ottimista impenitente), racconta in questo libro la versione digitale del Terrore. Frammentazione sociale, guerre, odio, sfruttamento, infelicità, e tutto questo attraverso un unico medium, il web e le sue varie metamorfosi. Come si fa a essere tecno-ottimisti in una situazione di questo genere? Per un motivo che emerge dall’analisi di Luna. Con una prosa elegante, chiara e scorrevole che provoca una onesta dipendenza, nel senso che fa venir voglia di andare avanti e di finire il libro, Luna non ci racconta, come spesso avviene, la storia dello sviluppo impersonale di un Golem, di un destino che si abbatte sull’umanità: bensì quella di interessi concreti di umani concreti (anzi, in larghissima maggioranza di uomini e non di donne) con interessi ben riconoscibili.

Addossare il Terrore alla tecnica significa bendarsi gli occhi di fronte alla verità della natura umana. Che non è affatto buona per natura e creata a immagine e somiglianza di Dio, ma pronta a servirsi della tecnica prima di tutto (facciamoci caso) per il peggiore degli usi: la clava dello scimmione di 2001: Odissea nello spazio serve per spaccare la testa a un altro scimmione proprio come i social, appena raggiungono una massa critica, servono per crearsi un nemico e poi aggredirlo, e per bearsi della convinzione di aver ragione solo perché altri sollevano il pollice. Né c’è motivo perché quegli esponenti non eccelsi della nostra specie che sono alcuni proprietari di piattaforme e il loro presidente si lascino andare ai peggiori eccessi, approfittino della loro posizione, esibiscano la loro ricchezza e, quel che è peggio, le loro idee, mentre con l’altra mano armeggiano con gli algoritmi, per utilità propria o del Capo. Quello che succede nell’altro impero, per sua natura misterioso e per cultura riservato e monocratico, non è dato di saperlo; resta la certezza che, se qualcuno si fosse comportato con Xi Jinping come Musk con Trump, sarebbe svanito nel nulla. E questa circostanza, la totale subordinazione dell’economia a una politica totalitaria, è quello che permette di predire che nella gara tra il vecchio e il nuovo impero prevarrà il secondo.

Rispetto ai due, l’Europa si comporta come Chamberlain nel 1938 a Monaco: apeasement a tutti i costi, «pace per il nostro tempo» (si è poi visto come è finita), e questo nel momento in cui Trump annuncia il disimpegno militare degli Stati Uniti in Europa: se le cose stanno così, perché dargliela vinta? Non si trasforma questa storia, umana e politica molto prima che tecnica, con lo sdegno, né con i principi a cui — come insegnava Talleyrand — è sempre bene aggrapparsi perché prima o poi crollano, ma con una azione alternativa che è a disposizione dell’umanità quale vera protagonista della vicenda, essendo l’origine del valore dei dati e ciò che dà senso all’intero processo di capitalizzazione, impensabile in un mondo senza umani.

Nel web c’è stata troppa etica, sbandierata spesso dai gestori delle piattaforme, e troppo poca politica. Non da parte dei gestori, che ne fanno fin troppa (anzi, si può dire che non fanno che quello) ma da parte del resto dell’umanità, a incominciare da chi ha responsabilità di governo. Se infatti non abbiamo a che fare con il Golem, ma con altri umani, possiamo riprendere in mano il nostro destino, e non siamo in ritardo, perché questa storia è così recente che può essere cambiata. Se a un certo punto le galline hanno imparato a non finire sotto le automobili, perché mai l’umanità non dovrebbe imparare a usare la nuova tecnica per il bene e non per il male? Dipende tutto da noi, dipende solo da noi, dice Luna e lo ripeto con lui, con la certezza che a qualcuno, che adora lamentarsi degli altri ed è lento a riprendere sé stesso, questa assunzione di responsabilità suonerà come una condanna.

L’incontri

Il saggio di Riccardo Luna, Qualcosa è andato storto. Come i social network e l’intelligenza artificiale ci hanno rubato il futuro, con prefazione di Luca Sofri e postfazione di Paolo Benanti, è pubblicato da Solferino (pp. 200, euro 17). L’autore lo presenta lunedì 17 novembre a Roma con Paolo Giordano e letture di Lunetta Savino (ore 18, Teatro de’ Servi, via del Mortaro 22) in collaborazione con libreria Mondadori.

16 novembre 2025 (modifica il 16 novembre 2025 | 15:51)

16 novembre 2025 (modifica il 16 novembre 2025 | 15:51)

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