
Non importa se siete tifosi della prima o dell’ultima in classifica: qualunque sia la vostra fede calcistica il vostro cervello reagisce sempre allo stesso modo di fronte alle vittorie e alle sconfitte della vostra squadra del cuore.
Lo spiega uno studio con risonanza magnetica funzionale dei ricercatori dell’Università di Santiago del Cile diretti da Francisco Zamorano appena pubblicato su Radiology che indica come gli stessi meccanismi cerebrali si attivino anche in altre situazioni sportive come ad esempio nell’eterna lotta per il primato mondiale fra i tennisti Jannik Sinner e Carlos Alcaraz o anche non sportive dove sono implicati meccanismi neurobiologici di identificazione sociale di tipo competitivo che rafforzano la propria identità all’interno di un gruppo.
Queste dinamiche comportamentali ci danno identificazione sociale, affiliazione, faziosità verso l’interno e pregiudizio verso l’esterno, plasmando le identità di gruppo con benefici materiali, simbolici e soprattutto emotivi.
La scala del fanatismo sportivo
Nel calcio non importa nemmeno che andiate a urlare negli stadi o che guardiate le partite in tv seduti in poltrona perché gli stessi meccanismi cerebrali s’innescano anche nei simpatizzanti o negli occasionali.
Per sapere con precisione che tipo di tifosi siete, da una decina d’anni, c’è la Football Supporter Fanaticism Scale (in sigla Fsfs) messa a punto dall’Università turca di Samsun che identifica con 13 facili domande tifosi fanatici (13-21 punti), supporter (22-30) e spettatori, quelli da salotto (31-52).
Le aree della sconfitta: il lutto collettivo
Qualunque sia il tipo di tifoso cui appartenete, di fronte a una clamorosa sconfitta nel vostro cervello si attiva il circuito della mentalizzazione che coordina le aree cerebrali che ci consentono di capire i propri e gli altrui sentimenti, come a dire che partecipiamo al «lutto» che ha improvvisamente colpito non solo noi, ma tutta la nostra comunità di tifosi.
Questo circuito affonda le sue radici nei traumi dell’adolescenza che hanno plasmato il nostro modo di reagire a una perdita che viene elaborato nella corteccia cerebrale prefrontale dorso-mediale, nel solco temporale superiore, nella giunzione temporo-parietale e nel polo temporale.
La sconfitta fa anche attivare le aree visive e il precuneo che ci fa riflettere su di noi riattivando la memoria, mentre cala l’attività della corteccia cingolare dorsale anteriore. Un po’ come se continuassimo a rivedere dentro di noi il goal subito riflettendo su come ci siamo rimasti male e cercassimo di tamponare la delusione che ci ha procurato.
Le aree della vittoria: la gratificazione
In caso di vittoria invece si attivano lo striato ventrale, la corteccia prefrontale mediale e l’area fusiforme per il riconoscimento dei volti.
Il primo è implicato nell’aspettativa di gratificazioni e nella sensibilità per le ricompense come un gol nella rete avversaria. Le aree prefrontale mediale e fusiforme ci aiutano a prevedere le azioni e i singoli giocatori protagonisti dei passaggi vincenti.
Le aree della vittoria: la gratificazione
Nel derby le cose sono ancora più marcate: se giocano ad esempio Milan-Inter o Roma-Lazio nel cervello dei tifosi in caso di vittoria si attivano anche il nucleo caudato e quello lenticolare. Il primo è legato all’innamoramento perché è una delle aree cerebrali di regolazione della dopamina il neurotrasmettitore che ci focalizza sull’oggetto d’amore che in questo caso è la squadra del cuore. Il secondo, come d’altronde anche il nucleo caudato e il putamen se iperattivati, è stato associato al disturbo ossessivo-compulsivo e ciò sottolinea lo stato d’animo un po’ maniacale dei tifosi del derby.
Lo studioÂ
Per scoprire tutto questo i ricercatori cileni hanno sottoposto per due anni 61 soggetti con età compresa fra 20 e 45 anni tifosi di due squadre cilene rivali, il Colo–Colo e il Club Universidad de Chile che, mentre si trovavano nella risonanza magnetica funzionale sono stati sottoposti a una sorta di highlights neurofisiologico: hanno infatti dovuto osservare i filmati di 63 goal della propria o della squadra avversaria, ognuno della durata di 20-30 secondi. Prima di cominciare lo studio di neuro-imaging ognuno si è sottoposto a valutazione tramite la scala Fsfs così da sapere con che tipo di tifoso si aveva a che fare.
AggressivitÃ
Una valutazione non secondaria è che la ridotta attivazione della corteccia cingolare anteriore rilevata in caso di sconfitta fornisce una spiegazione scientifica degli esasperati comportamenti degli ultras più facinorosi che sconfinano in atteggiamenti di fanatismo La ridotta attività di quest’area cerebrale, che integra aree associative e controllo comportamentale, può infatti spiegare l’accresciuta aggressività nelle rivalità più intense e la comprensione di questi correlati neurali potrebbe aiutare nella gestione del comportamento dei tifosi e nella prevenzione della violenza durante gli eventi sportivi.Â
15 novembre 2025
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