
Vittoria della democrazia, e dei democratici. Non solo l’elezione del primo sindaco musulmano nella storia di New York. Nello stesso giorno due democratiche sono diventate governatrici in New Jersey e Virginia. Prima di tutto la democrazia è viva e vegeta nella nazione che la custodisce da 250 anni. I necrologi della libertà nella Repubblica americana erano prematuri.
Nove mesi dopo il suo insediamento, Trump già subisce una disfatta fra gli elettori. Si aggiunge a tanti altri segnali venuti dagli anticorpi istituzionali: il Congresso gli blocca il bilancio, i tribunali gli bocciano le leggi, i media lo contestano, grandi Stati come la California grazie al federalismo gli remano contro.
Se la democrazia sopravvive — ancorché caotica e sgangherata — che dire del partito democratico? Il voto fa sperare che la rinascita si traduca in una vittoria tra un anno alle legislative di metà mandato, mettendo Trump in minoranza al Congresso.
Gli ottimisti sottolineano segnali importanti. A New York, l’alta partecipazione dei giovani dietro «l’uragano Mamdani». In Virginia la vincitrice è Abigail Spanberger, in New Jersey è Mikie Sherrill. Due giovani donne, tutt’e due con credenziali patriottiche. Spanberger prima di lanciarsi in politica fu una funzionaria della Cia. Sherrill era pilota militare di elicotteri nella U.S. Navy. Due profili impeccabili per inseguire l’elettorato operaio che è passato ai repubblicani. Due personaggi agli antipodi rispetto a Mamdani.
Questa «unità nella diversità» può catturare elettorati multipli nelle tante e diverse Americhe. Anche se per le presidenziali del 2028 bisognerà trovare una sintesi.
Altra ragione di ottimismo: le vittorie a New York, New Jersey e Virginia hanno avuto in comune la concretezza. Il socialista Mamdani nei comizi ha parlato di carovita più che di Trump. Non ha fatto campagna con lo slogan «salviamo l’America dal fascismo», bensì «salviamo il potere d’acquisto e la possibilità di trovare casa». Trump perde consensi non perché è un dittatore ma perché aveva promesso miracoli sul fronte economico e non li realizza.
Non c’è stata l’Apocalisse dei dazi (perfino l’ultra-liberista Wall Street Journal ammette di aver sbagliato previsioni), ma il problema inflazione rimane grave come lo era nel quadriennio di Joe Biden: fu cruciale nella sconfitta di Kamala Harris. L’inflazione è del 3%, non c’è uno shock per i dazi, ma i fortissimi aumenti una tantum della pandemia hanno spostato tutti i prezzi troppo in alto.
Tutto il resto è secondario. I latinos di East Harlem che hanno votato Mamdani non leggono gli editoriali antifascisti del New York Times, dell’agenda Lgbtq+ di Mamdani non condividono una virgola, tantomeno capiscono perché il neosindaco continui a denunciare «l’islamofobia» di questo Paese. Però l’affitto e l’assicurazione medica costano troppo, la carne pure, e del miracolo Trump in nove mesi non hanno visto nulla.
Ora Trump vuole usare Mamdani. Spera che New York diventi una «grande San Francisco». La città della California nella fase peggiore del suo degrado era una vetrina degli eccessi dell’estrema sinistra: accampamenti di homeless dilaganti, record di morti per overdose sui marciapiedi, boom della criminalità, lassismo giudiziario. Prima che i giovani di New York s’innamorassero di Mamdani, sull’altra costa i loro coetanei digitali della Silicon Valley si erano spostati a destra perché esasperati dal malgoverno californiano. Ecco perché scende in campo Barack Obama. Il suo abbraccio a Mamdani è un tentativo di cooptarlo, guidarlo e consigliarlo.
Parte il tentativo di «obamizzare» il 34enne indiano-ugandese. Anche il carismatico Obama all’inizio fu percepito come un rivoluzionario, poi si rivelò più moderato. Così durò otto anni: da ieri lo sta spiegando al giovane newyorchese. Mamdani ha fatto qualche passo in quella direzione, incontrando capitalisti di Wall Street e del business immobiliare. Anche se New York ha la popolazione del Belgio e il Pil del Canada, avrà bisogno di aiuti per i suoi piani (edilizia popolare, bus gratuiti, assistenza all’infanzia gratis, supermercati municipali). Con i soldi arrivano alleanze, compromessi, pragmatismo. I giovani forse saranno delusi, ma la strada per costruire il dopo-Trump non sarà l’estremismo.
6 novembre 2025 ( modifica il 6 novembre 2025 | 07:14)
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