
A qualunque prova venga chiamato (ormai i programmi radiotelevisivi sono prove, salti nel vuoto), Rosario Fiorello risponde con quella sua grazia naturale, da spirito folletto. In lui, senso e nonsenso, verità e fantasia, semplicità e sortilegio sono avvinti a formare un vero nodo magico.
Appaga il desiderio di buonumore senza aver avuto bisogno di destarlo. Adesso fa radio, «La Pennicanza», in onda su RaiRadio2 dalle 13,45 alle 14, 30, ma si può tranquillamente recuperare su Rai Play.
Per lui fare radio è come fare 8.000 passi al giorno per stare in buona salute: se non riesce a tirare fuori quello che gli ribolle dentro (un vulcano di passione) c’è il rischio che imploda.
Del resto, è uno che fa uno spettacolo solo con il suo telefonino, come se in quell’oggetto ci fosse racchiuso un universo che magicamente si manifesta alla semplice pressione di un tasto.
Questa volta c’è anche un problema teorico di fondo. Da alcuni giorni, «La Pennicanza» è diventata anche «visual radio», la radio in tv (canale 202). Molti sono convinti, a cominciare dal Censis, che la «visual radio» sia la nuova frontiera della crossmedialità, il modo in cui radio è riuscita a conservare il suo valore tradizionale adattandosi ai tempi.
Con tutto il rispetto, a me la «visual radio» sembra una grande fesseria: è tv da sorveglianza, da condominio, da riconoscimento facciale. Per ora, non è più radio (nell’invisibilità Fiorello riusciva a creare un mondo immaginario, come è sempre successo con i grandi della radio) e non è ancora televisione. Funziona se hai due deejay seduti al tavolo, se la animi con delle clip, se ti accontenti di apparire.
La «visual radio» è la tv del voglio ma non posso. Poi, è sufficiente che Fiorello si esibisca nei fratelli Sinner, Mark e Jannik, che prenda in giro il water d’oro di Maurizio Cattellan, che chiami in causa la segretaria del Pd Elly Schlein (vorrebbe fare la babysitter di suo nipote), che si burli di «Ore 14» di Milo Infante perché i discorsi teorici cadano nel nulla. Meno male che l’onda dell’estro travolge il «voglio ma non posso».
5 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
5 novembre 2025
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