Nei primi nove mesi del 2025 lo Stato incassa di più. Secondo l’ultimo bollettino del Ministero dell’Economia e delle Finanze, da gennaio a settembre il gettito fiscale ha raggiunto 426,9 miliardi di euro, quasi 8,4 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2024: si tratta di un incremento del 2%.
Dietro il dato complessivo, però, si nasconde un quadro con luci e ombre: se da un lato crescono con buon ritmo le imposte sui consumi, dall’altro rallenta il contributo delle imposte sul lavoro. Se la crescita del gettito è dunque una buona notizia per i conti pubblici, la composizione delle entrate invita alla prudenza: la salute fiscale oggi è sostenuta più da tassi e mercati che da salari e occupazione stabili.
Il peso del lavoro dipendente si alleggerisce
La flessione dell’Irpef è uno dei segnali più evidenti di questa fase. Il gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche scende infatti del 2,1%, arrivando a 170,8 miliardi e segnando un calo di oltre 3,6 miliardi. A pesare sono soprattutto le ritenute sui dipendenti, sia nel privato (-2%) sia nel pubblico (-1,6%), mentre i lavoratori autonomi si muovono in controtendenza contribuendo con un +5,1%.
Il dato si presta a diverse letture: potrebbe riflettere dinamiche retributive ancora deboli, o un rallentamento del mercato del lavoro stabile a fronte della crescita della componente autonoma e professionale.
Titoli e risparmi spingono il gettito
A compensare la minore forza dell’Irpef arriva la spinta del risparmio finanziario: le imposte sostitutive volano grazie ai maggiori rendimenti e ai guadagni sui mercati. Colpisce l’aumento dell’imposta sulle plusvalenze e sui redditi di capitale, che più che raddoppia (+119,9%), e quello relativo ai fondi pensione, quintuplicato rispetto all’anno precedente (+461,9%). Un quadro che racconta come i portafogli degli italiani, in questa fase, stiano beneficiando più dei mercati che del lavoro.
Consumi in tenuta, bene l’Iva
Sul fronte delle imposte indirette la tendenza è decisamente positiva: il gettito sale del 4,3%, arrivando a 185 miliardi di euro. L’Iva da sola cresce del 2,8% e supera i 127 miliardi, sostenuta sia dai consumi interni (+3%) sia dall’aumento del gettito derivante dallo split payment delle pubbliche amministrazioni (+8%). Segnali che, nonostante un contesto economico non semplice, la spesa e l’attività produttiva reggono.
Bollo e canone Tv sorprendono
Tra le altre imposte spiccano quella di bollo, che cresce del 28,8%, e il canone Rai, che sale del 30,2%. Un risultato che sembra legato sia alla crescita degli adempimenti digitali sia a un rafforzamento delle attività di controllo. In aumento anche le accise sul gas naturale, spinte dai consumi energetici e le concessioni governative (556 milioni di euro, +19 milioni di euro, pari a +3,5%).
Territori e lotta all’evasione
Gli enti territoriali registrano un modesto aumento delle entrate (+0,7%), ma con dinamiche contrastate: crescono le addizionali Irpef, cala l’Irap soprattutto sul fronte delle imprese private (-5,6%). Importante il contributo della lotta all’evasione: gli introiti da accertamenti e controlli salgono di oltre il 10%, arrivando a 11,66 miliardi.
Ora, occhi puntati sui prossimi mesi, quando molto dipenderà dall’andamento economico e dalle misure fiscali in arrivo: solo allora sarà più chiaro se il passo del Fisco potrà trasformarsi in una marcia costante o se serviranno nuovi interventi per sostenere lavoro e redditi.
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5 novembre 2025
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