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Neurotecnologie, l’Unesco approva le regole per proteggere nel mondo i «diritti del cervello»

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A Samarcanda, in Uzbekistan, durante la 43ª Conferenza Generale dell’Unesco, si è compiuto un passo storico: la Commissione Human and Social Sciences ha dato il via libera alla Raccomandazione sull’etica della neurotecnologia, il primo standard globale per governare un campo che intreccia neuroscienze, ingegneria e intelligenza artificiale. «La neurotecnologia ci porta nel territorio più intimo dell’essere umano — ha dichiarato la direttrice generale Audrey Azoulay direttrice generale dell’Unesco, aprendo questa mattina un briefing di presentazione della Conferenza per la stampa internazionale —, il luogo del pensiero. Il nostro dovere è garantire che l’innovazione non violi la mente, ma la liberi».

Come già avvenuto con la Raccomandazione sull’etica dell’intelligenza artificiale del 2021, l’Unesco punta a stabilire principi universali che guidino i governi e le aziende nella progettazione, nella ricerca e nell’uso dei dispositivi che interagiscono con il cervello umano. La ricerca e la sperimentazione, in questo, settore, sta correndo. Le cosidette brain computer interface (Bci)  sono state sottoposte a sperimentazione umana negli ultimi cinque anni. Questi dispositivi, sviluppati da team di ricerca e aziende tra cui Neuralink dell’imprenditore Elon Musk , possono alterare l’attività del sistema nervoso per influenzare funzioni come la parola, il tatto e il movimento. Il 2 giugno scorso, la startup Paradromics ha annunciato che i chirurghi dell’Università del Michigan sono riusciti a inserire con successo l’impianto cerebrale dell’azienda in un paziente e a rimuoverlo in sicurezza dopo circa 10 minuti. 

Dalla promessa terapeutica ai nuovi rischi cognitivi

Oggi un essere umano su sette convive con una malattia mentale, e le patologie neurologiche sono la prima causa di disabilità nel mondo.
Le neurotecnologie offrono soluzioni concrete: impianti cerebrali per Parkinson o epilessia, interfacce cervello-computer che restituiscono parola o movimento, sensori che consentono di anticipare crisi depressive o convulsioni.
«Possiamo già aiutare pazienti che recuperano la vista, l’udito o la capacità di comunicare solo con il pensiero», ha spiegato Dafna Feinholz, direttrice della sezione Unesco di Bioetica.
Ma la stessa tecnologia, se trasferita nel mercato dei consumi, apre una zona grigia. Auricolari, fasce e dispositivi «wellness» che monitorano sonno o concentrazione raccolgono anche dati neurali capaci di rivelare emozioni e preferenze. Questi dati possono essere venduti, profilati, o utilizzati per manipolare comportamenti e decisioni.
«La commercializzazione dei neurodati — ha avvertito Feinholz — mina il diritto alla privacy mentale e alla libertà cognitiva, elementi fondamentali dell’identità umana».

Una Raccomandazione per proteggere la mente

Il testo elaborato dall’Unesco — frutto di due anni di consultazioni, dibattiti accademici e negoziati intergovernativi — stabilisce un insieme di principi etici, valori e misure di governance per garantire che la neurotecnologia serva il bene pubblico.
Tra i pilastri della Raccomandazione:

  • Protezione dei neurodati come dati personali sensibili, al pari delle informazioni genetiche e biometriche.
  • Tutela della libertà di pensiero e dell’identità mentale, contro rischi di manipolazione o sorveglianza.
  • Trasparenza e consenso informato, con l’obbligo di comunicare in modo chiaro a chi fornisce i dati neurali come saranno utilizzati.
  • Controllo umano sui processi decisionali automatizzati e sulle interfacce cervello-macchina.
  • Equità nell’accesso: le innovazioni devono essere disponibili anche nei Paesi a basso reddito, dove i disturbi neurologici colpiscono con maggiore incidenza.

Gruppi vulnerabili

Il documento dedica inoltre capitoli specifici ai gruppi vulnerabili, come minori, persone con disabilità o in condizioni socioeconomiche svantaggiate, e introduce il principio di precauzione etica per evitare usi dannosi in ambiti educativi o ludici.

La procedura di adozione: dal dibattito alla ratifica

La Raccomandazione è stata discussa e approvata oggi all’interno della Commissione per le Scienze Sociali e Umane, dove i delegati degli Stati membri esaminano e propongono eventuali emendamenti.
La decisione finale sarà poi formalizzata in Conferenza generale plenaria tra il 12 e il 13 novembre.
Solo dopo il voto in plenaria la Raccomandazione diventa ufficiale e viene notificata a tutti i 194 Stati membri, che hanno quattro anni di tempo per presentare rapporti sullo stato di implementazione nazionale.

«Soft law», ma ad alto impatto

Pur non essendo giuridicamente vincolante, la Raccomandazione ha un effetto concreto. «Le leggi cambiano più lentamente delle tecnologie — ha spiegato Feinholz —, ma i principi etici non invecchiano. È per questo che preferiamo strumenti di soft law, capaci di ispirare legislazioni nazionali senza restare bloccati all’evoluzione tecnica».
E infatti, i precedenti dell’UNESCO lo confermano: la Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani del 2005 è oggi citata in sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Interamericana, e la Raccomandazione sull’AI è stata recepita in oltre 80 Paesi.
Ogni quattro anni, i governi devono inviare rapporti all’UNESCO sull’applicazione dei principi adottati. Questo meccanismo di reporting consente di valutare progressi, individuare lacune e fornire assistenza tecnica.

Dalla regolazione alla responsabilità

«Oggi siamo in un Far West del cervello umano», ha ammonito Hervé Chneiweiss, neurologo, neurobiologo e presidente del comitato etico dell’Inserm.
«Molte aziende raccolgono e trattano dati neurali senza regole né trasparenza. Il nostro obiettivo è far riconoscere legalmente i dati cerebrali come dati personali sensibili, soggetti a tutele equivalenti a quelli sanitari».
Chneiweiss ha ricordato che in alcuni Paesi — come la Francia, il Cile e gli Stati americani di Colorado e California — si stanno già introducendo leggi sui cosiddetti neurorights, i diritti della mente.
La Raccomandazione Unesco fungerà da quadro comune per armonizzare tali iniziative, offrendo una base etica condivisa anche nei contesti commerciali e industriali.

Strumenti concreti e cooperazione globale

Accanto ai principi, l’Unesco prevede anche strumenti operativi per sostenere l’attuazione del documento. Feinholz ha annunciato due progetti chiave:

  • un «Readiness Assessment» per i governi, che consentirà di misurare il livello di preparazione etica e normativa nazionale;
  • un «Ethical Impact Assessment» per le imprese, sviluppato in collaborazione con Thomson Reuters, per valutare se i prodotti e i servizi neurotecnologici rispettano i diritti umani e la privacy mentale.

Entrambi gli strumenti includeranno indicatori su sicurezza informatica, bias algoritmico, protezione dei dati, sostenibilità ambientale e trattamento degli impianti una volta dismessi.
«L’etica deve coprire l’intero ciclo di vita della tecnologia, dal design alla dismissione — ha precisato Feinholz —. Anche quando un impianto non serve più o l’azienda fallisce, la responsabilità verso la persona resta».

Neurodiritti e cooperazione scientifica

Per Lidia Brito, vicedirettrice generale per le Scienze sociali e umane di Unesco,  la Raccomandazione ha anche un valore politico: «È un invito alla cooperazione internazionale. In un’epoca di competizione tecnologica tra potenze, serve un linguaggio etico comune che ponga la dignità umana al centro».
La dirigente ha sottolineato che l’Unesco continuerà a lavorare con le grandi piattaforme e le imprese del settore, come già fa nel campo dell’intelligenza artificiale, attraverso un Business Council che riunisce attori pubblici e privati.
«Un’industria etica è anche più competitiva — ha concluso Brito —. La fiducia diventerà la valuta del futuro».

Il futuro si scrive nella mente

Il voto finale dei Paesi membri è atteso entro la metà di novembre, ma il messaggio del briefing è già chiaro: la comunità internazionale intende fissare regole globali per un territorio — la mente — che finora non ne aveva. Come ha ricordato Audrey Azoulay: «L’intelligenza artificiale ci ha insegnato che l’etica deve precedere la tecnologia. Con la neurotecnologia, stiamo imparando che la libertà di pensiero è il prossimo diritto da proteggere».

5 novembre 2025

5 novembre 2025

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